Settima 61$
ne, e Iddio il ci ìnandò, che percerto, se venuto
non ci folse, noi avremmo oggi perduto il fanciul
nostro. Quando il Bescio santio udì questo, tutto
svenne, e diise come? 0 marito mio disTe la dou*
na, e’gli venne dianzi di subito uno sfinimento,
ch’ io mi credetti» che fosie morto, e non sapeva
nè che mi fare, nè che mi dire, se non che frate
Rinaldo nostro compare ci venne in quella, e re-
catoselo in collo disie. Comare questi son vermi-
ni, che egli ha in corpo, i quali gli s’ appressano
al cuore, e ucciderebbonlo troppo bene, ma non
abbiate paura, che io gl’ incanterò, e farogii mo-
rir tutti, e innanzi che io mi parta di quì voi
vedrete il fanciul sano, come voi yedeste mai, e
perciocchè tu ci bisognavi per dire certe orazio-
ni, e non ti seppe trovar la fante, le si fece dire
al compagno suo nel più alto luogo della nostra casa,
ed egli e io quà entro ce n’ entrammo, perciocchè al-
tri che la madre del fanciullo non può esier a così
fatto servigio, perchè altri non c’ impacciasse,
qui ci serrammo, e ancora l’ ha egli in braccio>
e credom’ io, ch’ egli non aspetti, se non che ij
compagno suo abbia compiute di dir l’ orazioni,
e sarebbe fatto, perciocché il fanciullo è già tut-
to tornato in se. II santoccio credendo queste
cose, tanto s affezion del figiiuol lo strinse3 cheegÙ
non pose 1’ animo all’ inganno fattogli dalla mo*
glie, ma gittato un gran sospiro diise. Io il vo-
glio andare a vedere. Disse la donna. Non an-
dare, che tu guasteresti ciò che s’ è fatto, aspetta-
ti. Io voglio vedere, se tu vi puoi andare, e
chiamerotti» Frate Rinaldo, che ogni cosa udita
fìr 3 avea
ne, e Iddio il ci ìnandò, che percerto, se venuto
non ci folse, noi avremmo oggi perduto il fanciul
nostro. Quando il Bescio santio udì questo, tutto
svenne, e diise come? 0 marito mio disTe la dou*
na, e’gli venne dianzi di subito uno sfinimento,
ch’ io mi credetti» che fosie morto, e non sapeva
nè che mi fare, nè che mi dire, se non che frate
Rinaldo nostro compare ci venne in quella, e re-
catoselo in collo disie. Comare questi son vermi-
ni, che egli ha in corpo, i quali gli s’ appressano
al cuore, e ucciderebbonlo troppo bene, ma non
abbiate paura, che io gl’ incanterò, e farogii mo-
rir tutti, e innanzi che io mi parta di quì voi
vedrete il fanciul sano, come voi yedeste mai, e
perciocchè tu ci bisognavi per dire certe orazio-
ni, e non ti seppe trovar la fante, le si fece dire
al compagno suo nel più alto luogo della nostra casa,
ed egli e io quà entro ce n’ entrammo, perciocchè al-
tri che la madre del fanciullo non può esier a così
fatto servigio, perchè altri non c’ impacciasse,
qui ci serrammo, e ancora l’ ha egli in braccio>
e credom’ io, ch’ egli non aspetti, se non che ij
compagno suo abbia compiute di dir l’ orazioni,
e sarebbe fatto, perciocché il fanciullo è già tut-
to tornato in se. II santoccio credendo queste
cose, tanto s affezion del figiiuol lo strinse3 cheegÙ
non pose 1’ animo all’ inganno fattogli dalla mo*
glie, ma gittato un gran sospiro diise. Io il vo-
glio andare a vedere. Disse la donna. Non an-
dare, che tu guasteresti ciò che s’ è fatto, aspetta-
ti. Io voglio vedere, se tu vi puoi andare, e
chiamerotti» Frate Rinaldo, che ogni cosa udita
fìr 3 avea