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Vasari, Giorgio; Evangelista Dozza (Erben) [Contr.]
Delle Vite De' più Eccellenti Pittori, Scvltori Et Architetti (Parte Terza Primo Volume) — In Bologna: Presso gli Heredi di Euangelista Dozza, 1663

DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.72520#0368

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VITA DI FERINO DEL VAGA. „,
fa carne vera, più che dipinta . E certo si possono tenere per 1 più belli, che in
srefco facesse mai artefice nessuno ,la cagione è , che nel guardo , viuono ; nell'
attitudine ,simuouono, e ti fan legno con la bocca volere isnodar la parola , e
che l'arte vince la natura , anzi eh' ella confessa non potere fare in quella più di
quello . Fù quello lauoro di tanta bontà nel cospetto di chi intendeua l'arte , Venne ptnnB
che ne acquietò gran nome,ancorch'egh hauelle fatto molte opere, e si sapefle %"* "",%•
certo quello,che si sapeua del glande ingegno suo in quel mestiero,e se ne ten- '" <",%•
ne molto più conto, e maggiore dima,che prima non li era fatto . E per quella "'" " ""•
Cagione Lorenzo Pucci , Cardinale Santiquattro, hauendo preso alla Trinità ,
conuento de' Frati Calauresi , e Franciosi , che vedono i'habito di S.Francesco
di Paola,vna Capella a man manca, a lato alla Capella maggiore, l'allogò a Fe-
rino , accioche in freseo vi dipignesse la vita della N. Donna; la quale comin-
ciata da lui, finì tutta la volta,& vna facciata Cotto vn'arco : e cosi fuori di quel-
la, (opra vn'arco della Capella,fece due Profeti grandi di quattro braccia,e me-
zo, figurando Isaia,e Danielle,i quali nella grandezza loro modrano quell'arte,
e bontà di disegno, e vaghezza di colore , che può perfettamente modrare vna
Pittura fatta da artesice grande. Come apertamente vedrà,chi cósidcrarà l'Isàia,
che mentre legge si conosee la malinconia,che rende in se lo dudio,& il deside-
no nella nouità del leggere, perche affidato lo (guardo a vn libro , con vna ma-
no alla teda, mostra, come l'huomo dà qualche volta , quando egli studia , Si-
milmente il Danielle immoto alza la teda alle contemplationi Celedi,per isno- . befataime
dare i dubbij a' suoi popoli. Sono nel mezo di quelli, due putti,che tégono l'àr- ,e y^pcll®
me del Cardinale, co bella foggia di seudo, i quali, oltre 1'essere dipinti, che pa àtat^mU^
jono di carne , modrano ancor' esser di rilieuo. Sono lotto spartite nella volta Tanni ^
quattro dorie , diuidendole la Crociera,cioè gli spigoli delle volte. Nella prima cerato
è la Concettione d'essa N.Donna;nella seconda è la Natiuità Tua ; nella terza è, Pucci.
quando ella saglie i gradi del Tempio;e nella quarta,quando S.Gioseffo la Ipo-
sa. In vna faccia, quanto tiene l'arco della volta, è la tua Visitatione, nella qua-
le sono molte belle figure, e madimaméte alcune, che sono salite in sù certi ba-
samenti, che per veder meglio le cerimonie di quelle donne, danno con pron-
tezza molto naturale ; oltra che i casamenti, e l'altre figure hanno del buono, e
del bello in ogni loro atto. Non seguitò più giù, venendogli male,e guarito co-
minciò l'anno 1525. la pede,la quale fù di sì fatta sorte in Roma,che s'egl'i voi- pst QC^
le campar la vita, gli conuenne far proposito partirli . Era in quedo tempo io Rmg
detta Città il Piloto, orefice, ambimmo, e molto famigliare di Perino , il quale
haueua volontà partirli ; e così desinando vna mattina interne, persuase Perino
ad allontanarle venire a Firenze,attesocheera molti anni, ch'egli no ci era da-
to, e che non sarebbe se non grandissimo honor suo farli conoscere,e salciare ire
quella qualche segno dell'eccellenza sua. Et ancorché Andrea de' Ceri,e la mo-
glie, che 1'haueuanoallenato fodero morti, nondimeno egli, come nato in quel
paese, ancorché non ci hauelfe niente,ci haueua amore . Onde non passò mol-
to, ch'egli , & il Piloto vna mattina partirono,& in verso Firenze ne vennero :
Et arrivati in quella, hebbe grandissimo piacere ricreder le cose vecchie dipinte
da' maedri passati , che già gli furono Audio nella sua età puerile , ecosì ancora
quelle di que'maedri,che viueuano allhora, de' più celebrati , e tenuti migliori
in quella Città , nella quale, per opera de gli amici, gli fu allogato vn lauoro,
«fe dì sotte siditi. Aunenae, che trouandosi vili giorno seco, per fargli
Bono
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