VITA DI GVGLIELMO MARCII. 51
gaFiorentino le quali fenestre da maestro Claudio,& da Guglielmo furono
latiorate,ancora che poi per il lacco {pezzate,per trarne i piombi, per le palle
degliarchibusule quali erano cercamele marauigliose. Oltra quelle ne fece«
ro per le camere Papali infinite, delle quali il medesimo auuenne,che dell’al
tre due.E t oggi ancora se ne vede vna nella camera del fuoco di Raffaello so-
pra torre Borgia;nelle quali sono angeli,che tengono l’arme di Leon X.Fece
ro ancoram S.Maria del Popolo due fenestre nella capella di dietro alla Ma-
dóna có le storie della vita di lei;lequali di quel mestiero furono lodatissime.
Et questeopere non meno gli acquetarono fama ,& nomejche comodità al
là vita. Ma maelfro Claudio disòrdinando molto nel mangiare, & bere, co-
me è co (lume di quella nazione, cosa pestifera all’aria di Roma, ammalò d’v-
na febbre si grane, eh e in sei giorni passò a l’altra vita. Perche Guglielmo ri
manendo soio, & quasi perduto senza il compagno,da se dipinse vna/ene-
stra in Santa Maria de Anima chiesa deTedeschi in Roma, pur di vetro’,la«
quale fu cagione,che Siluio Cardinale di Cortona gli fece offerte, & conué
ne seco perche in Cortona sua patria alcune fenestre, Si altre opere gli faceti
se: onde seco in Cortona lo condusfe a abitare. E t la prima opera, che faces
-se fu la facciata di casa sua, che evolta su la piazza, laquale dipinse di chiaro
oseuro, & dentro vi fece Crotone,& gli altri primi fondatori di quella città,
laonde il Cardinale conoscendo Guglielmo non meno buona persòna che
ottimo maestro di quella arte, gli fece fare nella piene di Cortona la fenestri
delia cappella maggiore. Ncllaquale fece la Natiuità di Christo, & i Magi,
che l’adorano. Haueua Guglielmo bello Ipirito, ingegno, e gradissima pra»
Cica nel maneggiare i vetri ; Se massimamente nel dispensare in modo i colo
ri, che i chiari uenissero nelle prime figure ; & ipiu oseuri di mano in mano
in quelle, che andauano piu lontane ; & in questa parte fu raro, & veramé-
teeccellente. Hebbe poi nel dipignergli ottimo giudizio ; onde conduceua
le figure tanto vnite, che elle si allontanauanó apoco apoco per modo, che
non si apiccauano, ne con i casamen ti, ne con i paesi, e pareuano dipinte in
vnaTauola, ò piu tostodi rilieuo. Hebbe inuenzione, & varietà nella com-
positione delle storie,e le fece ricche,e molto accomodate, ageuolando il mo
do di fare, quelle pitture,che vanno commesledi pezzi di vetri, ilchepareua
& è veramente a chi non ha questa pratica, e destrezza difficilissimo. Dise-
-gnò cosrui le sue pitture perle finestre con tanto buon modo, & ordine, che
le^commettiture de’piombi, & de’ferriche attrauersano, in certi luoghi,l’ac
comodarono di maniera nelle congiun ture delle figure, e n elle pieghe de’pa
ni, che non si conoscano: anzidauano tanta grazia,che piu non harebbefac
to il pennello, & cosi seppe fare della necessità virtù. Adopraua Guglielmo
.solamente di due sorti colori, per ombrare que’vetri, che voleua reggessino
al fuoco : l’vno fu scaglia di ferro ; & l’altro sraglia di rame ; Quella di ferro
neragl’ombrauai panni, i capelli,& i casàmenti, & l’altra, ciò è quella di ra
me,che fa tanè le carnagioni. Siseruiua anco aliai d’vnapietradura, che
viene di fiandra,e di Francia’, che oggi si chiama lapis Amotica,cheè di colo
re rodo, eseruemolto per brunire l’oro; E pesta prima in vn mortaio di bró
zo, & poi con vn macinello di ferro sopra vnapiastra di rame,òd’ottonc,e te
perata àgomma, in sui vetro fa diurnamente, Non haueua Guglielmo quan
m 2.
gaFiorentino le quali fenestre da maestro Claudio,& da Guglielmo furono
latiorate,ancora che poi per il lacco {pezzate,per trarne i piombi, per le palle
degliarchibusule quali erano cercamele marauigliose. Oltra quelle ne fece«
ro per le camere Papali infinite, delle quali il medesimo auuenne,che dell’al
tre due.E t oggi ancora se ne vede vna nella camera del fuoco di Raffaello so-
pra torre Borgia;nelle quali sono angeli,che tengono l’arme di Leon X.Fece
ro ancoram S.Maria del Popolo due fenestre nella capella di dietro alla Ma-
dóna có le storie della vita di lei;lequali di quel mestiero furono lodatissime.
Et questeopere non meno gli acquetarono fama ,& nomejche comodità al
là vita. Ma maelfro Claudio disòrdinando molto nel mangiare, & bere, co-
me è co (lume di quella nazione, cosa pestifera all’aria di Roma, ammalò d’v-
na febbre si grane, eh e in sei giorni passò a l’altra vita. Perche Guglielmo ri
manendo soio, & quasi perduto senza il compagno,da se dipinse vna/ene-
stra in Santa Maria de Anima chiesa deTedeschi in Roma, pur di vetro’,la«
quale fu cagione,che Siluio Cardinale di Cortona gli fece offerte, & conué
ne seco perche in Cortona sua patria alcune fenestre, Si altre opere gli faceti
se: onde seco in Cortona lo condusfe a abitare. E t la prima opera, che faces
-se fu la facciata di casa sua, che evolta su la piazza, laquale dipinse di chiaro
oseuro, & dentro vi fece Crotone,& gli altri primi fondatori di quella città,
laonde il Cardinale conoscendo Guglielmo non meno buona persòna che
ottimo maestro di quella arte, gli fece fare nella piene di Cortona la fenestri
delia cappella maggiore. Ncllaquale fece la Natiuità di Christo, & i Magi,
che l’adorano. Haueua Guglielmo bello Ipirito, ingegno, e gradissima pra»
Cica nel maneggiare i vetri ; Se massimamente nel dispensare in modo i colo
ri, che i chiari uenissero nelle prime figure ; & ipiu oseuri di mano in mano
in quelle, che andauano piu lontane ; & in questa parte fu raro, & veramé-
teeccellente. Hebbe poi nel dipignergli ottimo giudizio ; onde conduceua
le figure tanto vnite, che elle si allontanauanó apoco apoco per modo, che
non si apiccauano, ne con i casamen ti, ne con i paesi, e pareuano dipinte in
vnaTauola, ò piu tostodi rilieuo. Hebbe inuenzione, & varietà nella com-
positione delle storie,e le fece ricche,e molto accomodate, ageuolando il mo
do di fare, quelle pitture,che vanno commesledi pezzi di vetri, ilchepareua
& è veramente a chi non ha questa pratica, e destrezza difficilissimo. Dise-
-gnò cosrui le sue pitture perle finestre con tanto buon modo, & ordine, che
le^commettiture de’piombi, & de’ferriche attrauersano, in certi luoghi,l’ac
comodarono di maniera nelle congiun ture delle figure, e n elle pieghe de’pa
ni, che non si conoscano: anzidauano tanta grazia,che piu non harebbefac
to il pennello, & cosi seppe fare della necessità virtù. Adopraua Guglielmo
.solamente di due sorti colori, per ombrare que’vetri, che voleua reggessino
al fuoco : l’vno fu scaglia di ferro ; & l’altro sraglia di rame ; Quella di ferro
neragl’ombrauai panni, i capelli,& i casàmenti, & l’altra, ciò è quella di ra
me,che fa tanè le carnagioni. Siseruiua anco aliai d’vnapietradura, che
viene di fiandra,e di Francia’, che oggi si chiama lapis Amotica,cheè di colo
re rodo, eseruemolto per brunire l’oro; E pesta prima in vn mortaio di bró
zo, & poi con vn macinello di ferro sopra vnapiastra di rame,òd’ottonc,e te
perata àgomma, in sui vetro fa diurnamente, Non haueua Guglielmo quan
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