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ad Porta Scura : questo nome continuava a portare
nel secolo XV. per testimonianza del Gobellino ne'com-
mentarii di Pio II, il quale così descrive questa fab-
brica insigne lib. V. pag. 138 : In ipsa urbe nihil
est quod mireris , praeter aedificium quoddam ve-
tustum, maximis et altissimis fornicibus erectum: Por-
tam hodie Obscuram vocant: inde olici fuit in urbem
aditus, et depositis ibi mercibus vectigalia solveban-
tur: acque fuerunt olini seu negociatoribus aut publi-
canis, seu claris viris ampia et pulcherrima diversoria,
nane bobus stabula, patent, et super testitudinibus su-
blimique tecto horti olerum excoluntur. Da questa de-
scrizione ricavasi, che un tempo ivi fu una specie di
dogana e mercato, o almeno, che questa era la opinione
del Gobellino : e che sul declinare del secolo XV. i
pianterreni erano ridotti a stalle di buoi, ed i terrazzi
ad orti: inoltre non apparisce alcuna traccia della opi-
nione, oggi così sparsa e volgare, che ivi fosse stata la
villa di Mecenate.
Questa opinione fu messa fuori la prima volta dal
Ligorio, per quanto io conosco, e posteriormente fu so-
stenuta e difesa dagli scrittori delle cose di Tivoli fino
a questi ultimi tempi. Ed allorché diedi alla luce il
Viaggio Antiquario ne'contorni di Roma, opera che io
scrissi in età così giovanile, clie appena avea compiuto
il quinto lustro, io credetti di seguirla, quantunque una
grave ripugnanza avessi, perchè conosceva che non esi-
ste alcun documento classico, al quale si possa appog-
giare la esistenza di una villa tiburtina di Mecenate, e
dall'altro canto le parti di quel fabbricato non si ac-
cordavano nè punto, nè poco colle idee che io mi era
formato, delle parti costituenti le ville degli antichi nella
lettura de'classici. D'altronde vedendo, che scrittori gra-
vissimi moderni riguardavano come certa la esistenza
ad Porta Scura : questo nome continuava a portare
nel secolo XV. per testimonianza del Gobellino ne'com-
mentarii di Pio II, il quale così descrive questa fab-
brica insigne lib. V. pag. 138 : In ipsa urbe nihil
est quod mireris , praeter aedificium quoddam ve-
tustum, maximis et altissimis fornicibus erectum: Por-
tam hodie Obscuram vocant: inde olici fuit in urbem
aditus, et depositis ibi mercibus vectigalia solveban-
tur: acque fuerunt olini seu negociatoribus aut publi-
canis, seu claris viris ampia et pulcherrima diversoria,
nane bobus stabula, patent, et super testitudinibus su-
blimique tecto horti olerum excoluntur. Da questa de-
scrizione ricavasi, che un tempo ivi fu una specie di
dogana e mercato, o almeno, che questa era la opinione
del Gobellino : e che sul declinare del secolo XV. i
pianterreni erano ridotti a stalle di buoi, ed i terrazzi
ad orti: inoltre non apparisce alcuna traccia della opi-
nione, oggi così sparsa e volgare, che ivi fosse stata la
villa di Mecenate.
Questa opinione fu messa fuori la prima volta dal
Ligorio, per quanto io conosco, e posteriormente fu so-
stenuta e difesa dagli scrittori delle cose di Tivoli fino
a questi ultimi tempi. Ed allorché diedi alla luce il
Viaggio Antiquario ne'contorni di Roma, opera che io
scrissi in età così giovanile, clie appena avea compiuto
il quinto lustro, io credetti di seguirla, quantunque una
grave ripugnanza avessi, perchè conosceva che non esi-
ste alcun documento classico, al quale si possa appog-
giare la esistenza di una villa tiburtina di Mecenate, e
dall'altro canto le parti di quel fabbricato non si ac-
cordavano nè punto, nè poco colle idee che io mi era
formato, delle parti costituenti le ville degli antichi nella
lettura de'classici. D'altronde vedendo, che scrittori gra-
vissimi moderni riguardavano come certa la esistenza