Settìmà.
67§
risparmiate. Perehè lasciata andar la suà igno»
ranza in ciò per innanzi divenne savio> le quali
cose se frate Pdnaido avesse sapute non gli sarebbè
fìato bisogno d’andare sslogizzando, quando con-
vertì a’ suoi piaceri la sua buona comare.
Zeflro era ìevato per lo Sole, ché al ponente s*
avvicinava, quar.do il Re finita la sua novella, nè
altro alcun restandovi a dire, lévatosi la corona di
testa, sopra il capo la pose alla Lauretta dicendoé
IVIadonna io vi corono di voi medesima, Reinà
della nostra brigata, quello omai che credere, ché
piacer sxa di tutti, e consolazione, siccome donna
comanderetej e rìposesi a sedere. La Laurettà
divenuta Reina si fece chiamare ii smiscalco, ai
quale impose che ordinasse, che hella piacevolé
valle alquanto a migliore ora che l’ usato si met-
tesser le tavole, accioccliè poi ad agio si potessero
al palagio tornare, e appressó ciò, che a fare
avesse, mentre il suo reggimento durasse gli divi-
sò. Quindi rivolta alla compagnia disse. Dioneo
volle ieri, che oggi si ragionasse delle beffe, che
le donnefanno a’ mariti, e se non fosse, ch’ io non
voglio mostrare d’ essere d’ ischiatta di can botolo,
cheincontanentesi vuol vendicare, iodirei, che do-
mane si dovesse ragionar delle beffe, che gli uomi-
ni fanno alle lor mogli. IVIa lasciando fìar questo,
dico, che ciascun pensi di dire di quelle beffe, che
tutto il giorno o donna ad uomo , o uomo a don-
na, o 1’ uno uomo all’ altro si fanno, e credo*
che in questo sarà non men di piacevol ragionare,
Prosat. Vol' VI* Xx che
67§
risparmiate. Perehè lasciata andar la suà igno»
ranza in ciò per innanzi divenne savio> le quali
cose se frate Pdnaido avesse sapute non gli sarebbè
fìato bisogno d’andare sslogizzando, quando con-
vertì a’ suoi piaceri la sua buona comare.
Zeflro era ìevato per lo Sole, ché al ponente s*
avvicinava, quar.do il Re finita la sua novella, nè
altro alcun restandovi a dire, lévatosi la corona di
testa, sopra il capo la pose alla Lauretta dicendoé
IVIadonna io vi corono di voi medesima, Reinà
della nostra brigata, quello omai che credere, ché
piacer sxa di tutti, e consolazione, siccome donna
comanderetej e rìposesi a sedere. La Laurettà
divenuta Reina si fece chiamare ii smiscalco, ai
quale impose che ordinasse, che hella piacevolé
valle alquanto a migliore ora che l’ usato si met-
tesser le tavole, accioccliè poi ad agio si potessero
al palagio tornare, e appressó ciò, che a fare
avesse, mentre il suo reggimento durasse gli divi-
sò. Quindi rivolta alla compagnia disse. Dioneo
volle ieri, che oggi si ragionasse delle beffe, che
le donnefanno a’ mariti, e se non fosse, ch’ io non
voglio mostrare d’ essere d’ ischiatta di can botolo,
cheincontanentesi vuol vendicare, iodirei, che do-
mane si dovesse ragionar delle beffe, che gli uomi-
ni fanno alle lor mogli. IVIa lasciando fìar questo,
dico, che ciascun pensi di dire di quelle beffe, che
tutto il giorno o donna ad uomo , o uomo a don-
na, o 1’ uno uomo all’ altro si fanno, e credo*
che in questo sarà non men di piacevol ragionare,
Prosat. Vol' VI* Xx che