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DellaVolpaia, Eufrosino; Ashby, Thomas [Hrsg.]
Le piante maggiori di Roma dei sec. XVI e XVII: riprodotte in fototipia (Appendice 2): La campagna romana al tempo di Paolo III: mappa della campagna romana del 1547 di Eufrosino della Volpaia ; riprod. dall'unico esemplare esistente nella Biblioteca Vaticana — Roma, 1914

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https://doi.org/10.11588/diglit.25720#0054
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38

Introduzione

d. Cicognola.

Il nome è corrotto da Cicomola, menzionato come un
alternativo di Pillotti nella bolla di Onorio per S. Alessio,
che vi possedeva due pediche di terre (ASA. 29).

Nel 1377 pe possedeva una terza parte, come si vede
da una locazione del 1° Gennaio, le altre due parti essendo
di S. Saba e di S. Sebastiano (ASA. 129, N. F. 541).

C’erano due casali, Cicognola e Cicognola vecchia, l’ul-
timo dei quali fu dei Capizucchi. Nel 1458 (15 Sett.) Bar-
tolommea, vedova di Lorenzo Capizucchi, vendette al car-
dinale Bessarione la terza parte del Casale della Cicognola
(A. Cap. S. Vannucci D. C.).

Nel 1463 (23 Sett.) il maggiordomo del card. Bessarione
locò a Marcello dello Impicciato ad laborandum i Casali
S. Caesaris et la Cicognola, congiunti prò indiviso con la
proprietà del figlio ed erede del fu Tommaso Casale e
Giovanni de Fuscbis (A. Cap. P. J. de Capogalli libello
sign. >$< fol. V ap. J. C. 601).

Nel 1499 la metà fu restituita da Lodovica de Palonibus
a Cencio Capizucchi (ASS. L. Bertoni ap. J. F. 434).

Nel 1502 fu ordinata l’alienazione del Casale insieme
con altri beni di Paolo Margani (v. sotto, La Corna-
chiola) ma ritornò alla famiglia (vedi il documento
citato dal T. IX, 425) fino a che fu venduto da Fabio Mar-
gani a Tiberio Ceuli nel 1584, 9 Luglio (B. 193; A. Cap.
P. Campana f. 302 ap. J. C. 1015).

Nel 1565 Cicognola Vecchia appartenne ancora ai Capi-
zucchi, che l’affittarono a Cencio Frangipani per 10 anni
(A. Cap. C. Saccoccia 929 p. 2a D. C. v. B).

Nel 1660 la Cecchignola vecchia fu dei Cenci e la Cec-
chignola Nuova dei Borghese (Cat. A. VI, 16. 17).

d. Pignoitti.

Il virus de Pillotti è nominato come un confine del
fundus Ciminuli nella donazione apocrifa di Eufemiano
(10° sec.? ASA. 1).

È menzionato nella bolla d'Onorio III per la Chiesa
di S. Alessio. Da una bolla del 1259 troviamo che era
stato di un certo Pietro di Rubeis, i tigli del quale lo
vendettero a magister Iordanus, Vice-Cancelliere e Notaio
della Chiesa Romana, il quale a sua volta lo permutò
nel 1258 colla tenuta di S. Felice Circeo, che era proprietà
del priorato dell’Ordine dei Cavalieri Templari di S. Maria
in Aventino (T. IX, 423). Ed infatti il Casale Pi gotti (sic),
quod est ecclesie Sancte Marie de Aventino, è citato pure fra
i confini del Casale delli Machari (T. IX, 42, 115) nel regesto
di Sant’Anastasio nel 1393, 1 Marzo (R. S. R. 1, p. 65).

Nel 1430 una quarta parte fu venduta da Giacomello
di Matteolo Boccabella alla Compagnia del Salvatore (ASS.
II, ii, 19 D. C. ; v. A. R. I, 53, T. IX, 424). Le altre tre
parti erano di Pietro Matteucci e Niccolò de Rossi, e di
Onofrio Cenci, Giovanni, Paolo e Cencio Capizzucchi.

Nel 1460 (19 Apr.) Pietro Matteucci de Rossi e la moglie
vendettero la loro quarta parte all’ospedale (ASS. Lorenzo
di Paolo not. lib. instr. f. 138 ap. J. R. 215) il quale poscia
avrà comprato le altre due parti (v. Cat. A. VI, 54).

Appartenne all’ospedale fino ai tempi del Nibby (III,
241). L’edifìzio è la Torre Pagnotta, una torre medioevale
rovinata.

d. Casaleto.

È la così detta Torre Chiesaccia (T. IX, 423) la quale
è stata costruita sopra gli avanzi di un sepolcro laterizio
della Via Ardenti na antica.

Nel 1418 (9 Ott.) Matteo di Cola di Giovanni di Stefano
lasciò ai figli Pietro, Paolo e Gregorio il Casale detto il
Casaletto del Cardinale fuori della Porta Appia; i confini
furono: il Casale Johannis Judei (Casal Giudio), la Castel-
luccia Schola Greca, ed il Casale di S. Severa (S. Serena?)
(D. C. ex ASS.?).

Credo che si debba riferire ad esso la vendita fatta
nel 1556 del Casale chiamato il Casaletto, fuori di Porta

S. Sebastiano, da Bernardino Caffarelli, già marito di Lucida
Mancini, all’ospedale dei SS. (A. Cap. C. Saccoccia f. 82
ap. J. G. 43).

s. *Strada che ua à Ardia.

Questa strada, ora detta del Divino Amore o Ardeatina,
non è la Via Ardeatina antica, ma condusse nei tempi
romani a Satricum (Conca). Nei tempi medioevali però, ed
anche al periodo della nostra carta, si andò pure da Castel
di Leva a Porta Medaglia, ed indi alla Solforatella, S. Pro-
cula e Ardea.

s. * La Cornachiola.

Quello che è rappresentato sulla carta a questo posto,
molto probabilmente deve essere il Castel di Leva (vedi
sotto), ma il nome sarebbe sbagliato. Si potrebbe anche
identificarlo coi ruderi medioevali nella tenuta della Cor-
nacchiola al punto 9 a levante del km. 9° della strada,
fra questa e l’Appia antica.

Il T. (IV, 58) deriva il nome, attraverso la forma For-
macchiola, da formentarolus, nome del fosso di Fiorano o
di Acquacetosa nella bolla Sergiana del 905 per Ss. Dome-
nico e Sisto (M. P. 30). Nel 1471 la Cornacchiola era di
Pietro Margani (v. N. C. 2, citato dal T. IX, 116: il docu-
mento fu nel A. Cap. A. de Martinis not. f. 93). Fu com-
preso nell’ alienazione dei beni confiscati di Paolo Margani
nel 1502 (Motu Proprio di Alessandro VI, A. V. Arni. 29,

T. 55, p. 45, Mise. Il, Ind. 673, p. 592', D. C.),, ma ritornò
ai Margani già prima del 1517 (T. 425).

Cito pure una locazione del 1539 (15 Maggio) fatta da
Sigismonda Margani, vedova di Francesco Vallati, a Co-
stanza Salviati e Francesco Cerrino, suo agente, di 41 rubbia
del Casale di Cornacchiola, congiunta prò indiviso con
altre parti appartenenti a Francesco Savelli ed Alteria Mar-
gani : gli altri confini sono il tenimento di Casale Maccari
(T. cit.), appartenente a Battista Margani, ed il Casale Ro-
spampini del Priorato dell’Urbe (T. 423) (A. Cap. N. Stra-
ballati f. 45v ap. N. C. 50), v. Cat. A. VII, 18, 19.

d. * P o r t, a medaglia.

Il T. (IX, 432) ne dà poche notizie; noi possiamo aggiun-
gere diversi documenti. Il nome viene dalla famiglia dei
Partimedaglia, che apparisce già per es. nel 1263 (R. S. R.
XXX, p. 123, n. 61).

Ma nel sec. xv la tenuta fu dei Fabii: poiché nel 1488
(23 Sett.) vi fu un’apposizione di termini entro i Casali
di Turricella (v. sotto, p. 39) e Prati Medaglia (sic) tra i
fratelli Antonio, Alessandro e Lello (A. Cap. Giovanni Mi-
chele not. ap. J. F. 8).
 
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