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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. VIII-IX
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Fumia, Luigi: La facciata del duomo d'Orvieto, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0377
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LA FACCIATA DEL DUOMO D'ORVIETO

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soprastanti non ne rimanessero soddisfatti: perchè contemporaneamente altri tre disegni vennero
fuori; uno di maestro Giovannino, l'altro di maestro Francesco (forse maestro Francesco di Stefano
da Siena condotto nel 1447 e nel 1450 a lavorare nel duomo) e il terzo di maestro Pietro (forse
Pietro di Giovanni da Como scultore), tutti dell'Opera. La decisione dei soprastanti non preferì
l'uno più dell'altro; ma si risolvette così: di chiamare cioè Pietro Mei, persona intelligente in tale
lavorio (forse il Pietro Mei orafo occupato spesse volte nelle cose del duomo, stato nel 1450 camar-
lingo), e con maestro Giovannino si accordasse per togliere dai disegni di Francesco e di Pietro
le parti migliori, non che dal disegno di detto Giovannino, e si mettesse in opera così riformato *.
Ma sebbene non si rallentassero le provviste di marmi di Carrara e si preparassero le pietre per
i «pillieri» del frontone e per le cornici2; pure non si era ancora contenti dei disegni3. Il capo-
maestro fu cambiato, e fu condotto Antonio Federighi da Siena il 14 settembre 1451. Di lui dice
il Milanesi che fu uno dei più valenti scultori e architetti che vivessero a quei tempi in Siena, e
ne ricorda le opere principali nella loggia della mercanzia, nel duomo, nella loggia del papa, nella
cappella di piazza. Egli fu richiesto di due disegni di diversi scultori (« duo designa diversorum
schultorum ») ovvero si voleva che l'uno e l'altro si dessero a fare a Francesco e a Pietro «de Chiumo»,
e che si tornasse a proporre tutti questi disegni avanti ai Conservatori e ad una giunta di cittadinii.
E seguitavano a venire ancora i marmi di Carrara e i neri e i rossi5. Il 30 luglio 1452 arrivavano
due carrate del peso di libbre 20,066 e; sei più per libbre 32,870 e altre per 24,390 ". Intanto
Tommaso di Gado da Carrara lavorava a misura di braccia le cornici e i pilieri8. Altri marmi
di grandi dimensioni erano destinati a formarvi due leoni9. Maestri e lavoranti andavano per
quattro mesi da Orvieto a Carrara nel 1452, muniti di salvacondotto ottenuto per cura del Federighi
dal principe di Aragona figlio del re Alfonso, a cagione della guerra che ardeva fra Fiorentini
collegati col duca di Milano e la casa aragonese 10. Il Federighi stesso vi si recava l'anno dopo
appunto per lavorare il frontone. Egli faceva scrivere a Siena e a Firenze per avere i sal-
vacondotti sì da' Fiorentini come dal re n. Sapeva di andare con la coscienza non molto netta,
chè in patria non aveva lasciato le cose sue in troppo buon ordine. Giunto a Carrara, di là spediva
dal maggio al dicembre 1453 per 42,660 libbre di marmo, più un carico levato dal porto Valense
e condotto alla spiaggia di Corneto, di cui non si notò il peso, e sette pietre che arrivarono nel
febbraio 1454. 12

La copia di questo materiale fa conoscere che ormai la questione, già tanto agitata, del disegno,
era risoluta. Il merito può riferirsi di certo ad Antonio Federighi. In che cosa poteva mai consi-
stere tanta differenza? Non mi pare dubbio che dallo studio dei documenti non si scopra il punto
principale della difficoltà. Diam:) uno sguardo alle pergamene e vedremo che il triangolo della
cuspide basa immediatamente sulla cornice dell'occhio. Osserviamo le cuspidi laterali della pergamena
del Maitani. Tanto in quella a destra, quanto in quella a sinistra, col doppio andito soprapposto
o senza, la base della piccola cuspide cade sui gocciolatoi delle torri rappresentati nei due animali
aggettanti in fuori. Il quadro sottostante da un lato è immaginato con le tre finestrelle ciboriate
della galleria soprapposta; nell'altro lato rimane in attesa di una decorazione. Nel 1388 o intorno
a quel tempo, facilmente per consiglio dei due fiorentini chiamati a dare un parere, si levò via
la cornice di base al triangolo e del pari si rifiutò la loggia sovrapposta all'andito della variante
Maitani. La loggia se fosse stata eseguita avrebbe ripetuto il concetto decorativo di Niccola pisano
nelle cuspidi laterali della facciata di Siena. Invece, soppressa la linea di base del triangolo, lo si
fece muovere dall'andito immediatamente. Così fu prolungato il campo della cuspide con la super-

1 Arch. detto, Rif. 1448-1457, c. 184 t.

2 Arch. dotto, Rif. 1448-1457, c. 157 t, 189 t, 209.

3 Arch. detto, Rif. 1448-1458, c. 95.

1 Arch. detto, Rif. 1418-1457; 1452, febbraio . 28,
c. Ili t.

5 Arch. detto, Rif. 1448-1457, c. 157 t; 1451, dicem-
bre 16. ....
0 Arch. dotto, ivi, c. 123.

1 Arch. detto, Cam. 1449-1460; 1452, settembre 30.

* Arch. detto, Cam. 1445-1450; 1452, giugno 26. 1

s Arch. detto, Cam. 1419-1400; 1452, settembre 2.

10 Arch. detto, Cam. 1449-1400; 1452, ottobre 13.

" Arch. detto, Rif. 1448-1457 c. 238 t.

12 Arch. detto, Cam. 1445-1460; 1453, maggio 26;
agosto 11; Cam. 1449-1460; 1453 dicembre 22; Cam.
1445-1450; 1454, febbraio 23.

Arehioio storieo dell'Arte - Anno II. Fase. VIII-IX

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