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Boccaccio, Giovanni; Valenti, Giuseppe ¬de¬ [Editor]
La Sublime Scuola Italiana: Ovvero Le Più Eccellenti Opere Di Petrarca, Ariosto, Dante, T. Tasso, Pulci, Tassoni, Sannazzaro, Chiabrera, Burchiello. Macchiavelli, Boccaccio, Casa, Varchi, Sperone Speroni, Lollio, Gozzi, Martinelli, Algarotti (Prosatori ; Vol. 5): [Il Decamerone O Sia Le Cento Novelle Di Messer Giovanni Boccaccio] — Berlino, Stralsunda, 1788 [VD18 14337096]

DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.30439#0327
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Sesta.

$47

te fì poscró a sedcre. E volendo già la Reina co-
inandare la prima novella -, avvenne cosa , chc ari-
cora avvenuta non v' erà, cioè, che per la Iteina
e per tutti fu un gran 'romore udito, che per ie
fanti e fatnigliari si saceva in cucina, laonde satto
chiamare il siniscalco, 'e domandato qual gridasse»
e quàl fosse del romore la cagione, rispose, che il
roiuore era tra Licisca e Tindaro, ma Ja cagione
egli non sapea, ìiccome colui, che 'pu're ailorà giu-
gnca pcr fargli stair cheti, qriando per parte di lei
era stato chiamàto. Aì qu'àle la Rcina comàndò,
che incontancrite qui'vi sacesse venire la Licisca e
Tindaso, i quali veìiuti doiriandò k Reina, quai
foste là ’càgiori'è del loro romore, Àlla quale volen-
-do Tindaro risp'ondere-, ìa Licisca, ehe attempateU
ta era, e anzi superba che 110 , e in su rl gridàr
i'iscaidata, vokatasi verso lui con un mal viso disse,
Vedi bestia ds uom , lche àrdisce, dove io sia, apar*
lare prima disne-, hscia dir me, e alla Rciria si-
Volta diile, Madonria costui mi vuoi rar conoìceré
ìa moglic di Sicofarite, e nè più iw mèno, come
■sc io eon ìei usata rion io’tsi -, mi Vuol stare a vedcre,
che ia riotte primà clie Sicosante 'giacque con leij,
Àdesser M -zza entraste in monte neso per fosza , e
c.ori 'lspargimerito di sn'rigue, e io dicó che rion è
Vero, 3'nzi v$ entrò .pacificamerite j e con grari pia-
cer di quei dentroi Eq è beri si béstia costui, cli4
egli si crcdc troppo bene , che ié giovani sicno sì
sciocche, che elle stièno a perdere ii tempo loro,
stando aìla bada dei padre e de’ fratelli, che dellé
sette volte le sei soprastanno tre o quasso àrirti più
Frosat, Vol, V% hT iì èhé
 
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