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Trombetta, Paolo
Donatello — Roma [u.a.]: Loescher, 1887

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https://doi.org/10.11588/diglit.66195#0250
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- 194 —

i crucci, gli affanni ; ci sentiam ridivenir giovani e intoniamo
l’inno di Tannliàuser a Venere — alla Bellezza:
« Diva d’Amor, te sola l’estro mio
D’inno immortale onori al mondo ognor !
La tua beltade appaga ogni desio,
Raccolse in te Natura ogni tesor !
Che ardente ti serrò sopra il suo petto
Che sia l’amore ei sol saper potrà.... »


Il DAVID in bronzo.
(Museo Nazionale, Firenze).
Nel David in bronzo si compie l’incarnazione dell’ideale.
Ecco la Statua.
Non ombra di vestimento: un cappello, la cui foggia ri-
corda molto il petaso greco, ornato d’una corona; un paio di
borzacchini assententi alle gambe e ai piedi, onde però lascian
libere l’estremità — ecco tutto il costume del giovane pastore,
del glorioso vincitor di Golia.
Così Donatello il primo — ricordiamolo bene — ha rimesso
io onore, dopo venti secoli di vergognoso abbandono, lo studio
del nudo e ha osato mostrar senza veli agli sguardi umani la
più bella, la più meravigliasa opera della Natura che ci sia
dato contemplare.
Ma non dimentichiamo quanti nobili sforzi sono stati ne-
cessari a render possibile il compimento di sì grande e salu-
tare rivoluzione.
La faccia bellissima ombreggiata dal cappello, gli occhi rive-
lanti un’anima in pace con se stessa, ben equilibrata, la bocca
respirante una vita piena e tranquilla, il torso modellato come
di più perfetti non ce ne lasciò la Statuaria greca, le braccia
e le cosce degne appendici di sì bel tronco, nobilissimo l’at-
teggiamento — è impossibile veder più squisita fattura di
questo David. (V. Tav. XIV).
 
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