Libro SeCokdo.
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tìuanto a quei pcriceli, ne’ quali per qnesio poteva
incorrere non gli Itiipava, perehe' egli era ussìcio
di uomo non buono, per timore del male lasciarc
il bcne, e di pusillanimo, per un fine dubbio non
seguire una gloriosa impresa j e ch’ e’ credeva por-
tarsi in modo, che in breve tempo aver dilui con-
fidato poco, e temuto troppo conoscerebbero. Con-
vennero adunque i Signori, vcdendo di non poter
far altro benc, che la mattina seguenre il popolo si
raunasse sopra la piazza loro, con l’ antorità del
quale si desse per un anno al Duca la Signoria,
con queile condizioni che già a Carlo Duca di Ca-
lavria si era data. Era l’ ottavo giorno di Settein-
brc, e I’ anno 1342 quando il Duca, accompagna-
to da Mcsser Giovan della Tosi c turti i suoi con-
sorti , e da molti altri cittadini, venne in piazza, c
insieme con la Signoria sali sopra la ringhiera, chc
così chiamano i Fiorentini quei gradi che sono a
piè ckl palagio de’ Signori, dove si lessero al popo-
10 le convcnzioni fatte tra le Signoria e lui. E
quando si venne lcggcndo a quella parte dove per
un anno se gii dava la Signoria, si gridò pcr il po-
polo: A VITA. E levandolì MesserFrancescoRu-
ssichegli, uno de’ Signori, per parlare c mitignre
11 tumulto, furono le sue parole ccn le grida intcr-
rotte ; in modo che per il consenso del popolo noii
per un anno, ma in perpetuo fu eletto Signore,
e prcso c portato tra Ja moltitudine, gridando per
la piazza il nome suo. E' consuetudine chc quello,
ch’ è preposto alla guardia del palagio, stia in assen-
za de’ Signori serrato dentro, al quale uiìlcio era al-
iora deputato K.iniejri kdi Giotto, Costui corrotto
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tìuanto a quei pcriceli, ne’ quali per qnesio poteva
incorrere non gli Itiipava, perehe' egli era ussìcio
di uomo non buono, per timore del male lasciarc
il bcne, e di pusillanimo, per un fine dubbio non
seguire una gloriosa impresa j e ch’ e’ credeva por-
tarsi in modo, che in breve tempo aver dilui con-
fidato poco, e temuto troppo conoscerebbero. Con-
vennero adunque i Signori, vcdendo di non poter
far altro benc, che la mattina seguenre il popolo si
raunasse sopra la piazza loro, con l’ antorità del
quale si desse per un anno al Duca la Signoria,
con queile condizioni che già a Carlo Duca di Ca-
lavria si era data. Era l’ ottavo giorno di Settein-
brc, e I’ anno 1342 quando il Duca, accompagna-
to da Mcsser Giovan della Tosi c turti i suoi con-
sorti , e da molti altri cittadini, venne in piazza, c
insieme con la Signoria sali sopra la ringhiera, chc
così chiamano i Fiorentini quei gradi che sono a
piè ckl palagio de’ Signori, dove si lessero al popo-
10 le convcnzioni fatte tra le Signoria e lui. E
quando si venne lcggcndo a quella parte dove per
un anno se gii dava la Signoria, si gridò pcr il po-
polo: A VITA. E levandolì MesserFrancescoRu-
ssichegli, uno de’ Signori, per parlare c mitignre
11 tumulto, furono le sue parole ccn le grida intcr-
rotte ; in modo che per il consenso del popolo noii
per un anno, ma in perpetuo fu eletto Signore,
e prcso c portato tra Ja moltitudine, gridando per
la piazza il nome suo. E' consuetudine chc quello,
ch’ è preposto alla guardia del palagio, stia in assen-
za de’ Signori serrato dentro, al quale uiìlcio era al-
iora deputato K.iniejri kdi Giotto, Costui corrotto