Gttava
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lui. Alla quale lo scolar disse. Euon dì Madon-
na. Sono ancora venute le damigelle? La donna
vedendolo e udendolo, ricominciò a piagner sor-
te, e pregollo che nella torre venisse, acciocchè
essa potesse parlargli, Lo scolare le fu di questo
assai cortese. La donna postasi a giacer boccone
sopra il batutto, il capo solo fece aila cateratta di
quello, e pìangnendo disse. Fiinieri, sicuramente,
se io ti diedi la mala notte, tu ti se’ ben di me
vendicato, perciocchè Cquantunque di luglio sia)
mi sono io creduta questa notte, stando ignuda,
assiderare, senza che io ho tantopianto e lo ’ngan-
no, che io ti feci, e la mia sciocchezza, che ti
credetti, che maraviglia è, come gli occhi mi sono
in capo rimasi, e perciò io ti prego non per amor
rìi me, la quale tu amar non dei, ma per amor
di te, che se’gentile uomo, che ti basti per vendet-
ta della ’ngiuria, la quale io ti feci, quello che
infino a questo punto satto hai, e saccimi i miei
panni recare, e che io possa rìi quà su discendere,
e non mi voler tor quello, che tu poscia vogiien-
rìo render non mi potresti, cioè s onor mio, che
se io tolsi a te s esser con meco quella notte, io
ogn’ ora, che a grado ti fia, te ne possb render
molte per quella una. Bastiti adunque questo, e
come a valente uomo sieti asiai 1’ esserti potuto
vendicare, el’averlomi fatto conoscere; non volere
Je tue forze contro ad una femmina esercitare.
Niuna gloria è ad una aquila 1’ aver vinta una co-
lomba. Dunque per 1’ amore d’ Iddio, e per onor
di te t’ incresca di me. Lo scolare con siero
animo seco la ricevutaingiuria rivolgendo, e veg-
gendo
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lui. Alla quale lo scolar disse. Euon dì Madon-
na. Sono ancora venute le damigelle? La donna
vedendolo e udendolo, ricominciò a piagner sor-
te, e pregollo che nella torre venisse, acciocchè
essa potesse parlargli, Lo scolare le fu di questo
assai cortese. La donna postasi a giacer boccone
sopra il batutto, il capo solo fece aila cateratta di
quello, e pìangnendo disse. Fiinieri, sicuramente,
se io ti diedi la mala notte, tu ti se’ ben di me
vendicato, perciocchè Cquantunque di luglio sia)
mi sono io creduta questa notte, stando ignuda,
assiderare, senza che io ho tantopianto e lo ’ngan-
no, che io ti feci, e la mia sciocchezza, che ti
credetti, che maraviglia è, come gli occhi mi sono
in capo rimasi, e perciò io ti prego non per amor
rìi me, la quale tu amar non dei, ma per amor
di te, che se’gentile uomo, che ti basti per vendet-
ta della ’ngiuria, la quale io ti feci, quello che
infino a questo punto satto hai, e saccimi i miei
panni recare, e che io possa rìi quà su discendere,
e non mi voler tor quello, che tu poscia vogiien-
rìo render non mi potresti, cioè s onor mio, che
se io tolsi a te s esser con meco quella notte, io
ogn’ ora, che a grado ti fia, te ne possb render
molte per quella una. Bastiti adunque questo, e
come a valente uomo sieti asiai 1’ esserti potuto
vendicare, el’averlomi fatto conoscere; non volere
Je tue forze contro ad una femmina esercitare.
Niuna gloria è ad una aquila 1’ aver vinta una co-
lomba. Dunque per 1’ amore d’ Iddio, e per onor
di te t’ incresca di me. Lo scolare con siero
animo seco la ricevutaingiuria rivolgendo, e veg-
gendo