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Nuovo bullettino di archeologia cristiana: ufficiale per i resoconti della Commissione di Archeologia Sacra sugli Scavi e su le Scoperte nelle Catacombe Romane — 27.1921

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Franchi de'Cavalieri, Pio: Il sarcofago di S. Elena prima dei restauri del secolo XVIII.
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https://doi.org/10.11588/diglit.19835#0027
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canonici. Effettivamente nell'anno 1600, « nell'aprir della porta
Santa », essa si era « aperta e rotta in più parti », come scrive il
Bosio (Roma sott. p. 317), « ad istanza e persuasione » del quale i
canonici provvidero al trasporto in locum tutiorem (mi si passi l'e-
spressione) e alle riparazioni necessarie.

Sbaglia però il Piranesi supponendo che il sarcofago venisse
trasferito nel chiostro fin dal 1600: esso fu allora collocato (lo ve-
dremo subito) dietro l'abside. Nè era quella la prima volta che il
venerando sepolcro mutava di luogo, dopo traslato da Anastasio IV
nella basilica Lateranense. Infatti Giovanni Diacono, contempora-
neo di Anastasio, indica la tomba porfiretica presso l'altare di S. Ma-
ria del Riposo (così il testo ed. dal Mabillon Mus. Ital. II 569, ripro-
dotto in Migne Patrol. Lat. 194, 1553) (1), altare, questo, situato
di fianco alla porta e alla scala per cui dalla basilica si ascendeva
all'aula del concilio (2). Ma il codice adoperato dal Bosio, La-
teran. A. XXXIII (3), invece di altare sanctae Mariae de Reposo,
legge (f. 9) altare sancti Antonini martyris (ci. Roma sott. p. 316
col. 2) e quindi assegna all'arca di Anastasio IV, già di s. Elena,
quel luogo prossimo alla porta Santa, dove essa rimase fino al 1600.
Evidentemente quando fu scritto il codice Lateranense, il porphy-
reticum sepulchrum, o in seguito all'incendio del 1308 (4), o per

(1) Di quale codice si sia valso il Mabillon non sappiamo; v. de Rossi
Inscriptiones christianae urbis Romae II 1 p. 222.

(2) Come puoi vedere nella pianta dell'antica basilica, di Contini (ed|ita
dal Severano, Memorie sacre delle seite chiese di Roma, Roma 1670, tav. annessa
a pag. 506; riprodotta dal Rasponi, dal Ciampini, De aedificiis tav. Ili, e, da
ultimo, da Rohault de Fleury Le Latran aa moyen-àge tav. VI [cf. tav. IV].
Parrebbe pertanto leggermente inesatto il Duchesne quando osserva : « Jean Dia-
cre indique la place (del sarcofago di Anastasio) au bas de la nef latéral du
nord, vers l'endroit où s'ouvre actuellement la chapelle Orsini » (Le liber pont.
II 388 nota 3). Non Giovanni Diacono, probabilmente, ma una mano posteriore in-
dica il sarcofago presso la porta, e non propr'o da quella parte in cui oggi si
apre la cappella Orsini, bensì di contro, come risulta dalle parole del Panvinio che
"portiamo poco oltre nel testo.

(3) Non A. LXXII, come scrive Ph. Lauer Le Trésor du Sancta Sanciorum,
Paris 1906, p. 24 nota 3.

(4) Sull incendio del 1308, causa della distruzione del magnifico sarcofago
d'Innnocenzo II, v. Ronault de Fleury Le Latrati pp. 134 ss.; 203. 455 s. ; Gre-
gorovius Tombeaux des Papes, Paris 1859, p. 105 s. : sull'incendio, egualmente
funesto, del 1361, Rohault de Fleury op. cit. p. 219. Questo autore lascia talvolta
a desiderare in quanto a esattezza. Così, parlando appunto dell'arca di Innocenzo

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