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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. III
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Vittadini, G. B.: Novità artistiche del Museo Poldi-Pezzoli in Milano
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0211

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202 G. B. YITTADINI

strozza il leone » per essere inquadrato ed appoggiato al muro. Giunti nel vestibolo del
primo piano volgiamo a sinistra nella biblioteca, che, per l'esiguo spazio ormai disponibile
nelle sale, pare destinato, previ opportuni cambiamenti da introdursi, ad accogliere i futuri
acquisti. Ci troviamo dinanzi ad un grazioso quadretto di Pier Francesco Mazzuchelli, detto
il Morazzone, dal villaggio di Morazzone presso Yarese, ove nacque nel 1571. Rappresenta
l'Incoronazione della Madonna con San Carlo e Sant'Antonio, ed è eseguito a chiaroscuro
nella maniera propria alla scuola milanese di quell'epoca.1 Sebbene sia palese il decadimento
delle nobili e semplici tradizioni della scuola leonardesca, pure l'esecuzione è franca ed
ardita, ed improntata ad una maniera che si direbbe inspirata dai grandi autori spagnuoli.

Di ben maggiore importanza è un mirabile ritratto del cardinale Carlo de' Medici, eseguito
da Giusto Susterman (fìg. la). Che il rappresentato sia Carlo de' Medici pare molto probabile,
quando lo si confronti col ritratto ufficiale che di lui vediamo fra lo sterminato numero
di quelli che trovansi schierati nel passaggio sopra il Ponte Yecchio a Firenze.

Carlo de' Medici, fratello del granduca Cosimo II, nacque nel 1595 e fu creato cardinale
da Paolo Y nel 1615. Fu ricchissimo di benefìci ecclesiastici, protettore di Spagna e personaggio

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in Roma autorevolissimo. Primo dell'ordine dei diaconi, incoronò Innocenzo X nel 1644. Nel 1645
fu creato vescovo di Sabina, indi di Frascati, di Porto, d'Ostia e di Yelletri. In Firenze
edificò la chiesa di San Michele introducendovi i teatini. Morì nella villa Ginori a Montili
nel 1666. (Y. Litta, Famiglia de'Medici).

Questo ritratto possiede tutte le qualità a cui il Susterman deve la sua grandezza e la
protezione ch'ebbe dai Medici, di cui fu per tre generazioni il pittore famigliare, e basterebbe
a giustificare perchè Yan Dyck stesso fosse suo ammiratore a tal segno da mandargli il
suo ritratto per averne il contraccambio, e Rubens gli regalasse un suo gran quadro isto-
riato. Il cardinale è rappresentato nell'età di circa 55 anni con tutta l'imponenza e maestà
propria ad un uomo giunto al colmo degli onori. Il tocco è ardito e sapiente, il disegno
corretto e la nobile espressione è resa con effetto notevole dalla potenza del colore.

Raffaello de' Capponi.

Entrando nella cosidetta sala d'oro, a destra verso il camino attrae lo sguardo un
grazioso tondo rappresentante «La Madonna col Bambino in grembo ed il piccolo San Gio-
vanni », lavoro attribuito al Pinturicchio (fìg. 2a). Esso, senza dubbio, fa tosto volgere il
pensiero a quella scuola che, fondata dal Perugino colla collaborazione del giovine Raffaello,
salì al vertice della gloria per opera di questi e del Pinturicchio, per non parlare dei minori,
come lo Spagna, Domenico Alfani, Eusebio di San Giorgio, Gerino da Pistoia, gli liber-
tini, ecc. Ma poiché il suo svolgersi e fiorire avveniva appunto quando la fiorentina era
giunta al suo apogeo (MtnsrTZ, Età dell'oro dell'arte italiana), non a torto potrebbesi arguire
come a Firenze, ove il Perugino, fondatore, risiedeva volontieri e teneva bottega, dovessero
quegli artisti, così provetti nella sicurezza del disegno, sentirsi attratti verso la nascente
scuola, che, oltre ad emularli, li superava forse nella scienza dei colori e nella soavità mistica
delle espressioni. Ciò spiegherebbe il perchè noi troviamo nella Galleria dell'arcispedale di
Santa Maria Nuova una pala d'altare che porta nel quadretto, fra i due devoti, l'inscrizione
seguente, in caratteri romani, di un pittore fiorentino: « Raphael de Caponibus me
pinxit MCCCCC » (fìg. 3a).

Non solo le gradazioni dei colori, ma le forme dei visi, delle membra, l'andare delle
pieghe e la loro disposizione; i vari accessori (persino il fermaglio che congiunge i lembi del

1 Uno strano equivoco fra il nome del Morazzone e
quello di Gr. B. Moroni si può verificare in Galleria
degli Uffizi, dove ad un disegno a sepia e biacca, in

fondo al primo corridoio (che si potrebbe quasi consi-
derare per uno studio per questa Incoronazione), è stato
imposto il nome del ritrattista bergamasco.
 
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