L I B R O S E C O N D O.
*JÌ
ce adunque Ja sorte che fu morto un popolano iit
una zuffa clove più Nohili intervennero, tra i quali
fu Messer Corso Donati, al quale coine al più au-
dace degli altri fu attribuita Ja colpa. E perciò fu
daJ Capitano del popolo prcso, e comunque la co-
sa s’andasse, o che Messer Corso non aveisc crrato,
o che il Capitano tenaesse di condannarlo, fu asso-
Juto. La qualc assoluzione tanto al popolo dispia-
cque , che prese lc armi, e corse a casa di Giano del-
Ja L’ella a pregarlo clie dovessc-esscre opcratorc, che
si osservassero quclle Jeggi delle qunli eglì era sfato
invcntore. Giano, che desiderava che Mcsser Corso
foffc punito , non sece postre Je armi, come molti
giudicavano che dovesse fare,ma gli consortò a gire
ai Signori a dolejsi dcl caso, e prcgargli che doves-
sero provedervi. II popoìo pertanto pieno di sde-
gno , parendogli esscre offeso dai Cauitano, e da
Giano abbandonato) non a’ Signori, ma al palagio
del Capitano gitosenc, quello prese e saccheggiò*
II quale atto dispiacque a tutti i cittadini, e quelli
che amavano la rovina di Giano lo accusavano, at-
tribuendo a lui tutta la colpa; di modo che trovan-
dosi tra i Signori che dipoi seguirono alcun suo ini-
mico, fu accusato al Capitano comc sollcvatorc del
Popolo; e mentre che b praticava la causa sua il
PopoJo S* artnò, e corse alie sne casc, offercndogli
contra i Signori suoi nemici la difesa. Non volle
Giano far esperienza di quefli popolari favori, ne
commettere la vita sua ai Magistrati, perchè tc-
meva la malignità di questi, e la instabilità di qucl.
li ; talchè pcr torre occasione ai nemici di ingiuriar
lui, c agli amici di offendere ia patria, deiibcrò.
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*JÌ
ce adunque Ja sorte che fu morto un popolano iit
una zuffa clove più Nohili intervennero, tra i quali
fu Messer Corso Donati, al quale coine al più au-
dace degli altri fu attribuita Ja colpa. E perciò fu
daJ Capitano del popolo prcso, e comunque la co-
sa s’andasse, o che Messer Corso non aveisc crrato,
o che il Capitano tenaesse di condannarlo, fu asso-
Juto. La qualc assoluzione tanto al popolo dispia-
cque , che prese lc armi, e corse a casa di Giano del-
Ja L’ella a pregarlo clie dovessc-esscre opcratorc, che
si osservassero quclle Jeggi delle qunli eglì era sfato
invcntore. Giano, che desiderava che Mcsser Corso
foffc punito , non sece postre Je armi, come molti
giudicavano che dovesse fare,ma gli consortò a gire
ai Signori a dolejsi dcl caso, e prcgargli che doves-
sero provedervi. II popoìo pertanto pieno di sde-
gno , parendogli esscre offeso dai Cauitano, e da
Giano abbandonato) non a’ Signori, ma al palagio
del Capitano gitosenc, quello prese e saccheggiò*
II quale atto dispiacque a tutti i cittadini, e quelli
che amavano la rovina di Giano lo accusavano, at-
tribuendo a lui tutta la colpa; di modo che trovan-
dosi tra i Signori che dipoi seguirono alcun suo ini-
mico, fu accusato al Capitano comc sollcvatorc del
Popolo; e mentre che b praticava la causa sua il
PopoJo S* artnò, e corse alie sne casc, offercndogli
contra i Signori suoi nemici la difesa. Non volle
Giano far esperienza di quefli popolari favori, ne
commettere la vita sua ai Magistrati, perchè tc-
meva la malignità di questi, e la instabilità di qucl.
li ; talchè pcr torre occasione ai nemici di ingiuriar
lui, c agli amici di offendere ia patria, deiibcrò.
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