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Vasari, Giorgio; Bellotti, Michele [Oth.]
Ragionamenti Del Signor Cavaliere Giorgio Vasari Pittore E Architetto Aretino Sopra Le Invenzioni Da Lui Dipinte In Firenze Nel Palazzo Di Loro Altezze Serenissime: Con Lo Illustriss. Ed Eccellentiss. Signore D. Francesco Medici Allora Principe Di Firenze ... — In Arezzo: Per Michele Bellotti Stampat. Vescov., 1762

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https://doi.org/10.11588/diglit.72028#0136
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118 RAGIONAMENTI
Caligliene , e Albertino Aldobrandi ; lassù in quel Palazzo de' Taddei era
alloggiatò il Duca di Malsi, ov'è sui tetto quella bandiera.
R Ditemi, s'io ho bene a mente, gli Spagnuoli seguitavan le lor tende fino
a San Gaggio, passando per la spiaggia di Marignolle, e Bellosguardo fi-
no a monte Oliveto?
G. Signor sì, e ancora nel poggio di Fiesole ve ne alloggiava, che suron gli
ultimi. V. E. guardi di là dal fiume d' Arno in quel piano di San Dona-
to in Polverosa quell' esercito : quelli sono i padiglioni, e le tende de' Lan-
zi; e in somma erano accampati intorno così come gli ho figurati; e an-
corché sia flato difficile metterlo insieme, mostra nondimeno effere, come
in effetto era, un grosso esercito.
P. E' vero: ma vi so ben dire, che Oranges, e nè manco gli altri Capita-
ni gia mai pensorno di trovare in Firenze tì grande resiftenza; e poiché
vedde, che con un esercito solo era difficile a espugnarla, ho inteso s'an-
dava trattenendo la Scaramuccia debole.
G. In quest'altro quadro è pur dipinta quella fcaramuccia sì terribile fatta a'
barioni di San Giorgio, e a San Niccolò; Umilmente quella, che si fece
alla porta a San Pier Gattolini sui poggio di Marignolle fino alle fonti, e
l'altra che s'è accomodata di figure piccolislime nel piano di San Salvi; e
ancora ci ho dipinto quando usciti a far legne fuor della Città, si appiccò
quella grande zuffa, nella quale restò prigione Francesco de' Bardi, e la
sua compagnia rotta, e insieme messa in mezzo- quella di Anguilotto Pi-
sino, e lui scannato, e morto con Cecco da Buti suo Alfiere dal Signor
Ferrante Vitelli, e dal Conte Pietro da San Secondo, e dal Principe d'
Oranges.
?, Quanto mi dite gia l'intesi: ma ditemi, che catello è quello, che è in
quello canto, ch'io veggo ardere, e combattere in quefta sioria?
G. Quefto è il catello della Lastra vicino al ponte a Signa in su la riva d'
Arno, il quale, come sapete, fu preso da Oranges; v'eran drento tre in-
segne di fanteria, le quali non poterono aver soccorso così a un tratto di
Firenze.
P. Sapeva, che Oranges andò a quella espugnazione con quattrocento caval-
li, e millecinquecento fanti , é quattro pezzi d'artiglierie : ma ditemi,
quest' altro quadro, eh' io veggo dipinto accanto alla fineflra, mi pare il
Castel d' Empoli.
G. Signore, io 1' ho ritratto dal naturale appunto. I Fiorentini in questa guer-
ra avevano disegnato far masia di nuove genti in quel castello, sperando
con la gran comodità, e fortezza del sico mettere in gran difficoltà lo
esercito, che era alloggiato da quella parte d'Arno; e pensavano con que-
fto castello sì sorte tenere aperta la via, e far comodità delle vettova-
glie, che venivano alla Città, delle quali cominciava a patire grandemen-
te; laddove intese quefle cose il Principe d'Cranges venne in speranza di
pigliarlo (scuramente, sendoli fiato referto, che Ferruccio nella sua partita
per Volterra vi aveva lassato poca gente sotto l'obbedienza del Commissa-
rio, il quale era poco tipetto della guerra , ma sì bene svisceratissmo delia
sazion popolare. Fu dato il carico al Marehese del Vaste, e a Don Diego
Ser-
 
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