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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 1.1895

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Fasc. IV
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Ffoulkes, Constance Jocelyn: L' esposizione dell'arte veneta a Londra, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19207#0271

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COSTANZA JOCELYN FFOULKES

Tanto questo nobile disegno quanto quello vicino del Salvator Mundi colla sfera sono
annoverati dal Lermolieff fra i rari disegni originali di quel «grande e severo maestro»
(voi. II, pag. 153-154).

Fra gl'immediati seguaci dei Bellini non v'è niente d'importante, quando si faccia ecce-
zione di una bella testa d'uomo in profilo, modellata con ottimo sapere e attribuita a Gio-
vanni Bellini (n. 336, del signor Donaldson). Non possiamo qui ravvisare la mano di Am-
brogio de Predis (vedi B. Berenson, pag. 25); pare, senza dubbio, veneziano, e ricorda il fare
di un pittore del quale abbiamo opere segnate nella Galleria Nazionale.

L'Adorazione dei Magi (n. 327, sir Charles Robinson) si rivela al primo colpo d'occhio
quale opera fiamminga e, inoltre, molto debole. Chi guarda i tipi, il panneggiamento, il
paesaggio, il costume, non potrebbe dubitare della sua origine settentrionale; porta l'iscri-
zione «A. Thiirer», circostanza, che c'insegna come altre volte non avesse la pretesa d'es-
sere considerato quale lavoro italiano.

Al Carpoccio vengono aggiudicati quattro disegni: il n. 341 è stato lodato come opera
bella, ma il modo di lumeggiare, assolutamente convenzionale e monotono, e la debolezza
delle linee rivelano un qualche imitatore di poco sapere; ne c'è da dire meglio rispetto ai
tre altri, e benché troviamo il nome di Andrea Mantegna parecchie volte nel catalogo, non
vi si trova niente di degno del suo nome. I numeri 857 e 862 non sono che imitazioni
dello splendido disegno della Giuditta colla testa di Oloferne, agli Uffizi, e ripetono pure,
in dimensioni grandi la piccola tavola già nominata (n. 125), nella quale però non ci è pos-
sibile neppure ravvisare la mano del gran Padovano.

Come nelle sale dedicate alle pitture, così anche nel balcone incontriamo il nome di
Giorgione ad ogni passo, ma l'unico disegno che potrebbe essere chiamato degno di lui è
quello ben conosciuto della raccolta di Cliatsworth, messo in luce per la prima volta dal
Morelli nel suo 2° voi., a pag. 292 (fìg. 20a).

Passiamo ora a considerare i nove esempi che portano il suo nome. La Morte di San
Pietro Martire (n. 320, Chatsworth), uno spiritoso disegno a rubrica, mostra, come già os-
servò il Morelli, la maniera larga del Pordenone, così diversa di quella del Giorgione; è,
fra i già esposti, runico disegno, possiamo aggiungere, che appartiene al Pordenone, il di
cui nome ricorre quattro volte come autore di diversi disegni assai deboli. Del n. 861
(l'Adorazione dei Magi,) il Museo Britannico possiede l'originale, e nella collezione Malcolm,
ora riunita ed esposta in una sala del detto Museo, incontriamo uno splendido e tipico
esempio (n. 188) di questo maestro, il quale di rado s'incontra fuori d'Italia. Il suo scolare
e genero, Pomponio Amalteo da San Yito, è rappresentato alla New Gallery con un buon
disegno, la Fuga in Egitto, trattato con molto brio (n. 328, proprietà Sir Charles Robinson).
Porta l'iscrizione «Del Amateo».

Il secondo disegno attribuito a Giorgione (n. 321) proviene pure dalla collezione di
Chatsworth; è una interessante composizione della predica di un Santo. Vuol essere tenuto
di un qualche seguace di Gentile Bellini, che fin qui rimase sconosciuto, non essendo nep-
pure il senatore Morelli riuscito a scoprire il suo nome.

Possiamo qui notare, di passaggio, che due teste riunite in una cornice ed attribuite a
Gentile Bellini non hanno niente a che fare con lui, ma sono piuttosto falsificazioni.

Sotto la denominazione di Giorgione segue poi un disegno (n. 312, collez. di Windsor)
che fa pure un' impressione assai moderna. Yi ò rappresentata la Madonna con San Giuseppe
e un devoto pastore inginocchiati in adorazione davanti al Neonato. Questo gruppo non è
nò più nò meno che copiato da un quadro ben conosciuto alla critica moderna come pro-
blema ancora insoluto. È proprietà del signor Beaumont e passa sempre per Giorgione.
Per diverse ragioni non può essere di lui, ma nessuno ha fin qui potuto stabilire la sua
precisa derivazione artistica.

Il Cupido (n. 334 della scelta collezione delle signore Cohen), dovrebbe piuttosto essere
attribuito ad un qualche seguace di Tiziano, o piuttosto di Polidoro Lanzani; inammissibile
 
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