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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. VI
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Venturi, Adolfo: Francesco di Simone Fiesolano
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0434

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ADOLFO VENTURI

ora malamente ricomposto nella Certosa di Bologna, ove fu trasportato. Anche qui abbiamo certe
forme consuetudinarie del maestro, quali i sostegni della salma ornati di palme baccellate, i
festoni attaccati e composti allo stesso modo che a Monteluce. Col ciborio di questo luogo, il
monumento Albergati ha una stretta simiglianza anche per le cornucopia con una palma nel
mezzo, e pel candelabro che orna i pilastri del monumento. Questo similmente si rivede nell'or-
nato della porta d'ingresso del palazzo Bevilacqua in Bologna, che fu giudicata già del Braman-
tino (tav. XXI). Però da molto tempo è invalsa l'opinione che l'opera appartenga ad un architetto
fiorentino; e che sia di Francesco di Simone non v'ha dubbio, sì per le candeliere citate de' pilastri
e gli ornati favati, come quelli della badia di Fiesole, e pel taglio e l'atteggiamento dei putti
de'pennacchi dell'arco. Il palazzo fu eretto nel 1481 per commissione del chiaro giurecon-
sulto Nicolò Sanuti, primo conte della Porretta; e in quell'anno Francesco di Simone aveva già
eseguito a Bologna il monumento Tartagni, e gli ornamenti di finestre pel San Petronio. Un'altra
opera in Bologna, che è stata dichiarata dal Lamo di Francesco di Simone ò la sepoltura che ora
porta il nome di Piriteo Malvezzi, pure proveniente dalla chiesa di San Francesco ed ora nella
Certosa di Bologna; ma non vi riscontriamo le forme consuete del nostro artista. Le pieghe delle
vesti della figura del defunto hanno addentrameli profondi e contorni taglienti, non le pieghe
grosse, a costole tondeggianti della figura dell'Albergati; e gli angioli che tengono la cartella
sembrano sospesi in aria, non curvi e come in atto di prendere il salto, qnali usò farli Fran-
cesco di Simone ; e le loro forme piatte e liscie non possono stare a riscontro con le tondeggianti
di quelle dei putti del nostro autore. Anche l'ornato non ha la sottigliezza di quello di Fran-
cesco di Simone, nò la ricchezza, nè certo usar di trapano suo proprio per ottenere effetti di
scuri, contrapposti a certi rigonfiamenti illuminati. Però vi sono molti particolari che lasciereb-
bero supporre affinità del monumento con l'arte di Francesco di Simone. Il monumento era de-
dicato a Pietro Fiesco, protonotario apostolico; ma nel 1806 l'architetto Yenturoli adattò la
tomba del Fiesco per il nuovo proprietario Malvezzi, e giunse sino a segare la testa antica della
figura stesa sul sarcofago, per sostituirvi invece quella del Malvezzi eseguita dallo scultore
De Maria. Questo è il monumento citato dal Lamo come opera di Francesco di Simone, e che
fu tolto da San Francesco quando si convertì in dogana la chiesa.

I putti in atto di darsi alla corsa sono sulla trabeazione del ciborio di Ostiglia, ora presso
il marchese Cavriani di Mantova; sono gli stessi angioli con le carni insaccate, provenienti da
un tipo di Verrocchio (vedi tav. XXII) In mezzo ai due angioli che spiccano il salto sul corni-
cione sta il Bambino Gesù benedicente, che sembra cavato da uno stampo dell'altro die sta nel
calice nel ciborio di Monteluce. Intorno all'arco della porta del ciborio vi sono le teste a sei ali
degli angioli, come a Monteluce, a Piandimeleto, nel lavabo attiguo alla sagrestia della badia
fiesolana, con lo stesso tipo derivato da Desiderio. L'Angiolo e Tobia, nella base del ciborio,
tengono invece del Verrocchio : la testa di Tobia parrebbe una traduzione in marmo di Lorenzo
da Credi. Gli ornati però che adornano quest'altare non molto simili a quelli che siamo usati
di vedere nel nostro autore, non ne hanno la sottigliezza, la minuziosità, la profusione.

II ciborio si trovava un tempo in una cappella dedicata alla Beata Vergine del Capitello
nel comune di Ostiglia. Rovinato l'oratorio, certo Bonazzi, vissuto nelle prime decadi del secolo
nostro, raccolse l'opera d'arte nel suo palazzo, donde passò per varie mani, e passerà, ;i quanto
sembra, fra breve in proprietà del Governo. Porta in un cartello nel pilastrino a destra, la scritta:

ANNO SAL . MCCCCLXXXVI. D . XXI OCT.
E nel pilastrino a sinistra:

D . 0 . M . SALVATORI. ANGELVS BONCIANVS . EX . TEST . FIERI. MANDAVIT.

Da tutte queste opere del nostro autore risulta com'egli fosse sotto l'influsso del Desiderio
e del Verrocchio. Da Desiderio di Settignano copia la base del monumento di Carlo Marsup-
pini in Santa Croce di Firenze per il monumento Tartagni, riproduce lo stesso vaso da cui si
dipartono encarpi e le sfingi laterali, il sarcofago con la conchiglia alata poggiato su zampe loo-
 
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