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Sanutus, Marinus; Fulin, Rinaldo [Hrsg.]; Barozzi, Nicolò [Hrsg.]; Stefani, Federico [Hrsg.]
I diarii (1496-1533) (Tomo 3): [1.10.1499 - 31.3.1501] — Venezia: a spese degli autori, 1880

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https://doi.org/10.11588/diglit.67589#0194
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359 mccccc,
la mia, dicendo sono tanti zenlhilomeni commessi a
F avogaria, le prexom piene, quando sarali expediti ?
Et sier Marco Foscolo, consier, suozero dii Leze,
Fave molto a mal. E1 principe l’ajutava, et sier Polo
Barbo, savio dii conseio; a rincontro sier Dome-
nego Morexini, procurator, fo gajardo.
Fu posto per li savii dii conseio e di terra ferma,
che, atento che fiorentini non ne babbi satisfate a
quanto sono ubligati, che da mo sia preso, che sia
fato ripresala contra di Ihoro, se da mo a zorni nu-
mero .... non haverano fato eie. Ave tutto il con-
seio.
Fu posto per li ditti, di cassar Taliam da Carpi
e Lazarin da Rimano, condutieri nostri, qualli ha-
veano, Talian homeni d’ arme.... et Laxarim....
Et da mo sia preso, atento li benemeriti di domino
Sonzim Benzon, da Crema, li sia dato di queste do
compagnie homeni d’arme 100; item, la compagnia
rubertescha sia posta soto 4 capi eie., ut in parie.
Ave tutto il conseio.
A dì ultimo mazo. In colegio vene F orator dii
papa, episcopo di Tioli, al qual per il principe li fo
fato lezer la risposta fata col senato; et aldita, fece
una oferla, nomine ponlificis : si la Signoria voi le-
varsi di la protetiom di Rimano, el papa voi armar
dii suo diexe galie a servicio nostro, et etiam voi far
il signor di Faenza Cardinal ; poi presentò uno brieve
dii papa. Par lui orator debbi aver dal Cardinal Asca-
nio ducati 1600, ubligato lo vescoa’ di Cremona, pe-
rhò prega la Signoria li fazi dar ; e tanto batè su
questo, che a la fin li have.
De’pisani fo telo una teiera di XI. Si racoman-
dano, vociano salnitrij; data in humili palalio. Solo-
seri ti: Devotissimi et obsequentissimi filli et servitores,
antiani et vexillifer comunis Pisarum. Et 0 li fo dato.
133* Copia de una teiera de’ pisani.
Serenissime ac illustrissime princeps el domine
uli paler, et domine observandissime.
Infiniti, innumerabili et indicibili sono li acti el
operationi Immane, mediante e quali i principi, po-
tentati, populi et homeni publici et privati acqui-
stano laude, honore et comendatione non mediocre,
a presso de’ mortali, et al sommo monarcha Idio si
rendom grati et accepti. Ma quelli che son concer-
nenti da F opere di la misericordia et pietà, sono ma-
ximamente laudabili, degni di gloria et di celebrata
fama, nè passano senza grandissima retribuitone di-
vina. Potrebesi, intorno a ciò, molte autorità et infì-

MAGGIO. 3GQ
nifi exempli adure, ma per essere noti a vostra se-
renità, gratia brevitatis, li obmetiamo. Solum è da
saper, che questa è quella ccleberima virtù, la quale
exalta et felicita non solum in prie senti,, sed in futuro
seccate tutti li soi possessori. Questa è quella, la
qualle ha vendicato alla illustrissima Signoria veneta
degno nome totius orbis asylum, al qualle chi ricorre
trova salute, misericordia et gratia. Questa è quella,
che ha dato el atribuito la sapientia al sapientissimo
et inclitissimo senato veneto, del quale merito dire
si puoi quel referì a Pirro il suo oratore de ro-
mano senalu, deorum immortalium non hominum
esse consessum. Non immerito siamo sempre recorsi,
el ilerum per le presenti recoriamo a li felicissimi
piedi de vostra serenità, quella humilmente pre-
gando et suplicando, si degni, per la sua innata cle-
mentia et stimma bonità, voglere li occhi della sua
pietà et misericordia alla causa nostra, tanto justa et
pia, et porgere qualche auxilio a noi, suoi devotis-
simi et obsequentissimi fioli et humili servidori, tan-
to, tanto indebitamente oppressi dalli inmanissimi et
superbi inimici. A F ultimo, per os prophetee, dicen-
tes : libera eum qui injuriam palilur de marni super-
bi ; vel saltem con la incredibile sapientia di vostra
serenità dare salutifero consilio et documento, quali
abbi ad esser li termini nostri in questi frangenti
et iminenti pericoli, paratissimi sempre exequire,
quanto per quella ci fia injunto, come per più nostre
lettere, el oretenus per li nostri oratori son costì,
havemo scepius suplicato vostra serenità. Et ben che
non ne havemo resposta, che tutto crediamo sia a
buoni fine, non cesseremo iterum ricorere et pulsare
ad oslium pielatis, misericordioe et gratioe veslrce
serenitatis, per insili che quella si degnerà prestarne
auxilio et consilio. Et di questo quanto più possiamo,
iterum atque ilerum suptichiamo, precibusque amplis-
simis exoriamo et pregiamo vostra celsitudine, la
quale, olirà che farà opera pia, justa, santa, miseri- 134
corde, el apud Deum el homines de laude degna, li
barano oblegi et grafie inmortali, accumulando alli
infiniti havemo con quella, in gracia de la qualle
quanto più possiamo ci offeriamo et racomandiamo,
quam felicem et maximam et nobis propitiam el be-
nignam Omnipotens coneedat.
Ex humili palalio nostro, die XI maii 1500.
Subscriptio : Excellenlissimw Vestrce Serenitatis
devotissimi et obsequentissimi filli et servitores, an-
tiani el vexillifer justitice civitatis Pisarum.
A tergo : Serenissimo ac illustrissimo principi
 
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