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La morte di Ermocrate , e l'esito felice dell'ultima guerra ,oiimP.xeni.3
aveano alzato l'animo de' Cartaginesi all' intero conquisto dell' i-
sola nostra. Però Annibale ed Imilcone venivano con 120 mila sol-
dati all'impresa (194). Grandissima allora divenne la costernazione
de' Siciliani. Siracusa chiedeva a'Greci d'Italia alleanza e soccorso,
e gli Agragantini, temendo a ragione d'essere i primi a sostenere il
peso di quella guerra, apparecchiavansi alle difese, trasportando en-
tro le mura il frumento, e quanto aveavi di meglio nel paese all'in-
torno 5 ponendo a guardia dell'Ateneo i3oo Campani, che pria
con Amilcare avean parteggiato, ed unendo a' loro difensori i5oo
soldati, che lo sparlano Desippo condotti aveva da Gela.
Era di quel tempo Agragante fiorentissima per numero di po-
polo, per copiose ricchezze e per isquisitezza di costumi. I suoi
tempi ugguagliavano i più famosi della Sicilia non solo, ma della
stessa Grecia, e i magnifici sepolcri , mostravano le ricchezze ed
il fasto de' suoi cittadini , fra i quali per 1' ospitalità e la lar-
ghezza dell' animo, Gellia celebrato veniva sopra tutti e per ogni
dove (195).
Moveano intanto gli Affricani contro la città, e partite le schiere
in due fazioni., l'una poneasi a campo sul colle vicino, e l'altra
anche più presso alle mura, ed in quel sito medesimo, ove i se-
polcri degli illustri estinti sorgevano. Ordinava Annibale si demo-
lissero, ma un fulmine scoppiato sul monumento di Terone, parve
annunziare lo sdegno degli dei. Difatti la peste che allora venne
nel campo, e della quale perì lo stesso Annibale, confortando sì
fatta credenza , mosse Imilcone ad astenersi dell' empio coman-
do (196).
Giungeva in questo mezzo Dafneo con 3o. mila Siracusani, e
valicato rimera affrontavasi coi Cartaginesi. Aspra ferveva la pu-
gna, ma superando il valore de' primi, gli Affricani rotti su tutti i
punti fuggivano , ed eran già per rinnovarsi ne' campi di Agra-
gante le antiche glorie d'Imera, se i comandanti della città, in-
gannati da Desippo, non avessero impedito agli assediali, che istan-
temente il chiedeano, di scagliarsi contro i vinti nemici.
Continuava l'assedio, e gli affari de' Cartaginesi, stretti da De-
fneo e ridotti stremi di sussistenza , peggioravano di giorno in
giorno. Volle però la lor sorte che un convoglio siracusano, ca-
La morte di Ermocrate , e l'esito felice dell'ultima guerra ,oiimP.xeni.3
aveano alzato l'animo de' Cartaginesi all' intero conquisto dell' i-
sola nostra. Però Annibale ed Imilcone venivano con 120 mila sol-
dati all'impresa (194). Grandissima allora divenne la costernazione
de' Siciliani. Siracusa chiedeva a'Greci d'Italia alleanza e soccorso,
e gli Agragantini, temendo a ragione d'essere i primi a sostenere il
peso di quella guerra, apparecchiavansi alle difese, trasportando en-
tro le mura il frumento, e quanto aveavi di meglio nel paese all'in-
torno 5 ponendo a guardia dell'Ateneo i3oo Campani, che pria
con Amilcare avean parteggiato, ed unendo a' loro difensori i5oo
soldati, che lo sparlano Desippo condotti aveva da Gela.
Era di quel tempo Agragante fiorentissima per numero di po-
polo, per copiose ricchezze e per isquisitezza di costumi. I suoi
tempi ugguagliavano i più famosi della Sicilia non solo, ma della
stessa Grecia, e i magnifici sepolcri , mostravano le ricchezze ed
il fasto de' suoi cittadini , fra i quali per 1' ospitalità e la lar-
ghezza dell' animo, Gellia celebrato veniva sopra tutti e per ogni
dove (195).
Moveano intanto gli Affricani contro la città, e partite le schiere
in due fazioni., l'una poneasi a campo sul colle vicino, e l'altra
anche più presso alle mura, ed in quel sito medesimo, ove i se-
polcri degli illustri estinti sorgevano. Ordinava Annibale si demo-
lissero, ma un fulmine scoppiato sul monumento di Terone, parve
annunziare lo sdegno degli dei. Difatti la peste che allora venne
nel campo, e della quale perì lo stesso Annibale, confortando sì
fatta credenza , mosse Imilcone ad astenersi dell' empio coman-
do (196).
Giungeva in questo mezzo Dafneo con 3o. mila Siracusani, e
valicato rimera affrontavasi coi Cartaginesi. Aspra ferveva la pu-
gna, ma superando il valore de' primi, gli Affricani rotti su tutti i
punti fuggivano , ed eran già per rinnovarsi ne' campi di Agra-
gante le antiche glorie d'Imera, se i comandanti della città, in-
gannati da Desippo, non avessero impedito agli assediali, che istan-
temente il chiedeano, di scagliarsi contro i vinti nemici.
Continuava l'assedio, e gli affari de' Cartaginesi, stretti da De-
fneo e ridotti stremi di sussistenza , peggioravano di giorno in
giorno. Volle però la lor sorte che un convoglio siracusano, ca-