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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. III
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Supino, Igino Benvenuto: Tino di Camaino
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0191

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182

Pisano, ci daremo ora a ricercare le varie parti che a quest'opera d'arte.si riferiscono, e a
stabilirne insieme la più probabile, per non dire, come saremmo tentati, la più certa e sicura
sua configurazione.

III.

Noi abbiam sostenuto, derivandolo dai caratteri tecnici e dallo studio del monumento,
che alcune statue che si volevan parti del pulpito che il figlio di Niccola lavorò per.il Duomo
di Pisa, non spettavano a lui, e non solo erano invece da ascriversi a questo suo scolare,
ma indubbiamente avevan dovuto in origine appartenere alla tomba che Tino lavorò per
racchiudervi le ossa dell'imperatore.

Se prendiamo infatti ad osservare le opere di scultura che ci rimangono di lui a Firenze
e a Napoli, ci dovremo vie più confermare nell'opinione espressa, non esser cioè possibile
che il sepolcro dedicato alla memoria del monarca così caro a' Pisani, fosse quale ora si
vede in Camposanto. E invero, che questi volessero dare all'imperatore, di cui trasportarono
con tanta solennità le spoglie mortali nella Primaziale, così meschina testimonianza di devo-
zione e di rispetto, da farle racchiudere entro una semplice cassa sormontata dall'effigie di lui,
ci è parso sempre, nonché difficile, impossibile addirittura.

E a confermare il nostro dubbio valse maggiormente l'asserzione del Da Morrona, il
quale ci dice che, nel toglierlo dal posto ove in origine fu fatto, per collocarlo, prima sulla
muraglia laterale della cappella di San Ranieri (1494), poi sulla porta della sagrestia (1727),
fu con iscapito di decoro tanto pel sito quanto per gli ornati di architettoniche parti così
degradato.

Narrano gli storici che nella tribuna dell'aitar maggiore furono collocate, per voto
unanime del Senato, le ceneri dell'imperatore Arrigo, al quale, scrive il Roncioni, i Pisani
l'anno MCCCXY fecero una bella ed onorata sepoltura. Noi non staremo a riportare i docu-
menti che a questo lavoro si riferiscono, essendo ormai già noti ;1 ci limiteremo a ripetere
che il monumento sepolcrale, lavorato tutto in poco men di sei mesi da Tino di Camaino,
fu nel luglio del 1315 colorito dai pittori Yanni, Sardo, Feuccio, Siena, ecc., e nei docu-
menti pubblicati si ha la nota dei colori adoperati all'ornamentazione della sepoltura, per la
quale nel 1494, quando fu tolta dalla tribuna, occorsero più giornate e molti facchini per
iscìionberare e marmi,* e Iterare la sepoltura dello Inperadore.s Ma se per mancanza asso-
luta di notizie non siamo in grado di descrivere le parti di cui la tomba stessa si componeva,
non ci pare invero egualmente credibile che quel monumento fosse creato come attualmente
si vede nel Camposanto pisano. Sta il morto imperatore effigiato sul coperchio del monumento
avvolto nel manto imperiale tutto ad aquile romane, con le mani congiunte sul petto; e sul
davanti del sarcofago sono scolpiti undici apostoli entro altrettante nicchie: ai lati della
cassa sono due figure, l'angelo nunziante e la Tergine annunziata; altre due figure aventi
gli stessi caratteri tecnici dei lavori di Tino, pur queste parti non dubbie della tomba di
Arrigo, si trovano ora poggiate sul piano del monumento al cardinal Ricci nello stesso Cam-
posanto.

Pur così dispersi, tali frammenti ci pare attestino abbastanza chiaramente quanto più
grandioso dovesse essere quel sepolcro avanti che venisse degradato e danneggiato in causa
dei frequenti e poco scrupolosi traslochi. La stessa cassa serba solo undici dei dodici apostoli,
che in origine dovevano esservi scolpiti; e che tanti effettivamente fossero, dimostra meglio
di qualunque ragionamento l'errato andamento degli archetti, e la mancanza di proporzionale
distanza fra le due figure di San Pietro e l'altro apostolo a destra, rispetto alle altre. Non

'Ciampi, Notizie inedite della Sagrestia pistoiese; 2 Trenta, loc. cit.. pag. 91.

Trknta, La tomba di Arrigo VII imperatore. 3 Idem.
 
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