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Boccaccio, Giovanni; Valenti, Giuseppe ¬de¬ [Editor]
La Sublime Scuola Italiana: Ovvero Le Più Eccellenti Opere Di Petrarca, Ariosto, Dante, T. Tasso, Pulci, Tassoni, Sannazzaro, Chiabrera, Burchiello. Macchiavelli, Boccaccio, Casa, Varchi, Sperone Speroni, Lollio, Gozzi, Martinelli, Algarotti (Prosatori ; Vol. 5): [Il Decamerone O Sia Le Cento Novelle Di Messer Giovanni Boccaccio] — Berlino, Stralsunda, 1788 [VD18 14337096]

DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.30439#0023
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2243

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T E R z h,

'glie Tcudelinga rimasa ve-dova d-a Vetari Re slato si-
milmente de’ LongobaTdi, la qualc fu bdiisTnna don-
na savia e oneiìa molto, ma male avventurata in ama-
dore. Ed csscndo alquanto per la virtù e per lo scn-
no di questo Re Agilulfle cose de’ Longobardi prO”
spere e in quiete, avvenne , che un palafrenierc del-
ìa dettn Reina, ttorao quanto a nazione di viiiillma
condizione, ma per altro da troppo più, che da così
vil mestiere, e della persona bello e grande così, co-
me il Re fosse , senza misura della Reina s’ innamo-
rò, e perciocchè il suo basso ssato non gli avea tol-
to, che egli non conoscesse qucsto suo amore esser
fuor d’ ogni convenienza , fìccome savio a niuna
persona il palesava, nè eziandio a lei con gli occhi
ardiva di scopririo. E quantu-nque iènza alcuna spe-
ranza vivesse di dover mai a Jei piacere, pur seco si
gloriava , che in a!ta parte avesse allogati i saoi pcn-
sieri, e come colui, che tutto ardeva in amoroso fuo-
co, studióiamente faceva oitre ad ogn altro de’ suoi
compagni ogni coià, la qual credeva , che alia Rei-
na dovestè piacere. Perchè interveniva che la Reina
dovendo cavakare, più volentieri il palafreno da co-
stui guardato cavalcava, che alcuno altro, il che
quando avveniva, costui in grandissima grazia se’i
reputava, e maì daila staffa non le si partiva, beato
tenendosi qualora pure i panni toccar le poteva* Ma
come noi veggiamo asiai Ibvcnte avvenire, quanto
ja speranza diventa miuore, ranto s amor maggior
farsi , cosx in questo povero palafreniere avvenia in*
tanto, che gravissimo gli era il poter compoitare il
gran disio cosx' nascoso, come saceva, no« eikndo
PvosaU Vol. Vk R da
 
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