Libro Ottavo*
43?
l’de picne ri’ ira, e con fatti pieni’ di crudeltài Pazzt
perscguitava. Già erano ic loro case cjal popolo oc»
cupate, e Francesco cosx ignudo fu di casa tratto, e
al palagio cond.otto, fu accanto aii* Arcivescovo
e agiì altri appiccato, Nè fu posiìbile pcr ingiuria
che pcr il caniino o poi gli fosse satta o dctta, fargli
parlare alcuna cosa- ma gusrdando altrui fisso, senza
dolcrsi sjitrameme tacito sospirava, Gugiielmo de*
Pazzi di Lorenzo cqgnaro, neiìe case di quciio. e pei*
l’ innoccnza sua, c pcr l’aiuto di Bìaiica sua m.oglie
si sakò. Non fu cittadino t!;c armato o disarmato
non andasie alie casc di Lorenzo in qucDa necelsità,
e ciaschcdnno sc, e ie soshnzc suegii ofieriva. Tau-
epa.Ja fortuna e la grazia, che quella casa per la
sua prudcnza c Jiberalità s aveva acquisiata* RJnato
de’ Pazzi s’ cra (qusndo il caso scguì) ncila sit3 Visi
la ritirato. Dondc intendendo ia. cosa si volle tra-
vcfiito fuggire ; nondimeno su pcr il camìno cono-»
siiuto, c prcso, e aFirenze condotto, Fuancorapre»
so Messer Giacopo ncl passare i* Alpi > perchè inteso
da quelli Alpigini il caso segnito a Firenzc, e vedu»
ta la fuga di quello, fu da loro astaìito, e a Firenze
mcnato. Nc potette ( ancora cbe più volte nc gli
prcgasse) impetrare d’essere da loro per il camino
ammazzaro. Furono Messer Giacopo c Rinato giu-
dicati a morte;, -dopo quattro giorni che’ 1 caso era
ieguito, F, sra tante tnorti chc in quci giorni era-
no state fattc, ch’ avevano ripiene di membra d’uo-
mini !c vic, ncn ne fu con misericordia altrss che
quefìa di nip.ato riguardatà, per dscr tcnuto uomo
sivio e buono, nc di quella superbia notato che gìi
sltri di quella famiglia accusati erano4 E perchè
Bbbb que.
43?
l’de picne ri’ ira, e con fatti pieni’ di crudeltài Pazzt
perscguitava. Già erano ic loro case cjal popolo oc»
cupate, e Francesco cosx ignudo fu di casa tratto, e
al palagio cond.otto, fu accanto aii* Arcivescovo
e agiì altri appiccato, Nè fu posiìbile pcr ingiuria
che pcr il caniino o poi gli fosse satta o dctta, fargli
parlare alcuna cosa- ma gusrdando altrui fisso, senza
dolcrsi sjitrameme tacito sospirava, Gugiielmo de*
Pazzi di Lorenzo cqgnaro, neiìe case di quciio. e pei*
l’ innoccnza sua, c pcr l’aiuto di Bìaiica sua m.oglie
si sakò. Non fu cittadino t!;c armato o disarmato
non andasie alie casc di Lorenzo in qucDa necelsità,
e ciaschcdnno sc, e ie soshnzc suegii ofieriva. Tau-
epa.Ja fortuna e la grazia, che quella casa per la
sua prudcnza c Jiberalità s aveva acquisiata* RJnato
de’ Pazzi s’ cra (qusndo il caso scguì) ncila sit3 Visi
la ritirato. Dondc intendendo ia. cosa si volle tra-
vcfiito fuggire ; nondimeno su pcr il camìno cono-»
siiuto, c prcso, e aFirenze condotto, Fuancorapre»
so Messer Giacopo ncl passare i* Alpi > perchè inteso
da quelli Alpigini il caso segnito a Firenzc, e vedu»
ta la fuga di quello, fu da loro astaìito, e a Firenze
mcnato. Nc potette ( ancora cbe più volte nc gli
prcgasse) impetrare d’essere da loro per il camino
ammazzaro. Furono Messer Giacopo c Rinato giu-
dicati a morte;, -dopo quattro giorni che’ 1 caso era
ieguito, F, sra tante tnorti chc in quci giorni era-
no state fattc, ch’ avevano ripiene di membra d’uo-
mini !c vic, ncn ne fu con misericordia altrss che
quefìa di nip.ato riguardatà, per dscr tcnuto uomo
sivio e buono, nc di quella superbia notato che gìi
sltri di quella famiglia accusati erano4 E perchè
Bbbb que.