JS E C O N D Ac
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gai-e, che gli dovesTc piacere, di non correr furia»
satnente a volere nella sua vecchiezza delia figliuo-
la divenire inicidiale s e a bruttarsi le rnani cìel san-
gue d’ un sao fan.te, e che egli altra maniera tro-c
vasiTe a soddisfare all’ ira sua, siccomc di fargli im-
prigionare } e in prigione fientare ? e piognere il
peccato commesib. E tanto e quefie e molte alrrq
parole gli andò dicendo la santa donna, che csia d*
lu’cidergli l’ anim.o suo rivolse, e corrandò , che in
diversi, luoghi ciatcun di loro imprigionato fosie, o
quivi guardati bene, e con p.oco cibo e con molta
dis/gio servati infmo a tanto, chc clso alt.ro delibe-
rasie di loro, e così fu fatto. Quaie sa vita loro in
cattività % e in continue lagrime-ein più lunghi
dig.iuni, che Icro non sarieit bisognati, <i fo.sie, cia»'
scuno se-1 può pensare, Stnnd.o adunque G.iann.ot-
to e la Spiita in vita ccsì dolcnte, c essen.dovi già.
uno anno senza ricordarsi Currado di ior dunoratb
awenne, che il Re Piero d’ Araona pcc trattnto d£
Messcr Gian. di Proeida l’ isoia di, Cicilia ribe’lò e
tolse ai Rc Carlo , di che Currado come gliibellino,
fece gran fefia, la qual ccsa Giannptto sentendo da.
alcuno di quelli,. che a guarclia I’ aveano, gittò.
un gran sospiro, e disse. Ahi Iasso mc,. chc pasia-
ti sono omai quattordici anni, che io sono andato-
tapinando per lo mondo niuna altra cosi aspsttan-
do che quefia , la quale, ora che veputa c , accioc-.
chc io mai d’ avcr bene più non speri , m ha t.rova-5.
to in prigione, della quale mai se non. mort.o usci«a.
re non spero. E come, disse il prigionjerecho.
monta a te quello, che i grandisiimi Re si facciarto?
che avevi tu a su-e in. Cicilia? A cui Gin.nnotto disr-
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gai-e, che gli dovesTc piacere, di non correr furia»
satnente a volere nella sua vecchiezza delia figliuo-
la divenire inicidiale s e a bruttarsi le rnani cìel san-
gue d’ un sao fan.te, e che egli altra maniera tro-c
vasiTe a soddisfare all’ ira sua, siccomc di fargli im-
prigionare } e in prigione fientare ? e piognere il
peccato commesib. E tanto e quefie e molte alrrq
parole gli andò dicendo la santa donna, che csia d*
lu’cidergli l’ anim.o suo rivolse, e corrandò , che in
diversi, luoghi ciatcun di loro imprigionato fosie, o
quivi guardati bene, e con p.oco cibo e con molta
dis/gio servati infmo a tanto, chc clso alt.ro delibe-
rasie di loro, e così fu fatto. Quaie sa vita loro in
cattività % e in continue lagrime-ein più lunghi
dig.iuni, che Icro non sarieit bisognati, <i fo.sie, cia»'
scuno se-1 può pensare, Stnnd.o adunque G.iann.ot-
to e la Spiita in vita ccsì dolcnte, c essen.dovi già.
uno anno senza ricordarsi Currado di ior dunoratb
awenne, che il Re Piero d’ Araona pcc trattnto d£
Messcr Gian. di Proeida l’ isoia di, Cicilia ribe’lò e
tolse ai Rc Carlo , di che Currado come gliibellino,
fece gran fefia, la qual ccsa Giannptto sentendo da.
alcuno di quelli,. che a guarclia I’ aveano, gittò.
un gran sospiro, e disse. Ahi Iasso mc,. chc pasia-
ti sono omai quattordici anni, che io sono andato-
tapinando per lo mondo niuna altra cosi aspsttan-
do che quefia , la quale, ora che veputa c , accioc-.
chc io mai d’ avcr bene più non speri , m ha t.rova-5.
to in prigione, della quale mai se non. mort.o usci«a.
re non spero. E come, disse il prigionjerecho.
monta a te quello, che i grandisiimi Re si facciarto?
che avevi tu a su-e in. Cicilia? A cui Gin.nnotto disr-