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Giorn’ata'
donna era gli parve vedere, ma pur non fìando g
queslo, disse a Giacomino, che di grazia voleva da
lui poterìe un’poco levare i capelli sopra la lìnistra
orecchia, di che Giacomino fu contento. fterna-
fcuccio accostatofì a lei , che vergognosamente stava,
levari con la man dritta i capelli la croce vide, laon*
de veramente conoscendo lei esser la sua figliuoìa te-
neramente cominciò a piagnere, e a abbracciarla,
corne che ella si contendesse ; e volto a Giacomia
disse. Fratel mio quessa è mia figliuola, la mia ca-
sa fu quella, chc fu da Guidotto rubata, e costei
nel furor subito vi fu dentro dalia mia donna e sua
snadre dimenticata, e infino a quì creduto abbiamo,
che costei nella casa, che mi su qucl dì stesiò arsiì,
m'dessc. La giovane udendo qu-csto, e vedendo
r tiomo atrempato, e dando slie parole fede, e da
occuita vi-rtù mossa, sostcnenao i suoi abbraccia-
rnenti, con lut tcneramente cominciò a piagneres,
Bernabuccio di presente mandò per la tnadre di lei,
c per aìtre sue parenti, e per le sorcile, e per i
fratelli, e a tutti mostratala e narrando il fatto, do-
po mille abbracciamenti fatta Ia festa grande, essen-
done Giacomino forte contento, secc a casa sua ne Ia
xnenò. Saputo qucsto il capirano della città, che
•valoroso uomo era, c conoscendo che Giannole , cui
prcso tenea, figliuolo era di Bernabuccio , e fratcl
oarnal di costei, avvisò di velersi del fallo commesso ’
da lui snansuetamente possare, e intromessosi in quc«
ste cosc con Bernabuccio, e con Giacomino , insie-
tne a Giannole c a Minghino gfece fare p3ce, e a
Minghinocon gran piacere di tutti i suoi parenti die-
de
Giorn’ata'
donna era gli parve vedere, ma pur non fìando g
queslo, disse a Giacomino, che di grazia voleva da
lui poterìe un’poco levare i capelli sopra la lìnistra
orecchia, di che Giacomino fu contento. fterna-
fcuccio accostatofì a lei , che vergognosamente stava,
levari con la man dritta i capelli la croce vide, laon*
de veramente conoscendo lei esser la sua figliuoìa te-
neramente cominciò a piagnere, e a abbracciarla,
corne che ella si contendesse ; e volto a Giacomia
disse. Fratel mio quessa è mia figliuola, la mia ca-
sa fu quella, chc fu da Guidotto rubata, e costei
nel furor subito vi fu dentro dalia mia donna e sua
snadre dimenticata, e infino a quì creduto abbiamo,
che costei nella casa, che mi su qucl dì stesiò arsiì,
m'dessc. La giovane udendo qu-csto, e vedendo
r tiomo atrempato, e dando slie parole fede, e da
occuita vi-rtù mossa, sostcnenao i suoi abbraccia-
rnenti, con lut tcneramente cominciò a piagneres,
Bernabuccio di presente mandò per la tnadre di lei,
c per aìtre sue parenti, e per le sorcile, e per i
fratelli, e a tutti mostratala e narrando il fatto, do-
po mille abbracciamenti fatta Ia festa grande, essen-
done Giacomino forte contento, secc a casa sua ne Ia
xnenò. Saputo qucsto il capirano della città, che
•valoroso uomo era, c conoscendo che Giannole , cui
prcso tenea, figliuolo era di Bernabuccio , e fratcl
oarnal di costei, avvisò di velersi del fallo commesso ’
da lui snansuetamente possare, e intromessosi in quc«
ste cosc con Bernabuccio, e con Giacomino , insie-
tne a Giannole c a Minghino gfece fare p3ce, e a
Minghinocon gran piacere di tutti i suoi parenti die-
de