D E L L E I S T O Pv I E
cavano amatori, sì ristrinsero, nè pensarono, cono-
sciute le forze deì Duca, di potervi far altro rime-
dio, che pregarlo e vcder dove le forze non erano
sufficienti, se i preghi, o a rimuoverlo dalia im-
prc-sa , o a fare la sua Signoria meno acerba basta-
vano. Andarono pertanto parte de’ Signori a tro-
varlo, e uno di Joro gli parlò in quesh sentenza.
„Noi vegnamo, o Signore, a voi , mossi prima
„daiie voure oomande, dipoi dai comandamenti che
„voi avcte fatti per ragunar ii Popclo ; pcrchè ci
„par etser certi, che voivogliate iiirzordinariamentc
,,ottener quelio che per l’erdinario noi non v’ abbi-
„amo aceon enrito. Nè la nostra intenzione è con
„alcnna forza opporei ai disegni vostri, ma solo di
„dimostrcrvj quanro sia per esservi grave il peso che
„voi vi a'recare adoiso , e pcricoloso il partito che
,,voi pigi’iate, acciocchè lempre vi possiatc ricordare
„de’ coniigli nostri, e di quelli di colore- i quaii
„ altrimente non per vostra utilirà, nia per sfcgar la
,,rabbia loro v i consigliano. Voi ccrcate far scrva
„una cittn la quaie sciiipre è vivuta iibera; perchè
„!a Signor/a, che noi concedenrmo già ai Rcali di
,Napoii, fu ’ compagnia e non servitù. Avcte voi
considerato quanto in una città simile a questa im-
porti, e quanto iia gagliardo il nomc delia libertà ?
,,il qi.aie torza alcuna non doma, tempo alcuno
,,non consuma, e mcrito alcnno non contrappesa.
„Pensate , Signore , quante ferze iicno necelsaric a
,itener scrva una tanta città. Quelle-, che forcstiere
voi potetc sempre tenerc, non bastano. Di quclle
„di dentro voi non vi potcte fidarc ; perchè queili
»,chc vl sono ora amici, e che a pigliar questo par-
„tito