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la epoca molto angusta , forse dentro la selva. Ovidio
ancora la ricorda ne'Fasti lib. II. descrivendo il sagri-
ficio ambarvale che facevasi ai 23 di febbraio nelle feste
terminali: e la rammentano Plinio il giovane lib. II.
ep. XVII. Gellio lib. X. c. IL Vittore, e la Notizia
dell'Impero ; nè il nome era dimenticato nel secolo IX
leggendosi in Anastasio Bibliotecario. Posteriormente non
se ne fa più menzione. Considerando che alla epoca
della fondazione di Roma la palude che copriva il Ve-
labro impediva ogni adito fra il Palatino, l'Aventino, e
la ripa del Tevere, è chiaro che per andare a Laurento
que'che partivano dal Palatino doveano seguire il tra-
mite, che divide il vero dal falso Aventino e che oggi
chiamano via di porta s. Paolo, dove fu la porta La-
vernale di Servio , alla quale venne sostituita la porta
s. Paolo da Onorio. Di là questa via, retta, raggiungeva
la ostiense circa il IL m. al ponticello di s. Paolo, quindi
al vico di Alessandro al III. se ne distaccava di nuovo
a sin. e raggiungeva la via moderna di Decimo poco
prima di Mostactiano.
Nel primo tratto di questa via , presso la porta
s. Paolo odierna un magnifico monumento rimane e quasi
intatto in tutte le parti sue , cioè la piramide di Cajo
Cestio. Sebbene di questo monumento abbiano parlato
tutti i topografi di Roma, e specialmente Ottavio Fal-
conieri nel discorso dottissimo che aggiunse alla Roma
Antica del Nardini, nulladimeno, io credo che non sarà
discaro ai lettori che ne inserisca di nuovo la illustra-
zione in questo paragrafo, come di un monumento spet-
tante alla via laurentina, tanto più che ho raccolto al-
cune notizie ed alcuni fatti che non credo siano stati
notati da altri. Sul lato rivolto alla via laurentina, e
che ne determina l'andamento è la iscrizione più com-
la epoca molto angusta , forse dentro la selva. Ovidio
ancora la ricorda ne'Fasti lib. II. descrivendo il sagri-
ficio ambarvale che facevasi ai 23 di febbraio nelle feste
terminali: e la rammentano Plinio il giovane lib. II.
ep. XVII. Gellio lib. X. c. IL Vittore, e la Notizia
dell'Impero ; nè il nome era dimenticato nel secolo IX
leggendosi in Anastasio Bibliotecario. Posteriormente non
se ne fa più menzione. Considerando che alla epoca
della fondazione di Roma la palude che copriva il Ve-
labro impediva ogni adito fra il Palatino, l'Aventino, e
la ripa del Tevere, è chiaro che per andare a Laurento
que'che partivano dal Palatino doveano seguire il tra-
mite, che divide il vero dal falso Aventino e che oggi
chiamano via di porta s. Paolo, dove fu la porta La-
vernale di Servio , alla quale venne sostituita la porta
s. Paolo da Onorio. Di là questa via, retta, raggiungeva
la ostiense circa il IL m. al ponticello di s. Paolo, quindi
al vico di Alessandro al III. se ne distaccava di nuovo
a sin. e raggiungeva la via moderna di Decimo poco
prima di Mostactiano.
Nel primo tratto di questa via , presso la porta
s. Paolo odierna un magnifico monumento rimane e quasi
intatto in tutte le parti sue , cioè la piramide di Cajo
Cestio. Sebbene di questo monumento abbiano parlato
tutti i topografi di Roma, e specialmente Ottavio Fal-
conieri nel discorso dottissimo che aggiunse alla Roma
Antica del Nardini, nulladimeno, io credo che non sarà
discaro ai lettori che ne inserisca di nuovo la illustra-
zione in questo paragrafo, come di un monumento spet-
tante alla via laurentina, tanto più che ho raccolto al-
cune notizie ed alcuni fatti che non credo siano stati
notati da altri. Sul lato rivolto alla via laurentina, e
che ne determina l'andamento è la iscrizione più com-