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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 2,1): Testo — Rom, 1932

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https://doi.org/10.11588/diglit.2081#0071
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Capo V. - Sente dt bcueili.~iani



ha proposto due spiegazioni: «Probabilmente è qui Isacco
coi figli Esaù e Giacobbe, piuttosto che Giacobbe coi nipoti
Efraimo e Manasse » '. La prima è Ili sola vira; della seconda
produrremo un esempio affatto differente.

Il senso simbolico della scena è quello accennato, che
5. Paolo annette alle due benedizioni, e che consiste nel
premio stabilito da Dio per la fede nelle sue promesse. Nella
stessa fede, dice l'Apostolo immediatamente avanti le parole
citale, » Ah ramo offri Isacco... perchè Dio può risuscitare
dai morti n -, interpretazione tanto più a proposito in quanto
che si tratta d'una scena dell'arti: funeraria, appartenente
ancora al ni secolo, l'io è di qualche importanza per la stima
in cui era tenuta a Roma la lettera agli Ebrei, checché ne
dicano in contrario Eusebio * e s. Girolamo '.

Dopo essere stato benedetto dal padre, Giacobbe, per evi-
tare la vendetta del fratello Esaù, si diede alla fuga, recandosi
da l.abano, suo zio materno. Durante il viaggio ebbe quel
sogno che divenne oltremodo celebre nella Chiesa. Egli vide
una scala la cui sommiti toccava il cielo, ed angeli che salivano
e scendevano per essa, e il Signore innixùm scalae et di-
ce ntem si bi: Ego Mini Diiinimis I >ens Abraham patris tui, et
Deus Isaac: Terram, in qua dormis, tibi dabo et semini tuo...
et benedicentur in te et in semine tuo cunctae trihus terrac -s.
Testo di grande importanza, perché è il Signore stesso che
parla al dormiente e che gli conferma la I ir rudi/ione avuta dal
padre, raddoppiandola in tale guisa. Di questo passo bisogna
tener conto nella spiegazione dell'unica scultura rappresen-
tante il sogno. La dobbiamo allo stesso artista che ha scolpito
la più antica offerta di Caino e di Abele {toc. CLXXXVI, l).

La scena è disgraziatamente assai frammentaria. A destra
Giacobbe dorme sopra un terreno roccioso, in vetta al quale
SÌ scorge la testa d'un giovane, personificazione rudimentale
della rupe, che ritorna ancora sopra il coperchio del sarco-
fago di Adelfiii, culla di 11 e reo /a che ivi la testa è bar-
bata ''. Giacobbe ha pure la barba; era, conseguente-
mente, effigiato in abiti sacri, quindi da patriarca, non da

Che sì tratti del sogno, lo prova la scala, eretta a sinistra
della roccia. Avanti la scala sta un personaggio sacro, col
piede sinistro sopra un pinolo, come se volesse salire, e con
la mano sinistra Sopra il rispettivo ginocchio; colla destra
(distrutta) toccava la scala, — un angelo, senza dubbio. Della
sua testa imberbe s'è salvata soliamo la metà superiore.

Dal fondo emerge un personaggio, parimente sacro, però
con barba; egli fa colla destra il gesto oratorio, è quindi it
Signore che parla a Giacobbe nel sogno. Per evitare l'appa-
renza d'un colloquio con l'angelo, questi volta le spalle al
Signore, ma Io sta guardando, per ascoltarne le parole, che
non potè-non sentire, essendo il Signore innixus scalae ».
Cosi l'artista fece tutto il possibile per attenersi al racconto
biblico.

Proseguendo il suo \ iaggio, Giacobbe arrivò « nel |
verso Oriente e vide nel campo un pozzo e, appresso, tre
greggi di pecore che aspettavano di essere abbeverate.
I pastori gli dettero le prime notizie, buone, del suo zio l.a-
bano, annunziandogli inoltre che fra poco arriverebbe la
figlia di lui, Rachele, ci grci/ge del padre. Difatti, mentre
essi discorrevano ancora, venne Rachele < cum ovibus patris
sui; nani gregem ipsa pascehat ■. Non appena Giacobbe la
vide i amovit lapiderò quo puteus claudebatur. Et adaquato
grege, osculatus est eam: et elevata voce flevit », dandosi a
.e cugino; « at illa festinans a

Questo incontro era rappresentato sopra un coperchio
rinvenuto già al tempo del de Rossi nel cimitero di S. Callisto.
Ne rimane quanto basta per ricostruire in sostanza la scena.
Si vede una vasca sotto una tettoia sorretta da due colonne;
accanto sta una giovane donna a capo scoperto e vestita di
lunga tunica a mezze maniche, è rivolta a destra verso un
pastore in riposo, di cui sono rimaste le scarpe incrociate,
dunque senza dubbio (Giacobbe dinanzi a Rachele, prima
di farsi conoscere. In mezzo ad ambedue un cane alza la
testa guardando il padrone; più su riposava una pecora, ora
distrutta, tranne una zampa anteriore, piegata, e una me-
schina parte del petto.

La scena era quindi molto semplice, composta di ele-
menti presi dalle rappresentazioni pastorizie, i cui modelli
abbondavano nelle officine [lur. (,'I.XXXXIV, 3}. La scul-
tura è rude e negletta, come sogliono essere in genere quelle
dei coperchi. Malgrado la rozzezza, essa può datarsi ancora
dalla fine incirca del secolo III.

Le scene di Giacobbe fin qui descrìtte sono una bellis-
sima prova dell'importanza data a iptesto patriarca dall'arte
funeraria. Perciò è probabile che il coperchio ne avesse ancora
qualche altra rappresentazione, come quello di cui abbiamo
ora da trattare.

§ II. - Benedizione di Giacobbe.

Giuseppe ebreo, cui è toccala una parte cospicua nell'atte
monumentale del Medioevo, è figura ignota alla pittura
cimiteriale. Sulle sculture s'incontra una sola volta, 1
prima benedizione impartita da Giacobbe, sul letto di m
ad Efraim e Manasse, figli di lui. La sirena è effigiata su
pcrchio del sarcofago d'una martire (rati. CLIX, 2)". Scbben
fosse frantumato e adoperato coinè materiale, la scultura
contenente la benedizione e rimasta quasi integra.

La scena corrisponde al racconto biblico pitiche quella
della prima benedizione. Giuseppe collocò i figli davanti a
padre: «Et posuii Ephraim ad dcxtcram suani, id e
nistram Israel; Manasscn vero in sinistra sua, ad desterà
scilicet patris, applicuilqtie ambos ad tura-, Egli volle o

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