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mo contenente sei olle di terra cotta, che si volle attri-
buire al sepolcro di Marziale, poeta che come è noto ,
dopo la morte di Domiziano finì i giorni suoi in Ispa-
gna, dove era nato.
Passato il ponte , cominciando a salire il clivo ti-
burtino, lasciasi a destra sotto la rupe un antro artifi-
ciale, che ha tre nicchie in fondo tagliate nel masso, e
che i topografi tiburtini appellano il tempio del Mondo,
sfoggiando in erudizioni recondite. Io per me credo, che,
se non è un sepolcro antico, sia uno di que'tanti antri
consacrati dagli antichi alle divinità rustiche tutelari del
luogo. Ascendendo il clivo ammiransi tratti perfettamen-
te conservati dell'antico pavimento. A destra è un cu-
nicolo per lo scolo delle acque tagliato nella rupe for-
mata in tempi remotissimi dalle concrezioni calcaree de-
poste dall'Aniene, che in questa parte sembra avere te-
nuto il suo corso. Quindi dove la rupe finisce osservan-
si muri di sostruzione fatti per reggere le terre sovrag-
giacenti alla via. I primi sono di opera reticolata con
contrafforti, che hanno negli angoli, tetraedri della stessa
pietra locale; quindi succedono sostruzioni di massi qua-
drilateri, probabilmente più antiche. E poco dopo si
raggiunge la via costanziana, per la quale si accede alle
grandi rovine dette della Villa di Mecenate, ed a quelle
del così detto Tempio della Tosse, descritte di sopra.
Un miglio e mezzo circa fuori di Tivoli fralle stra-
de di porta del Colle, e porta Santacroce è la con-
trada denominata li Pisoni, nome che portava fin dal
secolo X, poiché leggesi nella nota de' fondi spettanti
alla chiesa tiburtina dell'anno 945: i ruderi di antiche
ville che ivi si veggono attribuisconsi a quella di Cneo
Pisone, il quale ebbe in moglie secondo Dione Munazia
Plancina tiburtina, figlia di Munazio Planco.
La strada poi, che esce dalla porta Santacroce e
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mo contenente sei olle di terra cotta, che si volle attri-
buire al sepolcro di Marziale, poeta che come è noto ,
dopo la morte di Domiziano finì i giorni suoi in Ispa-
gna, dove era nato.
Passato il ponte , cominciando a salire il clivo ti-
burtino, lasciasi a destra sotto la rupe un antro artifi-
ciale, che ha tre nicchie in fondo tagliate nel masso, e
che i topografi tiburtini appellano il tempio del Mondo,
sfoggiando in erudizioni recondite. Io per me credo, che,
se non è un sepolcro antico, sia uno di que'tanti antri
consacrati dagli antichi alle divinità rustiche tutelari del
luogo. Ascendendo il clivo ammiransi tratti perfettamen-
te conservati dell'antico pavimento. A destra è un cu-
nicolo per lo scolo delle acque tagliato nella rupe for-
mata in tempi remotissimi dalle concrezioni calcaree de-
poste dall'Aniene, che in questa parte sembra avere te-
nuto il suo corso. Quindi dove la rupe finisce osservan-
si muri di sostruzione fatti per reggere le terre sovrag-
giacenti alla via. I primi sono di opera reticolata con
contrafforti, che hanno negli angoli, tetraedri della stessa
pietra locale; quindi succedono sostruzioni di massi qua-
drilateri, probabilmente più antiche. E poco dopo si
raggiunge la via costanziana, per la quale si accede alle
grandi rovine dette della Villa di Mecenate, ed a quelle
del così detto Tempio della Tosse, descritte di sopra.
Un miglio e mezzo circa fuori di Tivoli fralle stra-
de di porta del Colle, e porta Santacroce è la con-
trada denominata li Pisoni, nome che portava fin dal
secolo X, poiché leggesi nella nota de' fondi spettanti
alla chiesa tiburtina dell'anno 945: i ruderi di antiche
ville che ivi si veggono attribuisconsi a quella di Cneo
Pisone, il quale ebbe in moglie secondo Dione Munazia
Plancina tiburtina, figlia di Munazio Planco.
La strada poi, che esce dalla porta Santacroce e
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