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Worsley, Richard [Sammler] [Editor]
Museum Worsleyanum: or, a collection of antique basso-relievos, bustos, statues, and gems ; with views of places in the Levant ; taken on the spot in the years MDCCLXXXV. VI. and VII. (Band 1) — London, 1824

DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.5309#0240
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non in battaglia, ma in insidia ; forse quest" attitudine gli è sembrata più propria,
volendo incidere una sola figura. Tanto più, che pari merito consideravasi in que'
tempi il tendere insidie accortamente, e '1 pugnare a forza aperta : così Omero
eongiunge :

*H òSov Ixùépevxi, fi avì^d<riv 7(pt poLxea-Qoci
Starsi in aguato, od infierire in pugna. II. A. v. 151.
Questa gemma è unica, e prova sempreppiù che YEvas della famosa patera dove Mer-
curio sta in atto di pesar le vite, non è altrimenti il nome Etrusco d'Ettore, come
pensa Winckelmann ne' Monumenti, ma è l'epiteto di Meninone, figlio dell' Aurora
Eoas, come ha sagacemente osservato il lodato Ab. Lanzi, nell' opera citata, non ancor
edita.

26. Molto curiosa è l'impressione di questa gemma, in cui vedesi incisa l'immagine
di Serapide, con sotto un aquila, alludente alla deità di Giove, che si unisce alle volte
nella persona di Serapide, come anche quella del Sole. A ciò alludono i raggi, che ha
Serapide in più monumenti, e i due candelabri, che sorgon da' lati, simboli del sole, e
battuti perciò ancora nelle medaglie d'Apollonia. Tai candelabri son composti di più
ordini di piattelli, ed hanno in cima un cuneo triplice. I candelabri a più candele
diceansi nel basso Grecismo, 2ifidpl2ov\oi, Tfu(3ctp(3ovXoi, ec. come ha osservato Salmasio..
Anche l'astro è simbolo del sole, e si vede in altre gemme, congiunto colle immagine
di Serapide, che, secondo Jablonski, fù l'emblema del sole hy emale, che i Greci con-
fusero con Plutone.

27. Questo intaglio è singolarmente curioso, essendo un' antica copia della statua di
Giove in Elide. L' originale opera fù di Fidia, cinquanta cubiti d' altezza, e passava
per una delle sette maraviglie del mondo. Siede sul trono, nel modo descritto da
Pausania ; composta era d' avorio, e d' oro, che si erano separati, ma fù con cautela
riparata da Demofoon, scultor di Messenia, con tanta sodisfazione degli Elio], che gli
accordarono un premio onorario. Colpita fù da un fulmine ne' tempi di Cesare; e
Caligola, volendola trasportare con altre statue, mandò Memmio Regolo in Grecia, con
ordini positivi di trasportarla a Roma ; ma Regolo si lasciò persuadere degli architetti,
eh' impiegò, che non si poteva trasportare. A' tempi di Giuliano, i migliori artisti
Greci andiedero a tempj di Giove in Elide, e di Minerva in Atene per copiare quelle
due statue celeberrime, che allora vi rimanevano. Neil' anno 416 però, Teodosio il
Grande ordinò che la statua di Giove trasportata fosse a Costantinopoli, dove fu
distrutta dal grand' incendio, che accadde ott' anni dopo. Allorché Fidia esibì la
prima volta questa statua, gli Ateniesi ne furono talmente colpiti, che gli domandarono
dove aveva egli prese quelle tremende fattezze di quel Dia. Rispose egli citando tre
versi d' Omero. L'Abate Arnauld ha con giudizia osservato, che gli artisti moderni
non s'avveggono del vantaggio, che derivar potrebbero dalla lettura d'Omero, e che al
foco del di lui ingegno le belle arti sono sommamente debitrici.

28. Testa dell' Africa, coperta dalla pelle di un elefante, è con eleganza incisa in
questo diaspro.

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