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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. I-II
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Ffoulkes, Constance Jocelyn: L' esposizione dell'arte veneta a Londra, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0093

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viene a parlare del paesaggio, come ricordante Alvise, ci è impossibile seguirlo, perchè è
appunto il paesaggio che rende il quadro un problema così difficile. È compagno al pae-
saggio del San Girolamo del 1500 al Louvre, così sviluppato, così diverso nel carattere da
tutti gli altri paesaggi dell'epoca nella scuola veneziana, che suscita in noi la più grande
curiosità di sapere da dove viene.

Noi ci domandiamo in verità come vada spiegato il fenomeno di una composizione
così impacciata quale è quella nella figura della Danae, di ligure così timide ed infantili
nel disegno, che giacciono in un paesaggio di stile e di sentimento così sviluppati. È un
contrasto questo che non si saprebbe spiegare, a dir vero, nò ricorrendo ai Bellineschi, uè
a Giorgione, e ancor meno, ci sembra, ad Alvise Yivarini, e che attesta, per lo meno, il
fondo eminentemente originale della natura dell'artista.

Certamente darà da pensare anche ulteriormente un quadretto così straordinario.

YII.

Lasciando per il momento i pittori propriamente detti di Yenezia, ci sia lecito, prima
di passare ai maestri del Rinascimento più maturo, di nominare alcuni quattrocentisti di
altre scuole rappresentate all'Esposizione.

Il Crivelli, uscito dalla scuola squarcionesca di Padova, lo incontriamo in parecchie
buone e caratteristiche pitture. Fra tutti però tiene il posto d'onore, come lo tenne pure
l'anno scorso a Burlington House, la Madonnina di lord Nortlibrook, di una grazia e finezza
d'esecuzione che subito attrae l'attenzione sopra di sè. Intimamente connessa con questa
tavola, e certo della stessa epoca, è l'altra ben conosciuta Madonna nel Museo di South Ken-
sington.

Così pure un'altra esposta, di proprietà di sir F. Cook.

A lord Northbrook appartiene pure l'interessante tavola che nella composizione richiama
l'affresco di Pietro della Francesca a Borgo San Sepolcro, la Resurrezione. La figura del
Cristo in atto di sorgere dalla tomba è analoga a quella pel motivo, benché in tutti i parti-
colari spicchi l'individualità del Crivelli, e non si possa quindi se non pensare che le analogie
colla composizione del surriferito maestro toscano, col quale il Crivelli non deve aver avuto
alcun rapporto, dipendono unicamente dal caso, oppure dalla circostanza che certi soggetti,
per tradizione, venivano trattati in modo analogo anche in iscuole diverse.

Il Crivelli, per diversi rispetti poteva essere utilmente studiato alla New Gallery. È
raro riscontrarlo tanto mosso quanto nel suo San Giorgio a cavallo, di pertinenza del signor
Stuart Samuel. Il Santo vi è rappresentato in atto di voler uccidere il drago. Tiene la spada
con ambe le mani, disponendosi a farla cadere con un poderoso fendente sul mostro. Il cavallo
s'impenna con grande vivacità. È un quadro di un'animazione mirabile. Il cielo dalle tinte
dorate, il paesaggio tuttora arcaico la qualificano per opera primitiva, da porre, prima di quelle
di lord Northbrook, nell'ordine del tempo.

Seguiva di poi una Pietà, opera rinomata che faceva parte della Collezione di lord
Dudley, ed ora è posseduta da Mr. Crawshay. Benché si distingua per le qualità di forza
drammatica singolari, l'espressione esagerata delle due figure che sostengono il Cristo morto
ò tutt'altro che piacevole; sembrano propriamente gridare nel loro dolore; ma, in onta alle
lagrime copiose, ci lasciano freddi, e non sono capaci di commuoverci come le figure del
Bellini nella loro tranquilla ma profondamente sentita tristezza, o anche come il Cristo del
Solari. Altri effetti simili del Crivelli, che confinano alquanto col grottesco, li troviamo nelle
lunette sue al Yaticano e in quella sopra la grande tavola della raccolta Oggioni della Pina-
coteca di Brera.

Dopo avere studiato questa serie di opere notevoli di Carlo Crivelli, ben si vedeva come
fosse indegna di lui una grande ancona in forma di trittico (n. 5), nella quale mancano affatto
 
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