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ombre; il verde smeraldino dei loro panneggi va nello scarlatto
e nell’arancione; tenue è la figura celestiale, azzurra e rosa chiara,
nel centro; l’apparizione fulminante di Dio, forza onnipotente,
eterna giovinezza, in eccelso. Più convenzionale — e baroccamente
convenzionale - è la parte destra del quadro, specie in basso, dove
sono le figure di santi adoranti. Ma dietro a loro è una deliziosa
lontananza di figurine, genialmente ombreggiate e illuminate. Giù
in fondo un cane portante in bocca una fiaccola accesa. Quadro
pieno: pieno di pezzi di bravura sbalorditiva sopra la farragine
di certe parti ; pieno di promesse per l’avvenire. Distrutti gli af-
freschi tanto celebri di S. Domenico; distrutti quelli di Palazzo
Doria; i soli, che rimangono sono quelli di Sampierdarena nel
Palazzo Carpanetto: « Orazio Coelite », « Curzio », « Didone ed
Enea », non belli, pesanti, manierati. « Ma fra tanta varietà di
forme » così li definisce il Fiocco « c’è pur qualcosa che anela
all’arte vera: un colore squisito, soffice e vivo, una tecnica da
maestro e la cifra di quelle figure dalla faccia spiovente da uc-
cello da preda, tipicamente del maestro ». Egli lotta con la to-
scanità, da cui aborriva. Poi saranno i Fiamminghi, che lo atti-
reranno; il Rubens gli darà maturità. Già nei bozzetti dello Strozzi
si scorge un’arte, che supera di molto il frescante decorativo: si
presenta in essi l’autore di grandi opere di cavalletto. Nello spa-
zio più limitato della tela, le sue risorse tecniche potevano — per
la sua perizia e per la sua fecondità — conseguire quell’apice, a
cui anelava l’anima sua focosa. Venezia farà il resto.
E vediamolo qui ancora con « La Pietà » (Accademia Ligustica ai
B. A., Genova), eseguita con tecnica notevolissima, geniale, che fascia
— circonfusa di luminosità e di nobiltà — il Cristo, a cui le tinte
cupe a sinistra danno maggior rilievo; il verde manto, le tona-
lità dei drappeggi si succedono rosee, crocee, azzurre, arancione,
attorno alla figura della Madonna e della Maddalena. Partico-
lare caro allo Strozzi, che amava completare i suoi quadri con
catini e vasi metallici: qui il piatto di ottone.
ombre; il verde smeraldino dei loro panneggi va nello scarlatto
e nell’arancione; tenue è la figura celestiale, azzurra e rosa chiara,
nel centro; l’apparizione fulminante di Dio, forza onnipotente,
eterna giovinezza, in eccelso. Più convenzionale — e baroccamente
convenzionale - è la parte destra del quadro, specie in basso, dove
sono le figure di santi adoranti. Ma dietro a loro è una deliziosa
lontananza di figurine, genialmente ombreggiate e illuminate. Giù
in fondo un cane portante in bocca una fiaccola accesa. Quadro
pieno: pieno di pezzi di bravura sbalorditiva sopra la farragine
di certe parti ; pieno di promesse per l’avvenire. Distrutti gli af-
freschi tanto celebri di S. Domenico; distrutti quelli di Palazzo
Doria; i soli, che rimangono sono quelli di Sampierdarena nel
Palazzo Carpanetto: « Orazio Coelite », « Curzio », « Didone ed
Enea », non belli, pesanti, manierati. « Ma fra tanta varietà di
forme » così li definisce il Fiocco « c’è pur qualcosa che anela
all’arte vera: un colore squisito, soffice e vivo, una tecnica da
maestro e la cifra di quelle figure dalla faccia spiovente da uc-
cello da preda, tipicamente del maestro ». Egli lotta con la to-
scanità, da cui aborriva. Poi saranno i Fiamminghi, che lo atti-
reranno; il Rubens gli darà maturità. Già nei bozzetti dello Strozzi
si scorge un’arte, che supera di molto il frescante decorativo: si
presenta in essi l’autore di grandi opere di cavalletto. Nello spa-
zio più limitato della tela, le sue risorse tecniche potevano — per
la sua perizia e per la sua fecondità — conseguire quell’apice, a
cui anelava l’anima sua focosa. Venezia farà il resto.
E vediamolo qui ancora con « La Pietà » (Accademia Ligustica ai
B. A., Genova), eseguita con tecnica notevolissima, geniale, che fascia
— circonfusa di luminosità e di nobiltà — il Cristo, a cui le tinte
cupe a sinistra danno maggior rilievo; il verde manto, le tona-
lità dei drappeggi si succedono rosee, crocee, azzurre, arancione,
attorno alla figura della Madonna e della Maddalena. Partico-
lare caro allo Strozzi, che amava completare i suoi quadri con
catini e vasi metallici: qui il piatto di ottone.