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Archivio storico dell'arte — 1.1888

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Fasc. X
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Venturi, Adolfo: Sperandio da Mantova
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https://doi.org/10.11588/diglit.17347#0510

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396

SPERANDIO DA MANTOVA

oh restitutam Italim libertatem. Ma la nuova protezione non dovette durare gran fatto, chè tutto
concorre a far ritenere che intorno al 1495 lo Sperandio mancasse ai vivi. E del breve periodo
in cui stette nella patria sua non riman forse che un'altra medaglia, quella del frate Ludovico
Brognolo, il quale non può essere l'ambasciatore mantovano a Roma, ma certo frate Lodovico Bro-
gnolo, di cui serbasi una lettera scritta al marchese Francesco Gonzaga dal convento presso Man-
tova, detto delle Grazie.1

Lo Heiss suppose che il Brognolo, citato dal G-regorovius, quale ambasciatore del marchese di
Mantova a Roma nel 1494, fosse Ludovico, ma invece era Giorgio, padre di Ludovico Brognolo.
Due furono quindi i Mantovani di questo nome e cognome. Uno di essi, di cui si trova menzione
per la prima volta nel 1492, era molto in istima presso il marchese Gonzaga, che gli affidò la po-
desteria di Viadana, una delle prime del suo Stato. La tenne dal 1503 al 1510, assentandosi in
questo periodo di tempo frequentemente per recarsi a Roma, d'ordine del suo signore, a trattarvi
affari diplomatici. Nel 1511 trovavasi presente, quale incaricato mantovano, all'assedio della Mi-
randola, e in quel torno ammalò gravemente. Egli però non può essere il personaggio ritratto
dallo Sperandio nella medaglia recante il motto spes . mea . in . deo . est. 2 Certamente in essa è raffi-
gurato il frate di cui abbiamo parlato.

Resterebbe ora a determinare quando lo Sperandio eseguisse la stupenda medaglia di Ago-
stino Barbarigo, doge di Venezia nel 1486 e morto nel 1501. Ragionevolmente, lo Heiss suppone che
essa fosse eseguita dopo la ritirata di Carlo Vili, contemporaneamente a quella di Francesco
Gonzaga e del poeta veneziano Antonio Vinciguerra. Resterebbe pure a determinare la data delle
medaglie di Camilla Marzana, vedova di Costante Sforza signore di Pesaro ' e di Federico da Mon-
tefeltro, prima duca di Urbino, morto nel 1482: e tanto più che le ipotesi dello'Heiss, il quale
ritiene eseguita la seconda in commemorazione della creazione del ducato di Urbino, e la prima
circa al 1489, quando la vedova Sforza si ritirò a Torricelli, non ci sembrano troppo chiaramente
fondate.

Noi dobbiamo chiudere questo studio sullo Sperandio, senza averlo potuto mostrare che sotto
l'aspetto del medaglista. Le medaglie che egli eseguì non sono forse che i rilievi caduti dalla sua
mensa; ma solo da essi noi possiamo farci una debole idea del valor suo. Come scultore, come ar-
chitetto, come orefice, come pittore non ci è dato più di ammirarlo; eppure i documenti ferraresi
parlano di lui, come scultore e come pittore; come scultore di ornamenti e figure di pietra
viene invitato a Faenza; come fonditore di artiglierie e come architetto viene raccomandato a
Francesco Gonzaga. Nonostante, l'artista vive nella nostra memoria per quelle operete, com'egli
le chiamava, ove lasciò ricordo di principi, di letterati, di cortigiani del Rinascimento. Cresciuto
a Ferrara, egli mostra d'aver risentito l'influsso del Pisanello, di Matteo de' Pasti e del Alare-
scotti, ch'egli imitò talora ne' rovesci delle sue medaglie. Il rovescio di quella di Carlo Grati ram-
menta quella di Malatesta Novello del Pisano, tanto nello scorcio di un cavallo, come nel guer-
riero, ginocchioni innanzi al Crocifìsso; nel rovescio della medaglia di Nicola Sanuti vedesi il
pellicano, che dà cibo ai nati suoi, come nell'altra di Vittorino da Feltre del Pisano stesso ; nel
rovescio di medaglie di Federico da Montefeltro e di Giovanni II Bentivoglio, i personaggi sono
raffigurati in armi sul destriero, in un modo simile a quello che si vede nella medaglia di Sigi-
smondo Pandolfo Malatesta, pure del Pisano, che s'ispirò a sigilli di feudatari. Un tempio adorna
il rovescio delle medaglie di Francesco Sforza e del Lanfredini, come quello del bronzo di Matteo
de' Pasti in onore di Pandolfo Malatesta medesimo. E come Matteo de' Pasti, in una variante di
rovescio di medaglia dedicata a quel principe, rappresentò seduta una figura allegorica, la Fortezza,
su di uno scanno, i cui bracciali sono ornati da teste sporgenti a destra e a sinistra della figura,
nel modo con cui sono rappresentati, nei sigilli reali, figure di re e di regine su faldistori; cosilo
Sperandio, nella medaglia di Antonio Sarzanella e di Camilla Marzana, raffigurò donne allegoriche

1 Lettera delli 19 novembre 1501 (arch. Gonzaga).

2 Le notizie su Lodovico Brognolo furono desunte da carte dell'archivio Gonzaga in Mantova, e cioè dal decreto col quale
il marchese confermava e rettificava a Ludovico Brognolo la donazione fatta a suo padre Giorgio di 300 jugeri di terra
posta nel vescovado di Reggiolo, 4 luglio 1492; da lettere di Francesco Brognolo, fratello di Lodovico, da Viadana, 1505, ecc.
 
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