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LA FIRMA-PREGHIERA DI MAESTRO GUGLIELMO
NELLE SUE SCULTURE VERONESI (1139)
oisro note le sculture facciali a sinistra di chi entra
nella basilica di San Zeno Maggiore in Yerona, ma
non è ben nota la firma dello scultore, espressa, come
allora si usava, in versi leonini. E dessa incisa in ca-
ratteri solenni del secolo xn sulla cornice che chiude
superiormente il quadro scultorio. Corrosa ed annerita
dal tempo', specialmente nel verso primo, meno pro-
tetto dal propileo, che difende il secondo dalle piogge
sciroccali; alta dal suolo metri sette; sconnessa nelle
commessure ; rotta, in parte, subito dopo il suo prin-
cipio, e ricorrente sulla curva della cornice a gronda,
non è certo questa iscrizione una di quelle che si leg-
gono con molta facilità.
Primo a parlarne fu Scipione Maffei, quando negli anni 1731-1732 diede fuori la sua
Verona illustrata. Dopo aver accennato agli artefici veronesi più conosciuti, egli aggiunge
di aver ritrovato il nome di un altro scultore: « ne'bassi rilevi di marmo che son nella
facciata di San Zenone, perchè ne'primi versi intagliati in alto dal destro lato (s'intenda
di chi esce dalla chiesa) si dice a chi legge di pregar Dio, acciocché
Salvet in aeternum qui sculpserit ista Guilelmum.1
Il Maffei porta solo il verso secondo, quello che reca il nome, quello che è anche più
facile a leggersi. Il primo verso lo indovina e lo riassume con le parole: Si dice a chi
legge di pregar Dio.
Nel 1820 il Da Persico tentò la lettura del primo verso. Eccola:
Qui legis intrare natum per lata tonare
Salvet in aeternum qui sculpserit ista Guillelmum 2
ma non fece altro che aggiungere un verso, che proprio non si sa che cosa voglia dire.
Dopo cinque anni il Yenturi ci diede, in fac-simile, la stessa identica lezione del Da
Persico. 3
1 Maffei Scipione, Verona illustrata. Yerona, Val-
larsi, ediz. in-f., Ili, pag. 189;ediz. in-4, III, pag. 351;
ediz. di Venezia, 1790. (Opere del Maffei) Vili, pag. 262 ;
ediz. di Venezia, 1793, V, pag. 144; ediz. di Milano,
1826, IV, pag. 290.
2 Da Persico Gio. Batta, Descrizione di Verona e
della sua provincia. Verona, 1820, I, pag. 252. Nuova
ediz., Verona, 1838, pag. 143.
3 Venturi Giuseppe, Compendio della storia di Ve-
rona. Verona, 1825, II, pag. 15, tav. XXII. Questa
stessa tavola è stata inserita in una anonima « Indica-
zione delle fabbriche, chiese e pitture di Verona, o sia
Guida per li forestieri ». Yerona, Tip. Bisesti editrice,
1827, pag. 38-39.
LA FIRMA-PREGHIERA DI MAESTRO GUGLIELMO
NELLE SUE SCULTURE VERONESI (1139)
oisro note le sculture facciali a sinistra di chi entra
nella basilica di San Zeno Maggiore in Yerona, ma
non è ben nota la firma dello scultore, espressa, come
allora si usava, in versi leonini. E dessa incisa in ca-
ratteri solenni del secolo xn sulla cornice che chiude
superiormente il quadro scultorio. Corrosa ed annerita
dal tempo', specialmente nel verso primo, meno pro-
tetto dal propileo, che difende il secondo dalle piogge
sciroccali; alta dal suolo metri sette; sconnessa nelle
commessure ; rotta, in parte, subito dopo il suo prin-
cipio, e ricorrente sulla curva della cornice a gronda,
non è certo questa iscrizione una di quelle che si leg-
gono con molta facilità.
Primo a parlarne fu Scipione Maffei, quando negli anni 1731-1732 diede fuori la sua
Verona illustrata. Dopo aver accennato agli artefici veronesi più conosciuti, egli aggiunge
di aver ritrovato il nome di un altro scultore: « ne'bassi rilevi di marmo che son nella
facciata di San Zenone, perchè ne'primi versi intagliati in alto dal destro lato (s'intenda
di chi esce dalla chiesa) si dice a chi legge di pregar Dio, acciocché
Salvet in aeternum qui sculpserit ista Guilelmum.1
Il Maffei porta solo il verso secondo, quello che reca il nome, quello che è anche più
facile a leggersi. Il primo verso lo indovina e lo riassume con le parole: Si dice a chi
legge di pregar Dio.
Nel 1820 il Da Persico tentò la lettura del primo verso. Eccola:
Qui legis intrare natum per lata tonare
Salvet in aeternum qui sculpserit ista Guillelmum 2
ma non fece altro che aggiungere un verso, che proprio non si sa che cosa voglia dire.
Dopo cinque anni il Yenturi ci diede, in fac-simile, la stessa identica lezione del Da
Persico. 3
1 Maffei Scipione, Verona illustrata. Yerona, Val-
larsi, ediz. in-f., Ili, pag. 189;ediz. in-4, III, pag. 351;
ediz. di Venezia, 1790. (Opere del Maffei) Vili, pag. 262 ;
ediz. di Venezia, 1793, V, pag. 144; ediz. di Milano,
1826, IV, pag. 290.
2 Da Persico Gio. Batta, Descrizione di Verona e
della sua provincia. Verona, 1820, I, pag. 252. Nuova
ediz., Verona, 1838, pag. 143.
3 Venturi Giuseppe, Compendio della storia di Ve-
rona. Verona, 1825, II, pag. 15, tav. XXII. Questa
stessa tavola è stata inserita in una anonima « Indica-
zione delle fabbriche, chiese e pitture di Verona, o sia
Guida per li forestieri ». Yerona, Tip. Bisesti editrice,
1827, pag. 38-39.