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Nibby, Antonio
Roma nell'anno 1838: descritta da Antonio Nibby (Parte 1): Antica — Roma: Tipografia delle belle arti, 1838

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https://doi.org/10.11588/diglit.68900#0578
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540 Capitoiio
alternate rettangolari di giallo antico, o marmo numi-
dico , e di pavonazzetto , o marmo frigio. Allorché fu
scoperto non era intatto, ma se ne conservava una gran
parte: l’avidità degli scalpellini, malgrado le sorveglian-
ze e i rigori lo ha spogliato in guisa che Oggi ne ri-
mane un bel picciolo tratto , che mentre è testimonio
dell'antica magnificenza fa piangere sulla moderna e re-
centissima devastazione. Un piccolo tratto delle pareti
che rimane conserva traccio che fanno conoscere esse-
re state queste rivestite di pavonazzetto , o frigio , ed
avere avuto uno zoccolo di cipollino, o caristio con una
cornice di giallo, o numidico. Rimane il nucleo del pie-
destallo dirimpetto alla porta ed addossato alla torre
angolare capitolina , il quale sosteneva la statua assisa
dalla Concordia rappresentata, come mostra la medaglia,
assisa colla cornucopia nella sinistra e la patera nella
destra. Presso questo nucleo di piedestallo verso la cor-
donata è il masso di un’altro piedestallo, che non è in
squadra col principale, e che per la costruzione late-
rizia apparisce opera del secolo III della era volgare :
esso poggia sopra il pavimento originale vedendosi an-
cora una parte di lastra di marmo frigio: la posizione
di questo piedestallo mi fa inclinare a credere che so-
stenesse una statua , la cui mossa si riferisse alla dea.
Dall’altro lato è una specie di basamento di opera late-
rizia del primo secolo della era volgare addossato al
muro della cella verso il tempio di Giove Tonante: que-
sto è posteriore alla costruzione del tempio, poiché co-
pre una parte delle lastre di marmo frigio e dello zoc-
colo della parete: mostra inoltre avere appartenuto ad
una specie di tabernacolo contenente una statua. E che
vi fossero di tali tabernacoli dentro la cella prova ne
sono le belle basi ornate squisitamente d’intagli e sco-
perte l’anno 1817, le quali oggi conservansi nell’atrio
 
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