473
passo che ci è stato conservato da Nonio lib. II. §. 909,
e da Gellio lib. III. c. VII. Dice pertanto di Quinto
Cedicio tribuno de'soldati, che vedendo l'esercito romano
in una posizione molto pericolosa ne andò dal console
e gli disse essere d'uopo di fare occupare più presto
che fosse possibile un sito alto ed aspro da 400 soldati:
Maturimi censeo, inquit, si rem serrale vis , faciun-
dum, ut quadrigentos aliquos milites ad verrucam
illam , sic enim M. Cato locum editum asperumque
appellat, ire iubeas; eanique uti occupent imperes hor-
terisque.Metafora condannata da Quintiliano, Inst. Orat.
lib. VIII. c. III. §. 48 c. VI. §. 19 e seg. come di so-
verchio bassa portando per esempio Saxea est verruca
in summo montis vertice.
Era Verruca, o Verrugo, comunque voglia chiamarsi,
una città posta sopra un colle isolato, aspro di accesso
e di ristretta dimensione: era, come Diodoro e Livio di-
chiarano nel paese de' Volsci, circostanze, che sarebbero
troppo vaghe, se non avessimo altri dati per situarla
con una certa determinazione. Ma fortunatamente Livio
ci toglie d'impaccio per crederla situata nella valle del
Tolero, o Trero, allorché narra lib. IV. c. I, come il
senato udì con piacere la mossa fatta dagli Ardeati, dai
Veienti , dai Volsci, e dagli Equi, onde il popolo ri-
manesse distratto dalle proposizioni fatte da Canuleio
tribuno della plebe. I Volsci, e gli Equi in quella oc-
casione si mossero ob communitam Ferruginem, con-
dizione imposta dai Romani nella pace con loro con-
chiusa l'anno antecedente: adeo vel infelice bellum igno-
miniosae paci praeferebant. Ora il solo punto che po-
teva incommodare i Volsci e gli Equi nelle loro com-
municazioni vicendevoli e che nel tempo stesso era come
la chiave del Lazio antico da quella parte, è un colle
fra Monte Fortino, che vedemmo essere succeduto ad
passo che ci è stato conservato da Nonio lib. II. §. 909,
e da Gellio lib. III. c. VII. Dice pertanto di Quinto
Cedicio tribuno de'soldati, che vedendo l'esercito romano
in una posizione molto pericolosa ne andò dal console
e gli disse essere d'uopo di fare occupare più presto
che fosse possibile un sito alto ed aspro da 400 soldati:
Maturimi censeo, inquit, si rem serrale vis , faciun-
dum, ut quadrigentos aliquos milites ad verrucam
illam , sic enim M. Cato locum editum asperumque
appellat, ire iubeas; eanique uti occupent imperes hor-
terisque.Metafora condannata da Quintiliano, Inst. Orat.
lib. VIII. c. III. §. 48 c. VI. §. 19 e seg. come di so-
verchio bassa portando per esempio Saxea est verruca
in summo montis vertice.
Era Verruca, o Verrugo, comunque voglia chiamarsi,
una città posta sopra un colle isolato, aspro di accesso
e di ristretta dimensione: era, come Diodoro e Livio di-
chiarano nel paese de' Volsci, circostanze, che sarebbero
troppo vaghe, se non avessimo altri dati per situarla
con una certa determinazione. Ma fortunatamente Livio
ci toglie d'impaccio per crederla situata nella valle del
Tolero, o Trero, allorché narra lib. IV. c. I, come il
senato udì con piacere la mossa fatta dagli Ardeati, dai
Veienti , dai Volsci, e dagli Equi, onde il popolo ri-
manesse distratto dalle proposizioni fatte da Canuleio
tribuno della plebe. I Volsci, e gli Equi in quella oc-
casione si mossero ob communitam Ferruginem, con-
dizione imposta dai Romani nella pace con loro con-
chiusa l'anno antecedente: adeo vel infelice bellum igno-
miniosae paci praeferebant. Ora il solo punto che po-
teva incommodare i Volsci e gli Equi nelle loro com-
municazioni vicendevoli e che nel tempo stesso era come
la chiave del Lazio antico da quella parte, è un colle
fra Monte Fortino, che vedemmo essere succeduto ad