(ig) Veci. 1. e. part. II, pag. 108, e part.
Ili, pag. 128, e le note 44, 45 e 46.
(20) Dion. Cass. lib. LI. — Suet. in Vit. Au-
gusl. e. 29.
(21) Muller: Stor. Univers. lib. IX, e. 8.
(22) Cassiod. Far. Hisl. lib. Ili, n. 4g:
Saxa, quae suggeritis de amphiteairo longa
vetustaie collapsa, nec aliquid ornatui pu-
blico jam prodesse, nisi solas turpes ruìnas
estendere, licentiam vobis eorum in usus
dumlaxat publicos damus; ut in murorum fa-
ciem surgat, quod non polest prodesse, si
jaceat.— Di-Giovanni Cod. Dipi. Sie. n.° 38,
pag. 79, e. 82.
(23) Misure de' più celebri anfiteatri;
asse mag. asse
dell' arena minore
Anfit. Flavio......... p- 320. 5 ..... 200.—
» di Terragona. » 327. 1 ..... 2i3. 9
Campano...... J 294.10 ..... 177. 7
di Catana..... » 282.— ..... 208. 9
di Siracusa... » 272.10 ..... i54-—
di Pola........ » 271. 1 ..... 173. 6
di Nerone .... j 257. 2 ..... 102.—
d' Otricoli.... » 247. 9 ..... 147. 2
» di Terme..... » i85\— ..... i25.—
» di Pompei.... » ia5. 9 ..... 67. 8
s Puteolano..... j 280.— ..... i5o.—
Dalle quali misure risulta che l'anfiteatro di Ca-
tana può dirsi il terzo in grandezza ; percioc-
ché sebbene nell'asse maggiore della sua arena
sia dodici palmi minore del campano, pure lo
supera di oltre a 3o palmi nell'asse minore.
(24) Athen. lib. I, e. i4-
(2Ò') Presso i Greci erano i bagni una parte
accessoria de' ginnasi , e delle palestre (veci.
Vitruv. lib. V, e. II); ma i Romani ne fecero
un edificio particolare. Abbiamo in Dione che
Mecenate fu il primo ad ergere bagni caldi in
Roma : primus Romae natatorium aquis cali-
dis referlur instiluisse (lib. LV, 778).
(26) Sexti Rufi, De Rcgionibus Urbis Ro-
mae lib. V.— Gracv. Thesaur. Anliq. Roman.
toni. Ili, pag. 89. — P. Victoris De Regio/i.
Vrb. Romae lib. V. —Gracv. 1. e. pag. 99.
( 93 )
(27) Plin. lib. IV, epist. 8.
(28) Aram. Marceli, lib. XVI, e. 6.
(29) Vitruv. lib. V, cap. io.
(30) I bagni più completi contenevano sette
parti diverse. La prima era Y apoditerium, o.ito-
Svr-^piov, ossia il luogo destinato a spogliarsi.
La seconda, il bagno freddo, che i Romani
addimandavano frigidarium , o frigida lava-
iio, ed i Greci Aourpoy.
La terza, il tepidarium, ruptaropiov, la quale
siccome osserviamo nella dipintura che rappre-
senta le terme di Faustina madre, pubblicata
dal Winkelmann (Mon. /ned. n.° 2o4), ed in
un' altra de' bagni di Tito ( Trad. frane, di
Winkelmann tom. II, pi. XXXVII), vedesi
situata tra il frigidarium e la camerata sudatio.
La quarta era la stufa, addimandata Iaconi-
cum, da un vaso coverto, che ricevendo la fiam-
ma dal vicino hypocaustum, comunicava alla
stufa il calore che richiedevasi. Ed abbiamo in
Marziale (lib. VI, epigr. 42), che questo vaso
avea tal nome ricevuto dalla Laconia , 0v'era
stato inventato:
Rilus si placeant libi Laeonum,
Conlenlus potes arido vapore,
Cruda virgine, Marliaque mergi.
La quinta era il balneum, o calida lavalio,
jSxWTiar^piov, 3sp,uoXYry[«, cioè il bagno caldo ,
che conteneva nel mezzo la piscina o bagno, ap-
pellato alveum, intorno al quale correva un am-
bulacro addimandato schola.
La sesta sala dicevasi poi 1' alaeptherium ,
àXsreù'rrlptoy, cioè il luogo ove conservavansi
gli olii e gli unguenti per unger coloro che
uscivan dal bagno, ed era riscaldata dall'ipo-
causto.
La settima finalmente era 1' Hypocaustum ,
cioè un fornello sotterraneo,il cui fondo pendeva
verso lo sportello, pel quale vi s'introducevan
le legne, e sul quale ergevansi certi pilastrini
di terra cotta alti due piedi, suspensura, de-
stinati a sorreggere il pavimento delle sale sotto
le quali stende vasi l'ipocausto. Oltre alle suc-
cennate sale addette particolarmente all'uso dei
bagni, altre ancora ve n' erano annesse; come
lo sferistero ed il conìstero, ove conservavasi
la polvere pe' lottatori; il coriceo, o la sala per
isbarbarsi e vestirsi; 1' efebeo, dove apprende.
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Ili, pag. 128, e le note 44, 45 e 46.
(20) Dion. Cass. lib. LI. — Suet. in Vit. Au-
gusl. e. 29.
(21) Muller: Stor. Univers. lib. IX, e. 8.
(22) Cassiod. Far. Hisl. lib. Ili, n. 4g:
Saxa, quae suggeritis de amphiteairo longa
vetustaie collapsa, nec aliquid ornatui pu-
blico jam prodesse, nisi solas turpes ruìnas
estendere, licentiam vobis eorum in usus
dumlaxat publicos damus; ut in murorum fa-
ciem surgat, quod non polest prodesse, si
jaceat.— Di-Giovanni Cod. Dipi. Sie. n.° 38,
pag. 79, e. 82.
(23) Misure de' più celebri anfiteatri;
asse mag. asse
dell' arena minore
Anfit. Flavio......... p- 320. 5 ..... 200.—
» di Terragona. » 327. 1 ..... 2i3. 9
Campano...... J 294.10 ..... 177. 7
di Catana..... » 282.— ..... 208. 9
di Siracusa... » 272.10 ..... i54-—
di Pola........ » 271. 1 ..... 173. 6
di Nerone .... j 257. 2 ..... 102.—
d' Otricoli.... » 247. 9 ..... 147. 2
» di Terme..... » i85\— ..... i25.—
» di Pompei.... » ia5. 9 ..... 67. 8
s Puteolano..... j 280.— ..... i5o.—
Dalle quali misure risulta che l'anfiteatro di Ca-
tana può dirsi il terzo in grandezza ; percioc-
ché sebbene nell'asse maggiore della sua arena
sia dodici palmi minore del campano, pure lo
supera di oltre a 3o palmi nell'asse minore.
(24) Athen. lib. I, e. i4-
(2Ò') Presso i Greci erano i bagni una parte
accessoria de' ginnasi , e delle palestre (veci.
Vitruv. lib. V, e. II); ma i Romani ne fecero
un edificio particolare. Abbiamo in Dione che
Mecenate fu il primo ad ergere bagni caldi in
Roma : primus Romae natatorium aquis cali-
dis referlur instiluisse (lib. LV, 778).
(26) Sexti Rufi, De Rcgionibus Urbis Ro-
mae lib. V.— Gracv. Thesaur. Anliq. Roman.
toni. Ili, pag. 89. — P. Victoris De Regio/i.
Vrb. Romae lib. V. —Gracv. 1. e. pag. 99.
( 93 )
(27) Plin. lib. IV, epist. 8.
(28) Aram. Marceli, lib. XVI, e. 6.
(29) Vitruv. lib. V, cap. io.
(30) I bagni più completi contenevano sette
parti diverse. La prima era Y apoditerium, o.ito-
Svr-^piov, ossia il luogo destinato a spogliarsi.
La seconda, il bagno freddo, che i Romani
addimandavano frigidarium , o frigida lava-
iio, ed i Greci Aourpoy.
La terza, il tepidarium, ruptaropiov, la quale
siccome osserviamo nella dipintura che rappre-
senta le terme di Faustina madre, pubblicata
dal Winkelmann (Mon. /ned. n.° 2o4), ed in
un' altra de' bagni di Tito ( Trad. frane, di
Winkelmann tom. II, pi. XXXVII), vedesi
situata tra il frigidarium e la camerata sudatio.
La quarta era la stufa, addimandata Iaconi-
cum, da un vaso coverto, che ricevendo la fiam-
ma dal vicino hypocaustum, comunicava alla
stufa il calore che richiedevasi. Ed abbiamo in
Marziale (lib. VI, epigr. 42), che questo vaso
avea tal nome ricevuto dalla Laconia , 0v'era
stato inventato:
Rilus si placeant libi Laeonum,
Conlenlus potes arido vapore,
Cruda virgine, Marliaque mergi.
La quinta era il balneum, o calida lavalio,
jSxWTiar^piov, 3sp,uoXYry[«, cioè il bagno caldo ,
che conteneva nel mezzo la piscina o bagno, ap-
pellato alveum, intorno al quale correva un am-
bulacro addimandato schola.
La sesta sala dicevasi poi 1' alaeptherium ,
àXsreù'rrlptoy, cioè il luogo ove conservavansi
gli olii e gli unguenti per unger coloro che
uscivan dal bagno, ed era riscaldata dall'ipo-
causto.
La settima finalmente era 1' Hypocaustum ,
cioè un fornello sotterraneo,il cui fondo pendeva
verso lo sportello, pel quale vi s'introducevan
le legne, e sul quale ergevansi certi pilastrini
di terra cotta alti due piedi, suspensura, de-
stinati a sorreggere il pavimento delle sale sotto
le quali stende vasi l'ipocausto. Oltre alle suc-
cennate sale addette particolarmente all'uso dei
bagni, altre ancora ve n' erano annesse; come
lo sferistero ed il conìstero, ove conservavasi
la polvere pe' lottatori; il coriceo, o la sala per
isbarbarsi e vestirsi; 1' efebeo, dove apprende.
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