Q UINTA,
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e avcndo ogni cosa'udka da lui , ’come fìata era, e
partir volendosi , il richiamò Gianni e disscgli. Deh
Signor mio (se esTer può) impetratemi una grazia
da chi così mi fa fìare. Ruggieri doinandò, quale ?
a cui Gianni disse, Ic> veggio, che io debbo e to-
stamente rnorirc, voglio adunque di grazia, checo-
me io sono con questa giovane, la quale io ho più
che la mia vira atnata, e cila me, con le reni] a iei
voltato, ed ella a me, chc noi h'amo co’ vih l’ uno
till’ altro rivoiri, acciocchè morendo io , vedendo il
viso suo, ne polsa andar consolato. Ruggieri riden-
do disse. Volentieri? Io farò sì, che tu la.vedrai
ancor tanto, che ti rincresceià. E partitosi cìa lui
comandò a coioro, a’ quali imposio era di dover
quesca cosa mandare ad esecuzione, che senza altro
comandamento del R.e non doveffero più avanri fa-
re, che fatto sosse, e lènza dimorare ai R.a se n’an-
dò. Al quale , quantunque turbato il vedesse, non
lasciò|di dire ii parer luo, e disscgli. Re, di che
t’ hanno offeso i due giovani, i quali là giù nella
piazza hai comanckro che arsi sieno? II Re giieie
disse. Seguitò Ruggieri, II failo commeffo da lo-
ro il rnerita bene, ma non da te, e come i faiii me-
ritan punizione, così i benefici meritan guidcrdone,
oltre alla grazia e alla misericordia. Conosci tu chi
coloro sieno, i quali tu vuogli, che s’ àrdano? Ii
Re rispose di no. Disse ailor Ruggieri. E io vo-
giio che tu gii conosca, acciocchè tu veggi, quan-
to discretamente tu ti Iasci agli imperi deli’ ira rra-
sportare. II giovane è figliuolo di Landolfo diPro-
cida, sratei cainal di Messer Gian di Procida, per
Rk 3 1* ope»
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e avcndo ogni cosa'udka da lui , ’come fìata era, e
partir volendosi , il richiamò Gianni e disscgli. Deh
Signor mio (se esTer può) impetratemi una grazia
da chi così mi fa fìare. Ruggieri doinandò, quale ?
a cui Gianni disse, Ic> veggio, che io debbo e to-
stamente rnorirc, voglio adunque di grazia, checo-
me io sono con questa giovane, la quale io ho più
che la mia vira atnata, e cila me, con le reni] a iei
voltato, ed ella a me, chc noi h'amo co’ vih l’ uno
till’ altro rivoiri, acciocchè morendo io , vedendo il
viso suo, ne polsa andar consolato. Ruggieri riden-
do disse. Volentieri? Io farò sì, che tu la.vedrai
ancor tanto, che ti rincresceià. E partitosi cìa lui
comandò a coioro, a’ quali imposio era di dover
quesca cosa mandare ad esecuzione, che senza altro
comandamento del R.e non doveffero più avanri fa-
re, che fatto sosse, e lènza dimorare ai R.a se n’an-
dò. Al quale , quantunque turbato il vedesse, non
lasciò|di dire ii parer luo, e disscgli. Re, di che
t’ hanno offeso i due giovani, i quali là giù nella
piazza hai comanckro che arsi sieno? II Re giieie
disse. Seguitò Ruggieri, II failo commeffo da lo-
ro il rnerita bene, ma non da te, e come i faiii me-
ritan punizione, così i benefici meritan guidcrdone,
oltre alla grazia e alla misericordia. Conosci tu chi
coloro sieno, i quali tu vuogli, che s’ àrdano? Ii
Re rispose di no. Disse ailor Ruggieri. E io vo-
giio che tu gii conosca, acciocchè tu veggi, quan-
to discretamente tu ti Iasci agli imperi deli’ ira rra-
sportare. II giovane è figliuolo di Landolfo diPro-
cida, sratei cainal di Messer Gian di Procida, per
Rk 3 1* ope»