I. - L’autore della carta
3
Egli fu dunque iiglio di Lorenzo di Benvenuto della Vol-
paia, 1 il quale fabbricò per Cosimo de’ Medici un oriuolo
che ancora esiste, e fratello di quel Benvenuto che fece
il modello di Firenze in sughero per Papa Clemente VII,
che gli servì durante l’assedio del 1529-30. 2
Un altro fratello si chiamò Camillo. 3
Da un’altra notizia favoritami pure dal Sig. Brown, si
apprende che egli era già stato a Venezia nel 1530, poiché
in una lista dei familiari e servitori dell’ambasciatore fio-
rentino figura come servitore pure « Ser Frusino della Gol-
paia »4 insieme con un certo Michiele del Bindo.
Eufrosino stesso dice che la sua carta fu fatta « a bene-
ficio non ma(n)cho delli Cacciatorj che delli altri ».
E certo, chi legge il libro Le Caccie della Trasteverina
di Domenico Boccamazza colla nostra carta davanti agli
occhi, come ho fatto io, comprende che il libro allora non
poteva facilmente essere scritto e che neanche ora può
essere ben capito senza l’aiuto di questa. I nomi, le indi-
cazioni, le strade, tutto è assolutamente identico, ed è molto
curioso che il Boccamazza non ne abbia fatta parola.
Questo libro, interessantissimo per noi, è stato descritto
dallo Gnoli nei suoi articoli sulle Cacce di Leone X, pub-
blicati nella Nuova Antologia Ser. III. voi. XL1II. fase. III.
IV, febbr. 1, 15, 1893, pagg. 433 segg., 617 segg-
Il Boccamazza fu capocaccia di questo papa, e percepiva
ogni trimestre, come si rileva dai registri delle spese pri-
vate pontificie, il quarterone di trenta ducati.
Si può rilevare l’interesse che la caccia ebbe per il papa,
anche dal fatto che il 7 di ottobre 1513, in un Breve, dettato
dal Bembo, e dato da Viterbo, egli riservò per sé e la sua
Corte una zona limitata « a ponente dal mare, a levante
dalla via Cassia, a mezzogiorno dal fiume uscente dalla
città fino alla foce, e a settentrione da una linea distante
dieci miglia dal corso del fiume, cioè dalla Storta o dal-
l’Isola Farnese alla foce dell’Arrone » (Gnoli p. 448). Questa
non era per altro una disposizione eccezionale.
Il 3 novembre 1566 fu pubblicato un bando che vietava
la caccia in tutto il territorio « cominciando da Ponte
Mollo, a man manca, perla strada che va a Acqua Tra-
versa, fino alla Sepultura, sequitando alle tre Capanne,
sequitando dalle tre Capanne per la strada a man manca,
che va a Santo Nichola, fino a Bucea (Boccea) fino allo
fosso di Barone (l’Arrone) per lo fosso di Barone, fino alla
di marmo Manchissimo, orologio da sole di 3 palmi o quasi ». « Horolo-
gium ad latitudinem graduum 42. fabricatum Florentie prò civitate
Romana, an. D. M. D. XVI ». Quest’ è attorno, dov’ancora l’arme papale
di palle [cioè mediceo] e l’impresa delle tre penne col diamante».
V. pure il Cantini in Meni. Soc. Colombaria p. 85: Ardi. Stor. Ital.
Ser. TII. T. VII. part. I. p. 41; Gaye, Carteggio, I. 589.
1 V. Frey in Jahrb. cit. 113, 122 e segg.
2 Per questo assedio vedasi Pastor, Geschichte der Pclpste, IV. 2.
p. 371 segg. e specialmente 390 segg.
3 Firenze, Archivio di Stato, filza 95. f. 20. Copia di una Memoria
scritta nel Priorista di Paolo Marucelli (sulla fondazione della Fortezza
di basso): «... venuto le 13 hore e44minuti,come mostrava Camillo di Lo-
« renzo della Golpaia oriolaio et maestro Giuliano frate del Carmine gran
« filosofo et astrologo valentissimo, ciascuno de quali haveva in mano
« diversi strumenti da vedere fiore ... (si pose la prima pietra della for-
« tezza).Questa fortezza fu fondata con termine d’Astrologia,
come s’è detto, se bene Maestro Giuliano disse che in capo di 93 anni
marina, confinando dall’ altra banda, con il Tevere » (Db
Cupis, Vicende dell’Agricoltura e della Pastorizia nell'Agro
Romano, p. 157).
Così pure quasi cent’anni dopo, il 9 luglio dell’anno 1661,
fu pubblicato un ordine del governatore di Roma che vie-
tava la caccia fra la ripa sinistra del Tevere e la ripa destra
dell’Aniene « dalle rive dei fiumi suddetti, e dal Ponte Sa-
lario, ai Ponli Nomentano e Mammolo, fino al confine coi
territori di Monte Rotondo, Mentana, Sant’ Angelo in Ca-
poccia, Montecelio, e Tivoli; comprendendo in detta esten-
sione anche tutta la tenuta di Castell’Arcione » (De Cupis
p. 269, 643).
Sebbene sia raro assai, non è unico l’esemplare della
Biblioteca Vittorio Emanuele; due copie si ritrovano pure
tra gli stampati della biblioteca Barberini, in Vaticano,
sotto la segnatura M. li. 92. 93 (vedasi anche Souhait,
Bibliographie des ouvrages sur la citasse col. 61).5
Il libro del Boccamazzo pare che sia uscito senza titolo,
a giudicare dalla prima carta che in tutti gli esemplari
conosciuti è lasciata in bianco.
La dedica comincia:
Allo Excellentiss. Signore il Signor Prencipe di Macedonia
Domenico Bocchamazo
La data si ricava dal Colophon:
Qui finiscono gli otto Libri de M ■ Dominico \
Bocca Mazza quali narreno de varii & di- j
uerse cose apertinéti alli Cacciatori |
In Roma per M. Gyronima de Cartolari \
Perosina M ■ D ■ XLVIII.
Lo Gnoli (p. 438 in nota) ci fa sapere che la biblioteca
Chigiana « ne possiede un manoscritto con questo titolo :
Il Cacciator signorile - di - Domenico Boccamazzo - rior-
dinato e di molte cose aggiunte - da - . . .
È probabilmente un titolo arbitrario postovi dall’ano-
nimo che in età posteriore vi ha fatto qualche aggiunta e
correzione, probabilmente per una nuova edizione ».
. Io non ho potuto consultare questo esemplare.
Lo Gnoli dà diversi saggi del testo, che per noi è assai
interessante, ma ci vorrebbe troppo spazio per riprodurlo
tutto: forse interesserà ai miei lettori di leggere almeno
quella parte dell’indice che si riferisce alla topografia.
cadrebbe sino alla terra, e Camillo se ne rise; e lo architetto fu Mr. An-
tonio da Sangallo huomo virtuosissimo ». V. pure Doni, I marmi, parte I,
p. 20 (ed. 1552) che menziona Camillo ed Eufrosino della Volpaja come
costruttori di sfere. Per il testamento di Benvenuto, fratello di Eufro-
sino della Volpaja, vedi in Appendice n°. I.
4 Venezia R. Archivio di Stato ai Frari. Consiglio di X. Comune. 1530.
Registro 6, c. 181:
«Die X Octobris. Nota de li familiari et servitori dell’ambassadore
Fiorentino che restano in Venetia ».
La lista porta la seguente conferma « lo Bartholomeo Gualteroti fo
fede li sopradicti esser de li mei familiari de casa li quali restarano
da po la mia partita. In fede ho sottoscritto questa lista soprascritta
di 3 de ottobre 1530 ». Il Consiglio concesse ai servitori di poter portar
armi per quattro mesi.
5 Un altro esemplare si ritrovava nella biblioteca del Sig. Gregorio
Morici di Fermo, venduto all’asta presso il libraio Sig. Dario Rossi in
Roma nel Febbraio 1912 (n. 46 del catalogo).
3
Egli fu dunque iiglio di Lorenzo di Benvenuto della Vol-
paia, 1 il quale fabbricò per Cosimo de’ Medici un oriuolo
che ancora esiste, e fratello di quel Benvenuto che fece
il modello di Firenze in sughero per Papa Clemente VII,
che gli servì durante l’assedio del 1529-30. 2
Un altro fratello si chiamò Camillo. 3
Da un’altra notizia favoritami pure dal Sig. Brown, si
apprende che egli era già stato a Venezia nel 1530, poiché
in una lista dei familiari e servitori dell’ambasciatore fio-
rentino figura come servitore pure « Ser Frusino della Gol-
paia »4 insieme con un certo Michiele del Bindo.
Eufrosino stesso dice che la sua carta fu fatta « a bene-
ficio non ma(n)cho delli Cacciatorj che delli altri ».
E certo, chi legge il libro Le Caccie della Trasteverina
di Domenico Boccamazza colla nostra carta davanti agli
occhi, come ho fatto io, comprende che il libro allora non
poteva facilmente essere scritto e che neanche ora può
essere ben capito senza l’aiuto di questa. I nomi, le indi-
cazioni, le strade, tutto è assolutamente identico, ed è molto
curioso che il Boccamazza non ne abbia fatta parola.
Questo libro, interessantissimo per noi, è stato descritto
dallo Gnoli nei suoi articoli sulle Cacce di Leone X, pub-
blicati nella Nuova Antologia Ser. III. voi. XL1II. fase. III.
IV, febbr. 1, 15, 1893, pagg. 433 segg., 617 segg-
Il Boccamazza fu capocaccia di questo papa, e percepiva
ogni trimestre, come si rileva dai registri delle spese pri-
vate pontificie, il quarterone di trenta ducati.
Si può rilevare l’interesse che la caccia ebbe per il papa,
anche dal fatto che il 7 di ottobre 1513, in un Breve, dettato
dal Bembo, e dato da Viterbo, egli riservò per sé e la sua
Corte una zona limitata « a ponente dal mare, a levante
dalla via Cassia, a mezzogiorno dal fiume uscente dalla
città fino alla foce, e a settentrione da una linea distante
dieci miglia dal corso del fiume, cioè dalla Storta o dal-
l’Isola Farnese alla foce dell’Arrone » (Gnoli p. 448). Questa
non era per altro una disposizione eccezionale.
Il 3 novembre 1566 fu pubblicato un bando che vietava
la caccia in tutto il territorio « cominciando da Ponte
Mollo, a man manca, perla strada che va a Acqua Tra-
versa, fino alla Sepultura, sequitando alle tre Capanne,
sequitando dalle tre Capanne per la strada a man manca,
che va a Santo Nichola, fino a Bucea (Boccea) fino allo
fosso di Barone (l’Arrone) per lo fosso di Barone, fino alla
di marmo Manchissimo, orologio da sole di 3 palmi o quasi ». « Horolo-
gium ad latitudinem graduum 42. fabricatum Florentie prò civitate
Romana, an. D. M. D. XVI ». Quest’ è attorno, dov’ancora l’arme papale
di palle [cioè mediceo] e l’impresa delle tre penne col diamante».
V. pure il Cantini in Meni. Soc. Colombaria p. 85: Ardi. Stor. Ital.
Ser. TII. T. VII. part. I. p. 41; Gaye, Carteggio, I. 589.
1 V. Frey in Jahrb. cit. 113, 122 e segg.
2 Per questo assedio vedasi Pastor, Geschichte der Pclpste, IV. 2.
p. 371 segg. e specialmente 390 segg.
3 Firenze, Archivio di Stato, filza 95. f. 20. Copia di una Memoria
scritta nel Priorista di Paolo Marucelli (sulla fondazione della Fortezza
di basso): «... venuto le 13 hore e44minuti,come mostrava Camillo di Lo-
« renzo della Golpaia oriolaio et maestro Giuliano frate del Carmine gran
« filosofo et astrologo valentissimo, ciascuno de quali haveva in mano
« diversi strumenti da vedere fiore ... (si pose la prima pietra della for-
« tezza).Questa fortezza fu fondata con termine d’Astrologia,
come s’è detto, se bene Maestro Giuliano disse che in capo di 93 anni
marina, confinando dall’ altra banda, con il Tevere » (Db
Cupis, Vicende dell’Agricoltura e della Pastorizia nell'Agro
Romano, p. 157).
Così pure quasi cent’anni dopo, il 9 luglio dell’anno 1661,
fu pubblicato un ordine del governatore di Roma che vie-
tava la caccia fra la ripa sinistra del Tevere e la ripa destra
dell’Aniene « dalle rive dei fiumi suddetti, e dal Ponte Sa-
lario, ai Ponli Nomentano e Mammolo, fino al confine coi
territori di Monte Rotondo, Mentana, Sant’ Angelo in Ca-
poccia, Montecelio, e Tivoli; comprendendo in detta esten-
sione anche tutta la tenuta di Castell’Arcione » (De Cupis
p. 269, 643).
Sebbene sia raro assai, non è unico l’esemplare della
Biblioteca Vittorio Emanuele; due copie si ritrovano pure
tra gli stampati della biblioteca Barberini, in Vaticano,
sotto la segnatura M. li. 92. 93 (vedasi anche Souhait,
Bibliographie des ouvrages sur la citasse col. 61).5
Il libro del Boccamazzo pare che sia uscito senza titolo,
a giudicare dalla prima carta che in tutti gli esemplari
conosciuti è lasciata in bianco.
La dedica comincia:
Allo Excellentiss. Signore il Signor Prencipe di Macedonia
Domenico Bocchamazo
La data si ricava dal Colophon:
Qui finiscono gli otto Libri de M ■ Dominico \
Bocca Mazza quali narreno de varii & di- j
uerse cose apertinéti alli Cacciatori |
In Roma per M. Gyronima de Cartolari \
Perosina M ■ D ■ XLVIII.
Lo Gnoli (p. 438 in nota) ci fa sapere che la biblioteca
Chigiana « ne possiede un manoscritto con questo titolo :
Il Cacciator signorile - di - Domenico Boccamazzo - rior-
dinato e di molte cose aggiunte - da - . . .
È probabilmente un titolo arbitrario postovi dall’ano-
nimo che in età posteriore vi ha fatto qualche aggiunta e
correzione, probabilmente per una nuova edizione ».
. Io non ho potuto consultare questo esemplare.
Lo Gnoli dà diversi saggi del testo, che per noi è assai
interessante, ma ci vorrebbe troppo spazio per riprodurlo
tutto: forse interesserà ai miei lettori di leggere almeno
quella parte dell’indice che si riferisce alla topografia.
cadrebbe sino alla terra, e Camillo se ne rise; e lo architetto fu Mr. An-
tonio da Sangallo huomo virtuosissimo ». V. pure Doni, I marmi, parte I,
p. 20 (ed. 1552) che menziona Camillo ed Eufrosino della Volpaja come
costruttori di sfere. Per il testamento di Benvenuto, fratello di Eufro-
sino della Volpaja, vedi in Appendice n°. I.
4 Venezia R. Archivio di Stato ai Frari. Consiglio di X. Comune. 1530.
Registro 6, c. 181:
«Die X Octobris. Nota de li familiari et servitori dell’ambassadore
Fiorentino che restano in Venetia ».
La lista porta la seguente conferma « lo Bartholomeo Gualteroti fo
fede li sopradicti esser de li mei familiari de casa li quali restarano
da po la mia partita. In fede ho sottoscritto questa lista soprascritta
di 3 de ottobre 1530 ». Il Consiglio concesse ai servitori di poter portar
armi per quattro mesi.
5 Un altro esemplare si ritrovava nella biblioteca del Sig. Gregorio
Morici di Fermo, venduto all’asta presso il libraio Sig. Dario Rossi in
Roma nel Febbraio 1912 (n. 46 del catalogo).