tri, sebbene malmenati e corrosi, hanno potuto resiste-
re al tempo ed all'uomo. E qui si noti la sapienza de-
gli antichi nel destinare le sponde delle vie publi-
che fuori delle mura a servire di luogo di sepoltura ;
imperciocché con tale costume aveano messo in sicuro
la salute de'superstiti, dato largo campo all'ingegno de-
gli artisti per gli ornamenti, che li fregiavano, e per
le sculture che li adornavano, concesso uno sfogo al do-
lore, all'amicizia ed alla pietà, e soprattutto aperta una
scuola parlante al cuore d' istruzione morale ; quindi
Varrone de Lingua Latina lib. V. c. VI. così definisce
il nome di monumentimi dato particolarmente ai se-
polcri, e l'uso di costruirli lungo le vie: Monumenta
quae in sepulcris : et ideo secundum piam, quo prae-
tereuntes admoneant et se fuisse, et illos esse mortaleis.
Le vie più frequentate erano più ricche e popolate di
tali monumenti : la Flaminia, la Latina, e 1' Appia par-
ticolarmente erano insigni, e specialmente questa ultima
ne conserva ancora i ruderi di oltre a 200 nel tratto
fra la porta Capena antica e la città di Albano, cioè en-
tro circa 14 miglia.
E siccome i sepolcri sono i più ovvii ad incontrarsi
lungo le strade pubbliche antiche non sarà fuor di luo-
go di fare in quest'articolo alcune osservazioni generali
sopra tal sorte di monumenti. Costume antico degl'Itali
fu di seppellire, come pur di bruciare i corpi, ed in Ro-
ma era commune sì l'uno che l'altro fino dal tempo de'
re; imperciocché è nota la legge di Numa di non spar-
gere di vino il rogo: Numae regis postumia lese est: Pi-
no rogum ne respergito, legge riportata da Plinio Hist.
Nat. lib. XIV. c. XII. §. XIV. Dall'altro canto Numa
stesso volle essere sepolto e non arso, secondo Plutarco
in Numa c. XII. Così la legge X delle Dodici Tavole
intitolata de Jure sacro comincia col paragrafo : homi-
re al tempo ed all'uomo. E qui si noti la sapienza de-
gli antichi nel destinare le sponde delle vie publi-
che fuori delle mura a servire di luogo di sepoltura ;
imperciocché con tale costume aveano messo in sicuro
la salute de'superstiti, dato largo campo all'ingegno de-
gli artisti per gli ornamenti, che li fregiavano, e per
le sculture che li adornavano, concesso uno sfogo al do-
lore, all'amicizia ed alla pietà, e soprattutto aperta una
scuola parlante al cuore d' istruzione morale ; quindi
Varrone de Lingua Latina lib. V. c. VI. così definisce
il nome di monumentimi dato particolarmente ai se-
polcri, e l'uso di costruirli lungo le vie: Monumenta
quae in sepulcris : et ideo secundum piam, quo prae-
tereuntes admoneant et se fuisse, et illos esse mortaleis.
Le vie più frequentate erano più ricche e popolate di
tali monumenti : la Flaminia, la Latina, e 1' Appia par-
ticolarmente erano insigni, e specialmente questa ultima
ne conserva ancora i ruderi di oltre a 200 nel tratto
fra la porta Capena antica e la città di Albano, cioè en-
tro circa 14 miglia.
E siccome i sepolcri sono i più ovvii ad incontrarsi
lungo le strade pubbliche antiche non sarà fuor di luo-
go di fare in quest'articolo alcune osservazioni generali
sopra tal sorte di monumenti. Costume antico degl'Itali
fu di seppellire, come pur di bruciare i corpi, ed in Ro-
ma era commune sì l'uno che l'altro fino dal tempo de'
re; imperciocché è nota la legge di Numa di non spar-
gere di vino il rogo: Numae regis postumia lese est: Pi-
no rogum ne respergito, legge riportata da Plinio Hist.
Nat. lib. XIV. c. XII. §. XIV. Dall'altro canto Numa
stesso volle essere sepolto e non arso, secondo Plutarco
in Numa c. XII. Così la legge X delle Dodici Tavole
intitolata de Jure sacro comincia col paragrafo : homi-