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Scarpa, Antonio
Sull'aneurisma: riflessioni ed osservazioni anatomico-chirurgiche — Pavia, 1804

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https://doi.org/10.11588/diglit.14592#0116
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io4

ritornò a casa sua nel Piacentino . I] malato passò anco un anno in
questo stato; poi ebbe la disgrazia di ricevere accidentalmente una
percossa sul tumore , e di cadere anco più volte sul ginocchio male
affetto ; pei quali motivi gli si svegliò del dolore nel luogo del tumo-
re . Incapace dopo qualche tempo ancora di più stare in piedi, de-
bole , emaciato, si risolse di farsi trasportare nuovamente nello Spe-
dale di Piacenza, implorando quel!'operazione, che un anno prima
aveva ricusato.

Il lodato Manici amputò il malato sopra del ginocchio, c lo
guari. Immediatamente dopo , injettò di cera !' arteria Pepli tea , e
mi spedì il pezzo patologico perchè lo esaminassi.

Levati i tegumenti, andai subito in cerca dei grossi tronchi ar-
teriosi del poplite , e fu grande la mia sorpresa in vedere che tanto
1' arteria Poplitea, quanto le due Tibiali, e l'Interossea erano nel più
perfetto stato d'integrità (a). In appresso, ciò che fissò grandemente
la mia attenzione si fu , il trovare il sacco Aneurismatico tutto co-
perto di vasi arteriosi (b) d' un calibro assai maggiore di quello clic
hanno le arterie proprie del tessuto cellulare, e quelle del periostio.

Aperto il sacco Aneurismatico secondo la lunghezza della cresta
della Tibia (c), trovai, che esso sacco era ripieno di strati cotennosi
alla maniera degP Aneurismi , e che a questi strati sanguigni era mi-
sta la cera, eh' era stata injettata per l'arteria Poplitea . La grossezza
delle pareti del sacco Aneurismatico , detratti gli strati cotennosi ,
era in alcuni luoghi di sei , in altri di quattro, in altri di tre linee.
Esaminando poscia attentamente la sostanza componente le pareti di
questo sacco Aneurismatico, essa era evidentemente quella del perio^
stio della Tibia ingrossato, polposo , e ricoperto di compatto tessuto
cellulare subcutaneo . La faccia interna di questo sacco era fioccosa,
irregolare, e simile in qualche modo alla placenta, dalla parte colla
quale sta attaccata all'utero. Portando le dita per entro, e nel fondo
di quel sacco Aneurismatico , si sentirono i frantumi del corpo della
Tibia stato corroso , ed assorbito; c si riscontrava chiaramente che
la porzione inferiore del corpo dell' osso della Tibia (d) non era più
in continuità colla superiore, mentre il periostio ingrossato della por-
zione deficiente dell' osso della Tibia , e che formava il sacco Aneu-
rismatico, era in continuità col periostio del restante dell'osso della
Tibia, sopra e sotto della corrosione* della medesima . La Fibola
(e) era intatta .

Piipolito bene che fu l'interno del sacco Aneurismatico, era una
meraviglia il vedere da quanto gran numero di beccuccio arteriose
era stata effusa nel cavo dell' Aneurisma la cera che era stata injet-
tata per l'arteria Poplitea (f) subito dopo Y amputazione. DieDo l'e-
same di queste parti, la mia opinione fu ; che la malattia in origine
non fosse stata che un ammollimento d'una porzione dell' interno del
corpo della Tibia, susseguito da assorbimento della sostanza del me-
desimo osso dall' interno verso 1' esterno, rimanendo intatto , ed in
istato di perfetta vitalità il periostio che la ricopriva ; in secondo
luogo, che Y afflusso maggiore del consueto del sangue, e degl'altri
umori a quella parte aveva, come accader suole nelle casside dei tu-
mori cistici, ingrossato il periostio, ed ampliate grandemente di dia-
metro le arterie proprie di questa membrana, dalle aperte estremità
delle quali arterie del periostio, essendosi versato in copia, e con urto
il sangue arterioso nella cavità lasciata dalla porzione d'osso di Tibia
assorbito, il periostio slesso compresso ed ingrossato, coli'aggiunta
del tessuto cellulare subcutaneo, erasi convertito in un sacco pul-
sante, o Aneurismatico.

Nel tempo* che io registrava la Storia di questa malattia , il Pr-
arson pubblicò nel secondo Volume dell'Opera intitolata Medicai
Communications, la relazione d'un tumore sanguigno pulsante sulla
cresta della Tibia assai simile, per quanto mi pare, al sopra descritto.
L'Autore si è ingannato, come io pure lo fui, nel determinare la
cagione prossima di quel tumore nella dilatazione, o nella rottura
dell'arteria Tibiale anteriore. Il malato fu parimenti amputato nel
femore, e dalla inspezione fatta delle parti recise, Pearsqn opinò poi,
che la pulsazione del tumore sulla cresta della Tibia eia riferibile
all' urto che il tumore stesso riceveva posteriormente dall' arteria Po-
plitea . Su di che egl'è da notarsi; che anco nel caso descritto da
Pearson 1' injezione fatta per Y arteria Poplitea erasi versata nel sacco
Aneurismatico, senza alcuna manifesta rottura d' alcuna delle grosse
arterie del poplite; e che nell'atto stesso dell'amputazione del femo-
re , come fa osservare Pearson , il vsanguc regurgitò dall' Aneurisma
per l'arteria Poplitea con manifesta depressione del tumore pulsante
che occupava la cresta dell' osso della Tibia ; locchè prova, che il
sangue arterioso si versava con facilità, ed in copia dall'arteria Po-
plitea nel cavo di quel tumore, mediante la dilatazione straordinaria
delle arterie del periostio , procedenti dalla Poplitea arteria .

Ciò poi che è accaduto in seguito alla guarigione del malato, del
quale ho qui esposta la Storia, mi ha confermato maggiormente nella
surriferita opinione sulla natura, e sulla prossima cagione di questa
malattia. Imperciocché il soggetto di cui ho fatta menzione , avendo
goduto per cinque anni consecutivi, dopo l'amputazione, d'un'ottima
salute, nell'Inverno del 1797 cominciò senza alcuna causa manifesta,
nò interna, nè esterna, a lagnarsi d'un certo dolore nell'estremità del
moncone del femore . Non molto dopo il moncone s ingrossò talmen-
te , che a stento il malato poteva applicarsi la gamba di legno , che
sino allora aveva portata agiatamente. Morigi visitò il malato, ed
oltre l'accresciuta mole del moncone , trovò , cosa più straordinaria
ancora, che il moncone stesso era un Aneurisma , o almeno che
pulsava alla maniera d'un grosso Aneurisma. L'infermo dopo qual-
che giorno di riposo nello Spedale se ne partì; ma non fu perduto
di vista. Dopo alcuni mesi è stato osservato, che non solamente il
moncone, ma altresì il rimanente tutto della coscia mutilata sin quasi
al fianco, accresciuto in grossezza, pulsava a modo d' Aneurisma ; e
che inoltre maneggiando quel resto di coscia, si sentiva profonda-
mente in essa una crepitazione, come di frantumi d'ossa stritolate,
prova non equivoca, che la sostanza ossea veniva ammollita, indi
assorbita , rimanendo intatte le partì molli che coprivano 1' osso
male affetto. Sulla fine della State del 1798 quest' uomo infelice,
consunto da lenta febbre rientrò nello Spedale, e pochi giorni dopo
morì. Furono tosto iniettati i vasi arteriosi femorali , e spiccato il
pezzo dalla pelvi mi fu trasmesso da unirsi al primo.

Aperto per la sua lunghezza il tumore, poiché tale si poteva
chiamare il resto della coscia stata amputata, l'ho trovato pieno di
grumi sanguigni cotennosi , simili a quelli che si riscontrano nel ca-
vo degli Aneurismi . La sostanza dell' osso del femore era slata assor-
bita per tutto il tratto che era dall'apice del moncone sino in vici-
nanza del trocantere grande, e stava per progredire 1' assorbimento
sul colio del femore parimenti . Il periostio di tutta questa porzione
di femore , dal moncone al trocantere , era rimasto intatto, ingros-
sato , intersperso di vasi sanguigni assai dilatati, e convertito in una
guaina, che teneva luogo di sacco Aneurismatico . Ambedue questi
pezzi sono conservati nel Gabinetto Patologico di questa Università (g).

(a) Tuv. X Fig. I. IT. Cg) QUGSt0 caso differisce essenzialmente da quello descriuo da Piu-ussio, ed inserito

Fi j J_ a. f. Fi". II. c. c. nelle Effemeridi dei Curiosi della natura an. 1715 Cent. III. IV. Osserv. XIX.

.° sotto questo titolo: tumor Ancurysmaticus gcnu sinistri, incisione tandem cauta

(c) ' 6' G' °' ^' fcliciter persanatus. Codesto tumore non era propriamente che una grande Ecliimosi

(d) F»g- II- d. succeduta in una Monaca pel lungo slare in ginocchio sul duro suolo.

(e) Fig. II. h b»
(0 Fig. I. g. g.
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