C ,J N T O
LVIII.
O chiunque tu sia, che voglia o caso
Peregrinando adduce a queste sponde $
Meraviglia maggior V orto , o V occaso
Non ha di ciò che l'isoletta asconde.
Paisa, se vuoi vederla, è persuaso
Toslo l'incauto a girne oltra quell' onde.
E perchè mal capace era la barca,
Gli scudieri abbandona, ed ei sol varca.
LIX.
Come è là giunto, cupido e vagante
Volge intorno lo sguardo, e nulla vede,
Fuorch'antri, ed acque, e fiori, ed erbe, e piante
Onde quasi schernito esser si crede.
Ma pur quel loco è così lieto, e in tante
Guise l'alletta, ch'ei si ferma e siede.
E disarma la fronte, e la ristaura
Al soave spirar di placid' aura.
LX.
Il fiume gorgogliar frattanto udio
Con novo suono, e là con gli occhi corse ;
E mover vide un'onda in mezzo al rio,
Che 'n le stelsa si volse, e si ritorse :
E quinci alquanto d'un crin biondo uscio :
E quinci di donzella un volto sorsè :
E quinci il petto, e le mammelle, e de la
Sua forma insin dove vergogna cela.
LXI.
Così dal palco di notturna scena
O Ninfa, o Dea tarda sorgendo appare.
Quella, benché non sia vera Sirena,
Ma sia magica larva, una ben pare
Di quelle che già presso alla Tirrena
Piaggia abitar V insidioso mare :
Ne men che 'n viso bella , in suono è dolce
E così canta, e '1 cielo e l'aure molce.
LVIII.
O chiunque tu sia, che voglia o caso
Peregrinando adduce a queste sponde $
Meraviglia maggior V orto , o V occaso
Non ha di ciò che l'isoletta asconde.
Paisa, se vuoi vederla, è persuaso
Toslo l'incauto a girne oltra quell' onde.
E perchè mal capace era la barca,
Gli scudieri abbandona, ed ei sol varca.
LIX.
Come è là giunto, cupido e vagante
Volge intorno lo sguardo, e nulla vede,
Fuorch'antri, ed acque, e fiori, ed erbe, e piante
Onde quasi schernito esser si crede.
Ma pur quel loco è così lieto, e in tante
Guise l'alletta, ch'ei si ferma e siede.
E disarma la fronte, e la ristaura
Al soave spirar di placid' aura.
LX.
Il fiume gorgogliar frattanto udio
Con novo suono, e là con gli occhi corse ;
E mover vide un'onda in mezzo al rio,
Che 'n le stelsa si volse, e si ritorse :
E quinci alquanto d'un crin biondo uscio :
E quinci di donzella un volto sorsè :
E quinci il petto, e le mammelle, e de la
Sua forma insin dove vergogna cela.
LXI.
Così dal palco di notturna scena
O Ninfa, o Dea tarda sorgendo appare.
Quella, benché non sia vera Sirena,
Ma sia magica larva, una ben pare
Di quelle che già presso alla Tirrena
Piaggia abitar V insidioso mare :
Ne men che 'n viso bella , in suono è dolce
E così canta, e '1 cielo e l'aure molce.