COSTANZA JOCELYN FFOULKES
Giorgione) bensì a'suoi pochi ritratti e alle opere di soggetto storico che, sfortunatamente,
sono pure rari, da poi che il fuoco ed altri accidenti ne consumarono la maggior parte ».
È l'unica pittura in tavola di tale soggetto che conosciamo, e valga come esempio
di quel raro maestro, di gran pregio, benché non interamente intatta. Due insigni ritratti
di sua mano si conservano l'uno nella Galleria Nazionale (un monaco domenicano cogli
attributi di San Pietro martire), l'altro, da annoverare fra i più preziosi e nobili del-
l'epoca, si trova nel Museo di South Kensington, dove, a dispetto di quanti sanno apprez-
zare il nobile veneziano, sta nascosto in un buio corridoio. 1 II fatto dell'essere appeso in
un ambiente riserbato ad una mostra di cornici, più o meno ricche, nel gusto del Rina-
scimento, ci fa capire che l'unico suo valore, agli occhi di chi ha cura di queste sale, deve
essere riferito alla cornice!
Tale insulto alla memoria di così insigne artista lo risentiamo più amaramente quando
vediamo esposti alla New Gallery, sotto il suo nome, due ritratti di giovani che non paiono
neppure di scuola veneziana. Furono prestati dalla Galleria di Oxford, e pare che l'at-
tribuzione a Gentile la dobbiamo ai signori Crowe e Cavalcasene (voi. I, p. 121 in nota);
prima della pubblicazione della loro storia portavano il nome egualmente falso di Masaccio.
Portavano i numeri 39 e 43, e rappresentano l'uno un giovane in profilo con capelli colore
castagno, coperti di un berrettino rosso; l'altro senza berrettino, ma con una zazzera di ca-
pelli biondi; il modellato di quelle teste, l'incarnato, il colorito, tutto ci prova che non
hanno niente da fare con Gentile.
Non meno di diciotto sono le opere aggiudicate a Giovanni Bellini ; ma secondo una critica
equa non gliene possono essere lasciate se non tre. La prima è l'interessante Madonna
appartenente al dott. Richter, già esposta l'anno scorso a Burlington House, e che fu anche
nominata, a suo tempo, nelle pagine dell 'Archivio, onde riesce superfluo il riparlarne qui.
Rammenteremo semplicemente che è opera sommamente caratteristica pel periodo pri-
mitivo della sua carriera, verosimilmente prima del 1470 (fig. la). Anche la bellissima
Pietà (proprietà Mond, 119) ci rivela il sentimento profondo che il Bellini, come nessun
altro della sua scuola, sapeva improntare alle sue figure. Non sappiamo spiegarci quindi
l'accoglienza fredda fattagli dai critici inglesi. È vero bensì che il quadro è in parte sfi-
gurato da infausto ristauro, come si rileva principalmente dalla figura dell'angelo a destra;
ma quello a sinistra di chi guarda è una meraviglia tanto nella modellazione quanto nella
espressione, ed ha intima connessione col Bambino che vedesi nella tavola della Galleria
di Brera, su fondo d'oro, esposta nella sala di Raffaello. Del soggetto sappiamo che fu dal
pittore spesso trattato, e per lo studio cronologico delle sue opere è interessante fare un con-
fronto fra parecchie altre sue versioni. (Yedansi le fìg. 2a, 3a, 4a, 5a e 6a). Quella di Rimini,
nominata del Yasari, rimonta ad un tempo anteriore al 1468, perchè il Bellini la dipinse
per Sigismondo Malatesta, che in quell'anno morì; poi sonvi quelle di Yenezia (Museo
Correr), Milano e Berlino, appartenenti a diverse epoche della sua carriera. In tutte il mo-
mento tragico viene presentato con sentimento così vero, così elevato e solenne, senza un mi-
nimo tratto grottesco, che troppo spesso sfigura il soggetto nelle mani d'altri pittori (come
Cri'velli, Liberale da Yerona, ecc.), che ci pare in questo particolare il Bellini avere toccato
l'apogeo dell'arte, e non essere mai stato superato da alcun altro pittore. La terza opera che
vuol essere con sicurezza attribuita a Giovanni Bellini è quella di un'altra Madonna. La
Santa Yergine, dietro ad un parapetto, tiene il Bambino, il quale ha in mano una melagrana,
ritto sopra un cuscinetto. Il quadro mostra tutti i tratti caratteristici del caposcuola, benché
non scevro di danni e di restauri. A destra della tenda rossa nel fondo del quadro si vede
un paesaggio di squisita finezza, dal quale spira tutta l'individualità dell'insigne maestro.
1 Un'altra immagine di San Pietro Martire, già pure essere una figura ricavata dal vero. Una convin-
dal Morelli rivendicata al maggiore dei Bellini, benché, cente riproduzione di essa trovasi nel volume del dottor
in grazia del cartellino impasticciato, passi per opera Frizzori: Arte italiana del Rinascimento (tav. 23).
di Giovanni, è quella della National Gallery, che deve
Giorgione) bensì a'suoi pochi ritratti e alle opere di soggetto storico che, sfortunatamente,
sono pure rari, da poi che il fuoco ed altri accidenti ne consumarono la maggior parte ».
È l'unica pittura in tavola di tale soggetto che conosciamo, e valga come esempio
di quel raro maestro, di gran pregio, benché non interamente intatta. Due insigni ritratti
di sua mano si conservano l'uno nella Galleria Nazionale (un monaco domenicano cogli
attributi di San Pietro martire), l'altro, da annoverare fra i più preziosi e nobili del-
l'epoca, si trova nel Museo di South Kensington, dove, a dispetto di quanti sanno apprez-
zare il nobile veneziano, sta nascosto in un buio corridoio. 1 II fatto dell'essere appeso in
un ambiente riserbato ad una mostra di cornici, più o meno ricche, nel gusto del Rina-
scimento, ci fa capire che l'unico suo valore, agli occhi di chi ha cura di queste sale, deve
essere riferito alla cornice!
Tale insulto alla memoria di così insigne artista lo risentiamo più amaramente quando
vediamo esposti alla New Gallery, sotto il suo nome, due ritratti di giovani che non paiono
neppure di scuola veneziana. Furono prestati dalla Galleria di Oxford, e pare che l'at-
tribuzione a Gentile la dobbiamo ai signori Crowe e Cavalcasene (voi. I, p. 121 in nota);
prima della pubblicazione della loro storia portavano il nome egualmente falso di Masaccio.
Portavano i numeri 39 e 43, e rappresentano l'uno un giovane in profilo con capelli colore
castagno, coperti di un berrettino rosso; l'altro senza berrettino, ma con una zazzera di ca-
pelli biondi; il modellato di quelle teste, l'incarnato, il colorito, tutto ci prova che non
hanno niente da fare con Gentile.
Non meno di diciotto sono le opere aggiudicate a Giovanni Bellini ; ma secondo una critica
equa non gliene possono essere lasciate se non tre. La prima è l'interessante Madonna
appartenente al dott. Richter, già esposta l'anno scorso a Burlington House, e che fu anche
nominata, a suo tempo, nelle pagine dell 'Archivio, onde riesce superfluo il riparlarne qui.
Rammenteremo semplicemente che è opera sommamente caratteristica pel periodo pri-
mitivo della sua carriera, verosimilmente prima del 1470 (fig. la). Anche la bellissima
Pietà (proprietà Mond, 119) ci rivela il sentimento profondo che il Bellini, come nessun
altro della sua scuola, sapeva improntare alle sue figure. Non sappiamo spiegarci quindi
l'accoglienza fredda fattagli dai critici inglesi. È vero bensì che il quadro è in parte sfi-
gurato da infausto ristauro, come si rileva principalmente dalla figura dell'angelo a destra;
ma quello a sinistra di chi guarda è una meraviglia tanto nella modellazione quanto nella
espressione, ed ha intima connessione col Bambino che vedesi nella tavola della Galleria
di Brera, su fondo d'oro, esposta nella sala di Raffaello. Del soggetto sappiamo che fu dal
pittore spesso trattato, e per lo studio cronologico delle sue opere è interessante fare un con-
fronto fra parecchie altre sue versioni. (Yedansi le fìg. 2a, 3a, 4a, 5a e 6a). Quella di Rimini,
nominata del Yasari, rimonta ad un tempo anteriore al 1468, perchè il Bellini la dipinse
per Sigismondo Malatesta, che in quell'anno morì; poi sonvi quelle di Yenezia (Museo
Correr), Milano e Berlino, appartenenti a diverse epoche della sua carriera. In tutte il mo-
mento tragico viene presentato con sentimento così vero, così elevato e solenne, senza un mi-
nimo tratto grottesco, che troppo spesso sfigura il soggetto nelle mani d'altri pittori (come
Cri'velli, Liberale da Yerona, ecc.), che ci pare in questo particolare il Bellini avere toccato
l'apogeo dell'arte, e non essere mai stato superato da alcun altro pittore. La terza opera che
vuol essere con sicurezza attribuita a Giovanni Bellini è quella di un'altra Madonna. La
Santa Yergine, dietro ad un parapetto, tiene il Bambino, il quale ha in mano una melagrana,
ritto sopra un cuscinetto. Il quadro mostra tutti i tratti caratteristici del caposcuola, benché
non scevro di danni e di restauri. A destra della tenda rossa nel fondo del quadro si vede
un paesaggio di squisita finezza, dal quale spira tutta l'individualità dell'insigne maestro.
1 Un'altra immagine di San Pietro Martire, già pure essere una figura ricavata dal vero. Una convin-
dal Morelli rivendicata al maggiore dei Bellini, benché, cente riproduzione di essa trovasi nel volume del dottor
in grazia del cartellino impasticciato, passi per opera Frizzori: Arte italiana del Rinascimento (tav. 23).
di Giovanni, è quella della National Gallery, che deve