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MCCCCC, GIUGNO.
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ditto monsignor de Lixom li ha ditto, si praticha in
Hongaria il matrimonio di la fìola dii conte di Foys è
in Franza, fia de una sorella dii re, in el re di Hon-
garia ; et li soi oratori tramano questo.
A dì 20 zugno. In colegio vene sier Zorzi Pi-
sani, dotor e cavalier, venuto podestà di Chioza, in
luogo dii qual electo sier Lorenzo Bernardo ; per il
qual fo mandato, per causa di haver informazion di
certe cosse, intervenendo domino Marcuardo, secre-
tarlo e consior dii re di romani ; e questo per voler
expedir Marcho Bevazam. Et fo ballo tato ducati 100
per darli, acciò vadi.
Veneno li do oratori dii papa, Chai et Tioli, ai
qual li fo ledo la risposta dii senato. Steteno molto
sopra di Ihoro, dicendo scriveriano a Roma. Poi
quel episcopo di Tioli, disse di la relaxatiom di fra’
Cherubini di l’bordine di San Sabastian, è retenuto
per li cai di X, prega sia relassato. Risposto, si ve-
derà con li cai.
Vene F orator di Franza, dicendo haver inteso
esser in questa terra uno orator di Milani, secreto,
eie. Et il principe li rispose, justifichando, non era
vero.
153 * Vene il secretano dii conte di Pitiano, dicendo il
signor suo eh’ è a Gedi im Brexana, tandem è con-
tento levarsi, et venir in Frinì con le zen te, dandoli
doy page.
Fono ledi li capitolli dii castelan di Sonzim, voi
dar danari eie.
Da Brexa, di rectori. Chome il conte di Pitiano
si duol, non haver il modo di cavalchar con do pa-
ge etc.
Di Franza, de l’ orator nostro, date a Lion, a
dì 6 et 12. In la prima, zercha Goricia, il re scri-
verà a li eledori, et manda la copia di la letera ;
et, quanto a lo armar nave, solicita ; tamen in zifra
scrive, il re aspeta risposta dii Cardinal, e quando
li vien solicità l’armar, vien rosso, varda in terra,
dice sarà etc. Item, li disse soa majestà scriveva a la
Signoria, a requisitimi dii papa, per Faenza e Ri-
mano, dicendo la Signoria fazi pur quello li par.
Item, è letere di Roma, di monsignor di Gramola-
te ; li scrive il papa non voria niun ben dii roy
ni de la Signoria.
Del ditto, di 12. Come ricevete nostre, zercha
la resolution di Hongaria; et il re vene in la terra.
Poi cena fu fato una zostra, et esso orator li parlò.
Soa majestà rispose, voler far ; dicendo voler per-
der più tosto la ducea di Milani dia la Signoria bab-
bi danno. Farà armata eie; tamen di quella di Ze-
noa è dificultà ; et à inteso di la represaia fata cen-
tra fiorentini, lì re disse : La Signoria fazi il fatto
suo, non me impazerò. Item, Piero di Medici si ri-
trova lì, et il signor Zuam Zordam Orssini ; et in la
fine esso orator dimanda danari per spexe, et à fato
letere di cambio.
Introe li cai di X, et mandati tutti fuora, resto-
no lì.
Da poi disnar, fo pregadi, et vene le infrascripte
letere :
Da Ferara, dii vicedomino, di 19. Come le zen-
te francese erano zonte a Pisa, et pisani li hanno ri-
sposto quello disseno a lo araldo dii roy ; et manda
a dir a monsignor di Aiegra, è a Milan, questo
instesso ; et fiorentini dice haverli dato termine tre
zorni a rendersi. Item, passò per Ferara domino
Nicolao Tegrimi, orator di Lucha, va in pressa a
Lucha ; et missier Zuan Lucha di Pontremolo, stato
orator per quel signor a Milana, e ritornato, ait pu-
blice la bona dispositiom dii re versso il signor suo,
et lì a Ferrara nulla si ragiona di novo, chome le
cosse fusseno mute.
Di Axola, di sier Piero Lombardo, provedador,
di 14. À nova, a Mantoa si dice dia vegnir uno
signor tedesche, parente dii marchexe, et altri te-
deschi vi azonzeno, a modo pelegrini.
Da Brexa, di sier Polo Trivixan, el cavalier, e
sier Domenego Beneto, rectori. Zercha li milanesi fu-
ziti di Ampho, narano la cessa.
In questo pregadi non fu el principe. Fu posto
la gracia di sier Bachalario Zen, el cavalier, è de-
bitor a le raxon nuove. Fo ballotà do volte, et non
ave il numero. E non fu presa.
Fu fato orator in Franza sier Pollo Pixani, el
cavalier, et refudoe immediate, per esser fato senza
pena. 11 scurtinio è di soto.
Fu posto per tutti i savij d’acordo, di scriver
al capetanio zeneral, debbi proclamar li soracomiti
Contarmi e Leze e l’ystrian, e prociedi contra di
Ihoro. Et fo parte notada di mia man. 11 conscio di-
ceva non havea libertà di bandizar. Ave 8 non sin-
cere, 34 di no, 10G de sì. Et fu presa.
Fu posto per tutti, tuor tre nave, chome parerà
al colegio, et armar fin 20 galie, et dar autorità a li
patroni e titolo, come quelli di 1’ anno passato. Et
sier Marco Bollimi, savio dii conseio, volse intrar in
l’opinion di nuj savij ai ordeni, che, olirà di questo, 154
etiam si armi il capetanio dii colfo, e domai! da ma-
tina metti banco. Or fo disputation, et Jo fui el pri-
mo andasse in renga. Mi rispose sier Piero Capello,
savio di terra ferma. Poi li rispose sier Marco BoL
! lani. Et li consieri introno in la opinion contraria alla
MCCCCC, GIUGNO.
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ditto monsignor de Lixom li ha ditto, si praticha in
Hongaria il matrimonio di la fìola dii conte di Foys è
in Franza, fia de una sorella dii re, in el re di Hon-
garia ; et li soi oratori tramano questo.
A dì 20 zugno. In colegio vene sier Zorzi Pi-
sani, dotor e cavalier, venuto podestà di Chioza, in
luogo dii qual electo sier Lorenzo Bernardo ; per il
qual fo mandato, per causa di haver informazion di
certe cosse, intervenendo domino Marcuardo, secre-
tarlo e consior dii re di romani ; e questo per voler
expedir Marcho Bevazam. Et fo ballo tato ducati 100
per darli, acciò vadi.
Veneno li do oratori dii papa, Chai et Tioli, ai
qual li fo ledo la risposta dii senato. Steteno molto
sopra di Ihoro, dicendo scriveriano a Roma. Poi
quel episcopo di Tioli, disse di la relaxatiom di fra’
Cherubini di l’bordine di San Sabastian, è retenuto
per li cai di X, prega sia relassato. Risposto, si ve-
derà con li cai.
Vene F orator di Franza, dicendo haver inteso
esser in questa terra uno orator di Milani, secreto,
eie. Et il principe li rispose, justifichando, non era
vero.
153 * Vene il secretano dii conte di Pitiano, dicendo il
signor suo eh’ è a Gedi im Brexana, tandem è con-
tento levarsi, et venir in Frinì con le zen te, dandoli
doy page.
Fono ledi li capitolli dii castelan di Sonzim, voi
dar danari eie.
Da Brexa, di rectori. Chome il conte di Pitiano
si duol, non haver il modo di cavalchar con do pa-
ge etc.
Di Franza, de l’ orator nostro, date a Lion, a
dì 6 et 12. In la prima, zercha Goricia, il re scri-
verà a li eledori, et manda la copia di la letera ;
et, quanto a lo armar nave, solicita ; tamen in zifra
scrive, il re aspeta risposta dii Cardinal, e quando
li vien solicità l’armar, vien rosso, varda in terra,
dice sarà etc. Item, li disse soa majestà scriveva a la
Signoria, a requisitimi dii papa, per Faenza e Ri-
mano, dicendo la Signoria fazi pur quello li par.
Item, è letere di Roma, di monsignor di Gramola-
te ; li scrive il papa non voria niun ben dii roy
ni de la Signoria.
Del ditto, di 12. Come ricevete nostre, zercha
la resolution di Hongaria; et il re vene in la terra.
Poi cena fu fato una zostra, et esso orator li parlò.
Soa majestà rispose, voler far ; dicendo voler per-
der più tosto la ducea di Milani dia la Signoria bab-
bi danno. Farà armata eie; tamen di quella di Ze-
noa è dificultà ; et à inteso di la represaia fata cen-
tra fiorentini, lì re disse : La Signoria fazi il fatto
suo, non me impazerò. Item, Piero di Medici si ri-
trova lì, et il signor Zuam Zordam Orssini ; et in la
fine esso orator dimanda danari per spexe, et à fato
letere di cambio.
Introe li cai di X, et mandati tutti fuora, resto-
no lì.
Da poi disnar, fo pregadi, et vene le infrascripte
letere :
Da Ferara, dii vicedomino, di 19. Come le zen-
te francese erano zonte a Pisa, et pisani li hanno ri-
sposto quello disseno a lo araldo dii roy ; et manda
a dir a monsignor di Aiegra, è a Milan, questo
instesso ; et fiorentini dice haverli dato termine tre
zorni a rendersi. Item, passò per Ferara domino
Nicolao Tegrimi, orator di Lucha, va in pressa a
Lucha ; et missier Zuan Lucha di Pontremolo, stato
orator per quel signor a Milana, e ritornato, ait pu-
blice la bona dispositiom dii re versso il signor suo,
et lì a Ferrara nulla si ragiona di novo, chome le
cosse fusseno mute.
Di Axola, di sier Piero Lombardo, provedador,
di 14. À nova, a Mantoa si dice dia vegnir uno
signor tedesche, parente dii marchexe, et altri te-
deschi vi azonzeno, a modo pelegrini.
Da Brexa, di sier Polo Trivixan, el cavalier, e
sier Domenego Beneto, rectori. Zercha li milanesi fu-
ziti di Ampho, narano la cessa.
In questo pregadi non fu el principe. Fu posto
la gracia di sier Bachalario Zen, el cavalier, è de-
bitor a le raxon nuove. Fo ballotà do volte, et non
ave il numero. E non fu presa.
Fu fato orator in Franza sier Pollo Pixani, el
cavalier, et refudoe immediate, per esser fato senza
pena. 11 scurtinio è di soto.
Fu posto per tutti i savij d’acordo, di scriver
al capetanio zeneral, debbi proclamar li soracomiti
Contarmi e Leze e l’ystrian, e prociedi contra di
Ihoro. Et fo parte notada di mia man. 11 conscio di-
ceva non havea libertà di bandizar. Ave 8 non sin-
cere, 34 di no, 10G de sì. Et fu presa.
Fu posto per tutti, tuor tre nave, chome parerà
al colegio, et armar fin 20 galie, et dar autorità a li
patroni e titolo, come quelli di 1’ anno passato. Et
sier Marco Bollimi, savio dii conseio, volse intrar in
l’opinion di nuj savij ai ordeni, che, olirà di questo, 154
etiam si armi il capetanio dii colfo, e domai! da ma-
tina metti banco. Or fo disputation, et Jo fui el pri-
mo andasse in renga. Mi rispose sier Piero Capello,
savio di terra ferma. Poi li rispose sier Marco BoL
! lani. Et li consieri introno in la opinion contraria alla