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Sanutus, Marinus; Berchet, Guglielmo [Hrsg.]; Fulin, Rinaldo [Hrsg.]; Barozzi, Nicolò [Hrsg.]; Stefani, Federico [Hrsg.]
I diarii (1496-1533) (Tomo 2): [1.10.1498 - 30.9.1499] — Venezia: Visentini, 1879

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https://doi.org/10.11588/diglit.67588#0238
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MCCCCLXXXX1X, FEBBRAIO.

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li cani acciò più non bagiasseno, et ditto contestabile
se n’acorse et retene uno villan, dal qual havé la ve-
rità. Steteno preparati et veneno inimici, trovono
esser scoperti et tornono via. Et lui proveditor ordi-
noe li ditti villani fusseno mandati fuora, et resti
solum li fanti, et cussi fece far a Monte Cornaro et
Vergareto ; nè altre lettere fono lecte. Introe li cai
di X, et il collegio fo licentiato.
Da poi disnar fo gran consejo, et per esser pri-
ma domenega di quaresima fo stridato i ladri, per
sier Lorenzo di Prioli avogador di commi per nume-
ro 6 : el primo sier Piero Bon q. sier Benetto era al
tormento in Candia, sier Marin Pasqualigo fo al da-
zio dii vin, Domenego di Martini, Jacomo Zivram,
Jacomo Basilisco et uno Pizamano scrivan al sai.
179 Da poi consejo si riduse la Signoria con li savii
in collegio per lezer lettere venute questa matina di
Pranza, erano in zifra. Et prima :
Da Milan di 1’oralor, di 15. Manda lettere vien
di Pranza, abute per via dii signor Constantin. Et il
ducha ha fatto la mostra di 200 cavali lizieri, quali
manda, con altri 300, contra il conte di Pitiano, zoè
li 300 mandava il marchexe di Mantoa ; et è partito
misier Galeazo Visconti, va in Aste da misier Zuam
Jacomo, ad quid non si sa. Eri zonse li domino Fran-
cesco de Montibus orator dii re Fedrico.
Di Turim dii secretano, di 12. Come era rima-
sto lì el reverendo thesorier e il magnifico canzelier,
poi partido el ducha et il resto ; desidera haver licen-
tia. Et esser nova in li merchadanti el re havia fatto
comandamento sotto pena di rebelliom tutte le zente
di la guardason di Aste stagino in bordine, et le bia-
ve di Provenza non se trazano, et à mandato a catar
li alozamenti et deputato il viver per 600 lanze che ’l
voi mandar in Aste. L’orator di Milan è lì amalato,
il thesorier parte fin 10 zorni, va a la corte, resterà
il canzelier con alcuni dii consejo. Item, domino Gui-
do de Nigris partì de lì per Pranza ; el maistro di
caxa di madona Bona è stato a Milan ; et che la licen-
tia data al secretarlo nostro a Zenoa, et esser sta
mandato via, ha dato molto che dir : dicendo de lì
via si darà da far a Pisa.
Da Valezo di domino Thadio da la Motella con-
dutier nostro, di 16. Et mandoe una lettera di 15
abuta da Mantoa. In conclusione el ducha di Milan à
mandato a dimandar al marchexe mandi 100 bale-
strieri con li 500 cavali, vano contra il conte di Pi-
tiano, zoè cavalli 100 dii marchexe, 100 di don Al-
fonso di la cha d’ Este, 100 dii conte Lodovico di
la Mirandola, 100 di misier Bandino et 100 di Zuam
da Casal, vano a Bologna a far la massa. Et il ducha

di Ferrara dice non se li mandi contra zente, perchè
il conte va in prexom nè porà tornar indriedo : il
marchexe à risposto al ducha di Milan non voi an-
dar contro il conte, per non esser impresa da lui, e
non si fida dii ducha, voi venetiani spenda danari e
a sto marzo un anno rechiederano la paxe. Et il
ducha di Milan scrive voi lui marchexe et il ducha
di Ferrara habino el suo, li tien la Signoria; et per
via dii Turche farà spender la Signoria ; et che il re
di Pranza è avaro e à da far con il re di romani, e
farà venitiani si sentirano lezieri come hora fioren-
tini. E voi ajutar il marchexe a recuperar il suo ; et
dice il ducha di Ferrara ha da spender. E che que-
sti razonamenti si fa in camera di madama la mar-
chesana.
Da Ravena, di 16. Nara molte provision fate.
Si arà 6000 fanti, ma il conte ne voi più altri 1000,
et voria il conte di Sojano fazando quella via fusse
reintegrato di la compagnia, et etiam quel Tyberti
da Cesena, et altre zanze. Et in questa sera fo man-
dà ducati... a Ravena, et scrito al ducha di Urbim,
et fu suspeso una lettera si scrivea al proveditor
Marzello.
Dii conte di Pitiano a la Signoria nostra, di 16,
da Ravena. In conclusimi voi 7000 fanti, danari non
manchino, e sia lato salvoconduto a uno Polonio di
Boni, è bandizà, qual voria fusse supra le munition.
Di Pranza de li oratori nostri di ultimo zener, 179
data in Angier, castelo in la Pranza. Come tutti li
dimandava dii tardar di le nostre lettere, et fevano
novi conienti, dicendo li oratori fono sta mandati
per inganar il re, non verano mai a la conclusione. E
che la princessa fia di re Fedrigo è in ferma opinion
non voler il ducha di Valentinoes per marito ; e uno
prelato, è con ditto duca, ha fato querimona dii re,
dicendo havia promesso al papa di fargela haver.
Et il re rispose indignato haver promesso far il po-
der, li à fato offerir per il Cardinal Vincala la fia di
sua sorda, ch’è sua neza fia dii conte di Foys, over la
fia di monsignor di Albret ; il ducha à scrito a Roma
et à mandà una scritura sotoscrita per il Vincala
come el re promete al papa non si accorderà mai
con il re Federico senza saputa e consentimento suo,
e si ’l re Federico non verà a l’acordo e composi-
tion, voi insieme col papa romperli guerra. E inten-
dono il ducha volea questo capitolo, in questo caso
il re fusse ubligato ajutar il papa a romperli guerra,
et li regii consejeri non volseno. Et il re à scrito a li
oratori di Napoli si veleno venir per cason dii ma-
trimonio vengino, ma venendo per exponer comis-
sion o praticha di acordo non vengino, ma dimora-
 
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