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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. II
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0182

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144

RECENSIONI

anteriore dell'opera rustica per il pianterreno e
dei muri lisci per i piani superiori; ma lo fece con
assai più arte, e inoltre forni le finestre di cornici
ornate con ottimo gusto. Il cortile nel suo generale
ordinamento è conforme allo stile del grande ar-
chitetto, ma a lui non si possono attribuire i ca-
pitelli graziosissimi, da assegnarsi piuttosto alla
giovinezza di Benedetto da Maiano. Sull'opera
complessiva del Brunelleschi in questo genere di
architettura il Fabriczy cosi conclude: non è vero
clie Michelozzo col suo palazzo de'Medici desse il
prototipo della nuova maniera, ma il Brunelleschi
col palazzo l'itti; molto influì sugli architetti po-
steriori il palazzo di l'arte Guelfa; finalmente il
palazzo de' Pazzi divenne il modello per la casa
signorile d'abitazione.

Brevissimamente dirò dei due capitoli (da pa-
gina 339-382; da p. 383-408) nei quali il sig. Fa-
briczy ha raccolto con grande cura tutte le notizie
che si riferiscono al Brunelleschi come meccanico
e ingegnere, e come uomo. In tutte le varie pra-
tiche dell'architettura e della ingegneria egli era
eccellente, rispondendo così la sua capacità a quella
che l'Alberti richiedeva nel perfetto architetto. De-
sumiamo il genio inventivo di lui nella meccanica
dalle notizie dei biografi e dei documenti; ma, ve-
ramente, sono testimonianze vaghe, e per disgrazia
non possediamo neanche un disegno. Non si può
credere che gli giovassero le cognizioni che si tro-
vano nell'opera di Vitruvio, poiché questa fu pub-
blicata quando non avea più bisogno di tali sti-
moli; invece molto dovette sollecitarlo in siffatto
genere di studio il soggiorno di Roma ; l'occasione
per mettere alla prova le proprie cognizioni mec-
caniche e l'ingegno inventivo fu la costruzione della
cupola. Qui il Vasari gli attribuisce a torto l'in-
venzione del ganghero col capo e dell'arpione; sì
egli che il Manetti esagerano troppo il suo merito
nella composiziono della catena di legname; della
quale assai più originali e straordinari meccanismi
inventò. I documenti non ce ne spiegano la parti-
colare natura, ma se ne argomenta l'importanza
dal prezzo col quale furono remunerati dai parsi-
moniosi operai. Merita di esser ricordato un bar-
cone da trasporto di sua invenzione, per il quale
la Signoria gli accordava privilegi così segnalati,
che, sebbene non ne abbiamo alcuna descrizione,
dobbiamo credere che fosse cosa di artifizio oltre-
modo ingegnoso. Certo doveva essere di grande
mole, e questo fu causa che presto se ne abban-
donò l'uso. Molta riputazione godette il Brunelle-

ì sebi anche come ingegnere militare: lo provano
gl'importanti incarichi di restaurar fortezze alla
repubblica e l'esser chiamato a prestar la sua opera
o il suo consiglio in opere militari da principi di
altri Stati. Dal poco che rimane di siffatti lavori,
pare che egli non si allontanasse dalla vecchia tra-
dizione, e facesse prova del suo ingegno non colle
novazioni, ma coll'applicare accortamente le vec-

1 chie pratiche. Il carattere del grand'uomo è ritratto
in modo assai favorevole dal Manetti e dal Vasari;
le cui notizie si possono in qualche modo comple-
tare e avvalorare con ciò che si sa del suo conte-
gno nella edificazione della cupola. Se in qualche
circostanza potò mostrarsi diverso da se stesso, ve

10 indussero speciali ragioni. Alcuni fatti mostrano
in lui una vena satirica: fra gli altri, la famosa
burla del Grasso legnaiuolo e il sonetto contro il
suo competitore Manetti. Questo componimento in
forma poetica ed altri rammentati dal primo bio-
grafo non ci sono pervenuti; uno solo ne posse-
diamo in risposta ad altro molto aggressivo di un
suo rivale. Dall'uso che fece dei suoi componimenti
e dalla lettura dell'unico che ci rimane si può af-
fermare ch'egli non meriti di venir messo nella
schiera dei poeti. L'ingegno di lui e il grande va-
lore nelle varie discipline professate gli acquista-
rono una stima quanto si possa mai credere ele-
vata fra i propri concittadini, come si può vedere
dalle lodi che i più eminenti fra essi ne fecero. La
vita privata ci è pochissimo nota: sappiamo che
non si ammogliò, e che adottò un fanciulletto del
quale ebbe paterna cura, facendolo poi suo erede
universale. Nell'economia domestica fu in tutto di-
verso dal suo amico Donato; giacche non solo con-
servò il suo, ma lo aumentò. Colle notizie e le con-
siderazioni sulla natura e vita del grande artista
si chiude la monografia della quale ho tentato di
dare un'idea. Ora seguono le appendici, di cui le
più importanti sono la seconda, la settima e l'ot-
tava. La seconda tratta di tre biografie conservate
in codici fiorentini: l'esimio critico pone a fronte

11 loro testo e cerca passo per passo di far rilevare
le somiglianze e le divergenze, dalle quali si pos-
sono stabilire quali rapporti abbiano fra loro e
verso la fonte comune. Nel discorso che le accom-
pagna sono esposte le sue conclusioni assonnatis-
sime. La settima e l'ottava appendice si riferiscono
alla storia delle fabbriche degli Innocenti e della
Badia fiesolana; e la loro importanza è tale, che
basterebbe a dare uno speciale interesse all'egregia
opera del sig. Fabriczy. Il quale non ha risparmiato
 
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