110 P. NeviaP. Rubbsculana
Camene, ad Camoenas siccome si legge nello scoliaste
di Giovenale sat. III. v. 11, dal quale apprendiamo an-
cora che a’suoi giorni, cioè nel quinto secolo avea il
nome di Arcus Slillans per essere soggetta al goccio-
lamento dell’acqua degli acquedotti della Marcia e dell’
Appia, che ivi passavano, per la stessa ragione che Gio-
venale l’avea chiamata madidamque Capenamz e questo
nome continuava a portare nel principio del secolo IX,
come si trae dall’anonimo del Mabillon. Tre delle porte
susseguenti possonsi determinare principalmente colla
scorta di Varrone de Ling. Lat. lib. IV. §. 163. il quale
pone primieramente la porta Nevia, così detta dai bo-
schi nevii : quod in nemoribus Naevìis, boschi che Te-
sto distingue dalla selva nevia, che stava quattro miglia
fuori: Naeviam sjdvam 'vocitatam extra urbem ad
milliarium IK. quod Naevii cuiusdam ibi domus fue-
rit, a quo nemora naevia appellata etiam fuisse,
Verrius ait : e riporta poco dopo le parole di Catone
nella orazione contra Marco Celio : orsus iter eram a
porta Naeoia, a domo procul Naevia. Quindi, come
sotto la falda dal Celio la porta Capena avea tratto no-
me dal Incus Camoenarum, così sotto la falda del falso
Aventino, o del colle di s. Balbina la Nevia lo avea
tratto, quod in nemoribus IVaeriis. Che poi questa porta
fosse in tale situazione si prova con Vittore, e col pie-
destallo esistente nel portico del palazzo de’ Conserva-
tori, sul quale leggesi il vico dalla porta Nevia dopo
quello della porta Rudusculana nella regione XII. o della
Piscina Publica, come pur si nota in Vittore; e perciò
mal si apposero i topografi del secolo XVI. che credet-
tero essere la porta Nevia corrispondente all’attuale porta
Maggiore, tanto distante da s. Balbina. L’altra porta ri-
cordata da Varrone dopo la Nevia èia Rauduscula, det-
ta da Valerio Massimo lib. V. c. VI. 4. Raudusculana,
Camene, ad Camoenas siccome si legge nello scoliaste
di Giovenale sat. III. v. 11, dal quale apprendiamo an-
cora che a’suoi giorni, cioè nel quinto secolo avea il
nome di Arcus Slillans per essere soggetta al goccio-
lamento dell’acqua degli acquedotti della Marcia e dell’
Appia, che ivi passavano, per la stessa ragione che Gio-
venale l’avea chiamata madidamque Capenamz e questo
nome continuava a portare nel principio del secolo IX,
come si trae dall’anonimo del Mabillon. Tre delle porte
susseguenti possonsi determinare principalmente colla
scorta di Varrone de Ling. Lat. lib. IV. §. 163. il quale
pone primieramente la porta Nevia, così detta dai bo-
schi nevii : quod in nemoribus Naevìis, boschi che Te-
sto distingue dalla selva nevia, che stava quattro miglia
fuori: Naeviam sjdvam 'vocitatam extra urbem ad
milliarium IK. quod Naevii cuiusdam ibi domus fue-
rit, a quo nemora naevia appellata etiam fuisse,
Verrius ait : e riporta poco dopo le parole di Catone
nella orazione contra Marco Celio : orsus iter eram a
porta Naeoia, a domo procul Naevia. Quindi, come
sotto la falda dal Celio la porta Capena avea tratto no-
me dal Incus Camoenarum, così sotto la falda del falso
Aventino, o del colle di s. Balbina la Nevia lo avea
tratto, quod in nemoribus IVaeriis. Che poi questa porta
fosse in tale situazione si prova con Vittore, e col pie-
destallo esistente nel portico del palazzo de’ Conserva-
tori, sul quale leggesi il vico dalla porta Nevia dopo
quello della porta Rudusculana nella regione XII. o della
Piscina Publica, come pur si nota in Vittore; e perciò
mal si apposero i topografi del secolo XVI. che credet-
tero essere la porta Nevia corrispondente all’attuale porta
Maggiore, tanto distante da s. Balbina. L’altra porta ri-
cordata da Varrone dopo la Nevia èia Rauduscula, det-
ta da Valerio Massimo lib. V. c. VI. 4. Raudusculana,