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Serradifalco, Domenico LoFaso Pietrasanta di
Le antichità della Sicilia (Band 1) — Palermo, 1834

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https://doi.org/10.11588/diglit.3399#0046
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Era la primavera, ed Imilcone, distrutti gli ultimi avanzi del-oiimp. xeni. 4
l'infelice Agragante, moveva all'assedio di Gela, che invano difesa
da Dionigi, veniva in potere de' Peni, i quali, più oltre spingen-
dosi, occupavano Camarilla abbandonata da'cittadini. Per si fatti
disastri tumultuava Siracusa, benché repressa dall'inaspettato ar-
rivo di Dionigi, e già sembrava accostarsi al tramonto la sorte di
lui , quando i vincitori Cartaginesi , oppressi da fiero contagio ,
chiedevano i primi la pace.

Convennesi dunque che Cartagine, oltre agli antichi domini,
avesse il posesso del paese de' Sicani, dei Selinuntini, degli Agra-
gantini e degli Imeresi; i Leontini, i Messeni ed i Siculi si ser-
bassero liberi, ed i Siracusani a Dionigi soggetti (198). Or questi,
poiché rassodò con ogni modo la sua potestà , onde farsi strada
all'altre sue imprese, mosse contro i Siculi e le città calcidiche, na-
turali nemici de' Siracusani. Etna ultimo nido de' rivoltosi, En-
na, Catana, Nasso, e poscia Leontino, caddero in suo potere, ed
Arconide, capo degli Erbitani,stringevasi seco lui in alleanza(i99).
Cosi Dionigi carico di gloria tornava in Siracusa, ove nello spa-01™P-X,CIV-4

o O ' 1 a. G. C. 401-

zio di 20 giorni 60 mila uomini , confortati dal di lui esempio
e dalle sue promesse, ergevano a difesa dell'Epipoli una muraglia
lunga 3o stadi, di torri e di ogni difesa fornita (200).

Venuto il nuovo anno, e distrigatosi, per opera di Laomedonte, ^hgpcx^Jo/
della guerra di che i Reggini ed i Messeni lo minacciavano, volse
Dionigi la mente al compimento del suo vasto disegno , quello
cioè di liberar la Sicilia dagli Affricani. Videsi allora trasmutata
Siracusa in una vasta ufficina di armieri. Quivi inventavasi la
catapulta (201), là le quinqueremi. Sorgeva nel porto il vastissimo
arsenale capace di ricovrare 320 navi (202), e numerose schiere
assoldavansi ; sicché, compiuti gli apparecchi , ivano i messi di
Dionigi a inlimar guerra alla sconfortata Cartagine , non ancor
riavuta dal sofferto contagio.

Già l'esercito siracusano, forte di 80 mila soldati, marciava alla oiimp. xcv. 4
volta d'Erice, e i Camarinesi, i Geloi, gli Agraganlini, gl'Imeresi,
e i Selinunzi, affrancandosi dal servaggio de' Peni, venivano ad
ingrossarne le schiere. Erice cedeva alle sue armi. Le altre città,
all'infuori di Ancira, Solunto, Egesta, Panormo ed Entella, inchi-
navansi al vincitore; e Mozia, abbandonata da Imilcone a se stes-
Anlich. della Sic. Voi. 1. io
 
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