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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. III
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Rubbiani, A.: Il convento Olivetano di San Michele in Bosco sopra Bologna
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0204

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IL CONVENTO OLIYETANO DI SAN MICHELE IN BOSCO SOP11A BOLOGNA

con tanto fasto dalla Scuola dei Carracci. Sicché sono per avventura una novità le stesse
notizie che le carte dell'antico archivio oggi rivelano. 1

La chiesa, incominciata nel 1437 da un maestro Polo del Tybaldi, proseguita poi da
Giovanni Negro, che fu maestro ancora della fabbrica di San Petronio, e dal notissimo Ga-
spare Nodi, era riuscita una singolare costruzione; la struttura di maniera tedesca con cui
erasi intrapresa trasfigurandosi man mano, durante i lavori, in un'apparenza più moderna.

Non tanto per altro da giustificare il parere del Burkardt a cui sembrò una costruzione
del secolo xvi.

Fino dal 1447, a metà della chiesa si costruisce, alto sul piano molti gradini, il coro,
e lo dicono il Paradiso. A cui Fra Raffaello da Brescia farà nel 1510 i meravigliosi stalli,
dei quali appena un avanzo salvossi ed ora si serba in San Petronio.

Nel 1447 si costruisce ancora il campanile, che rialzato e rinchiuso in una nuova veste
nella prima metà del secolo xvi (1521), poi modificato di nuovo, se mantiensi una bella
torre elegante, ben poco deve somigliare al primo che li 4 giugno 1447 mastro Biagio da
Bisano prese a fare sopra un disegno dato dai frati.

E sempre in quell'anno e in quel giorno un maestro Baldo prende a costruire un chio-
stro, secondo una forma unita alla scrittura dei patti ; nel 1462, decorato di pitture da
Onofrio da Fabriano, ma poscia, nel secolo xvii, atterrato per dar luogo al loggiato otta-
gonale dei Carracci. Gran guaio invero, tanto più che verso il 1487 maestro Gaspare Nodi
aveva edificato l'infermeria.

E in un nuovo refettorio, durante il 1462, maestro Onofrio, detto nelle carte del con-
vento nostro dipintore, affrescava fra altre cose un bel San Michele.

*

* *

Nei primi anni del Cinquecento passano giorni tristi pel San Michele. Attorno al con-
vento Giovanni II Bentivoglio gira una fortificazione, inutile contro la foga di Giulio II;
ma nel 1511 Annibale coi suoi fuorusciti vi si annida per un anno intiero, fino che le vit-
torie di quel Ramazotto, condottiero per Santa Chiesa a cui appunto in San Michele Alfonso
Lombardi scolpì così elegante sepolcro, non perdettero per sempre la causa bentivolesca.

Le bastite furono presto demolite, ma è evidente che il convento aveva toccato non
pochi guasti, così da rendere necessario, e troppo presto, una serie di riparazioni e di riforme
agli edifìzi ancor freschi, nelle quali andò subito scemata la interezza geniale di quanto era
sorto nei migliori momenti della Rinascenza.

Molto si lavora in ogni modo ad arricchire il bel gruppo di edifìzi, con pitture dentro
e fuori, con fontane con ornamenti di marmo, con vetrate, con tarsie e dorature.

Innocenzo da Imola dal 1520 al 1523, aiutato da un maestro Bastiano, dipinge non
solo la tribuna e la tavola del maggior altare, che tuttavia restano ; ma le carte ricordano
che egli aveva dipinto àncora la facciata e le finestre della chiesa: opere cancellate o in-
frante poi.

Altri tre pittori (1521) sonvi nominati col noto scolaro del Francia, e cioè Giovali Bat-
tista da Imola, uno Scipione da Bagno (1521) e un Frate Antonio (1522).

Nelle sculture della fontana, perduta anch'essa, lavora (1524) un maestro Francesco di
Piero da Como. Nelle vetrate (1521) un maestro Sebastiano detto appunto dalle finestre,
continua le opere de'maestri più antichi (maestro Bernardino e maestro Cesare, 1454). Ed
è in quegli anni (1522-1523) che maestro Jacomo da Fiorenza e maestro Bernardino da Mi-
lano scolpiscono il bellissimo stipite di marmo della porta maggiore nella chiesa, sopra un

1 Le quali notizie traggo da uno schedario, intel-
ligente fatica del conte Francesco Malaguzzi Yaleri,
che di recente spogliò all'Archivio di Stato in Bologna

anche il Libro delle Fabbriche dell'Archivio olivetano,
e che molto graziosamente mi concedeva di profittare
del suo lavoro.
 
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