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Piranesi, Giovanni Battista
Della Magnificenza Ed Architettvra De' Romani / De Romanorvm Magnificentia Et Architectvra — Rom, 1761 [Cicognara, 3833]

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https://doi.org/10.11588/diglit.1662#0010
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DELLA

ai


MAGNIFICENZA
ED ARCHITETTURA
DE ROMANL
A gran tempo fra me pensàndo, perchè mal, non essendovl
chi neghi,aver il popolo Romano fiorito nelle arti della guer-
ra , e della pace, tolgaglisi poi da taluno la lode della magnifi-
cenza, m'è sèmbrato, ciò derivare da una certa sòverchia fa-
cilità , e precipitarla nel giudicare, quanto in oggi contraria
alla riputazion de5 Romani,altrettanto nociva semprealla ve-
rità . Imperocché negli oggetti medesimi molte Iorio le cosè,
che impedir ne sògliono l'agevole cognizione , e vi si aggiu-
gne altresì alle volte tale trascorsò di tempo, e tal diversità di
opinioni intorno a quelli, che nulla può eslèr più a proposito,
o anche più sàggiamente far si può3quanto il confeuar di non
iàpere, qual giudizio formar sé ne debba. Nondimeno cert'
u ni o allettati dalla dolcezza della novità, o /limolati dall' impegno, non per quefìo si ritengono
d al giudicar liberamente di cosè dubbie, i quali io filmerei sòpportabili sé il faceslèro dopo aver,
benché leggiermente,esàminatala causà,poichè sèmbrerebbe,che avellerò avuto qualche riguar-
do di rintracciare il vero.. Or formandoli da essi tali giudizj, che addur non sanno il motivo de5 lor
sèntimenti, e proponendoci cosè, non com'elle sòno,ma quali vorrebbon che follerò, qual luogo
può rimanere alla verità,, trovandoli Spezialmente di quelli, che non per mancanza d'ingegno „
ma per l'abominazione che hanno all' incomodo di disputare, e per non tenere in gran pregio sì
fatte controversie, sèguono il parere altrui piuttofio,che giudicarne elsi fiellì ì Così addiviene, che
molte cosè si spacciano temerariamente tra '1 volgo, e ciò, che una volta v' è fiato sparso, che che
egli siasi,ogni dì più vi si radica, e si divulga. E certamente non mi sarei mai immaginato, che av-
venir poteliè a'Romani , di dover eslèr tacciati di pusillanimi, ed affatto rozzi; poiché, quantun-
que la maggior parte delle loro opere per l'ingiuria de'tempi e delle guerre sieno perite, tuttavolta
io vedea rimanere si in Roma, che per l'Italia monumenti tali della lor magnificenza, che mi stu-
pisco, come mai ciò sia potuto venire in mente ad alcuno, che qualche cola abbia udito, o letto.
Ma perchè tal concetto han de'Romani coloro, che tutto attribuiscono a' Greci, e quella loro opi-
nione sèmpre più s'avanza presso le nazioni Straniere,ha creduto essèr cosà conveniente alla mia
professìone l'esàminare il tutto con un poco più di diligenza ; affinchè, riconosciutosi il pesò delle
ragioni s che militano dall' una parte, e dall' altra, rie!ca più facile ai giufii efiimatori delle cosè il
risòlvere, qual giudizio dar si debba in quella causà.
I. W"1 X UE ragioni veggo addursi da coloro, che invidiano, o, sé non altro, non fàvoriscono la
1 gloria de' Romani; per le quali questi, prima di sòggiogar la Grecia, furon privi, coni*
JL-^ elsi dicono, di qualsivoglia magnificenza di opere ; cioè, la povertà, e l'ignoranza di
tutte le arti della pace. Per dir qualche cosà intorno alla povertà, si là da autori di credito, eh' e*
non mossèro guerra ai Greci, sé non dopo aver sòttomesià l'Italia ; il che non essendosi fatto con
una sòla Scorreria di soldati, ma col trascorsò d'un lungo tempo, qual cosà mai li trattenne, che a
mano a mano non s'arricchissero colle Spoglie degl'Italiani.' Poiché non eran mica poveri,
come forsè talun pensà, gì' Italiani, eslendo abitatori d'un paesè de' più felicic0, e di più provve-
dendo colle loro arti ed industria in sì fatta guisà ai loro privati bisògni, e al decoro della repubbli-
ca, che, secondo la condizione di que' tempi, non la cedevano a verun'altra nazione. Or non a ven-
do i Romani guerreggiato con sòrte avversà,nè Soffèrto flerilità de'campi,per qual motivo preten-
dono alcunijch'e' fossèr poveri,e che perciò non avellerò potuto innalzar fabbrica da vantarsène ?
(i) Dionigi nel lib. i. delle antich. Rom. a 2 Sem-
 
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