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Nuovo bullettino di archeologia cristiana: ufficiale per i resoconti della Commissione di Archeologia Sacra sugli Scavi e su le Scoperte nelle Catacombe Romane — 10.1904

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Franchi de'Cavalieri, Pio: Osservazioni sopra alcuni atti di martiri da Settimio Severo a Massimino Daza
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https://doi.org/10.11588/diglit.18747#0015
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OSSERVAZIONI SOPRA ALCUNI ATTI DI MARTIRI

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tica, ha tuttavia colore eli più antica *, ravvicinandosi notevol-
mente alla passio Cononis.

In questa recensione {Acta SS., Ili febr., 628), il cui origi-
nale sembra perduto, si racconta come il preside della Panfilia,
Volilo (f. Hot:Tao;), appena ricevuto l’editto di Decio, si affrettò
a mandar cavalieri per tutta la provincia, ordinando, ut si ali-
culi essent CJiristicini, ad edendum immolata idolis cogerentur \
Nestore, vescovo di Magydus (nome probabilmente suggerito a
uno scriba dalla prossima storia di Conone; il Martirio greco
ha, invece, 2ù)r,), fa bensì fuggire dalla città tutto il popolo
fedele, ma quanto a sè non crede di dover mettersi in salvo. Or
mentre un giorno egli se ne sta pregando tranquillamente, un
certo numero di persecutore^ (l’originale diceva senza dubbio Aoiy-
f/Àrai) circonda la sua abitazione, ed uno di loro, avvicinatosi
alla porta, comincia a chiamare. Avvertito da uno dei servi
(pueri), Nestore termina le sue orazioni, e poi esce in istrada lia-
bens mafortiolum super caput suum. Inchinato dalle guardie, che
gli significano come l’irenarca e il senato lo desiderano, si mette
subito in cammino. Al foro tutti i buleuti si levano in piedi
per salutare il venerando vecchio, e, presolo in mezzo, si riti- 1 2

1 V. Aliarci, Histoire des persécutions pendant la première moitié du
troisième siede, Paris, 1886, p. 424, nota 8, dove a buon dritto Fautore
si rifiuta di sottoscrivere il giudizio dell’Aubé, secondo cui il testo greco
sarebbe «originai au moins de fagon relative et d’une antorité bien plus
grande que la pièce latine» (L’Eglise, ecc., p. 177). È evidentemente in
seguito a questo erroneo giudizio, che il Gregg non ha pensato a con-
sultare la passio latina.

2 Si sa che l’editto di Decio, come poi quello di Massimino Daza
(v. Harnack in Theol. Litt.-Ztg, 19, 1894, coll. 41, 163), comandava ap-
punto che ogni cittadino gustasse degli idolothyta. Negli Atti di s. Pionio
(molto probabilmente tenuti sott’occhio dal redattore del martyr. Ne-
storis) leggiamo p. es. (c. 3, 1): A ... -rarafuNsi ... ÉAx.Etv toÒ; XpcffTtavoù;
iTvidóea x.aì y.tapccpaysr/ (cf. c. 1, 4, p. 97 Gebhardt), e nei due libelli ori-
ginali del 250: x.arà tx Tzponrx^i'i-x xxi ìoKii'jay.vi | /.ai v[tò';] fiapetu'/]
q-yeuaàasSaJ ; Ifiuaa [/.ai] s[a~3taa] | [xa] ì -iìi'i t[=]psicov [spuffàayv (pp. 182, 8 ;
183, 10, Gebhardt).
 
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